di Lorenzo Acerra
prima versione: 20 marzo 2005
Contiene:
PARTE 1:
il problema dei denti devitalizzati
perché funzionano anche le misure meno estreme
l'opportunismo dei patogeni dei denti devitalizzati
l'invisibilità di questo fenomeno è la norma
la determinazione ce la mette il paziente
la gestione dei denti devitalizzati
lettura della radiografia:
-
istruzioni l’identificazione del focus dentale
-
istruzioni l’estrazione di un focus dentale
-
istruzioni accortezze sui denti del
giudizio le cavitazioni
dalla Foresta Nera a Salerno, dal Pò al Circolo Polare Artico
tappo sulle capacità di regolazione
alcuni casi clinici di bonifica
commenti sul lavoro di Price
dente infetto e implantologia post-estrattiva
TESCHIO NERO, altro che amalgama
le comunicazioni dirette delle osteiti attraverso il sistema cranio-vertebrale
conclusioni
altri esempi.
PARTE 2:
il paziente olistico
un caso di monconizzazione post-apparecchio (!)
il dentista e le monconizzazioni facili
traforo in denti sani come appoggio per ponti?
riuscirà il paziente ad avere i bugiardini prima che il lavoro inizi e non dopo, quando l’omeopata gli dice che quel materiale è problematico?
il pluri-metallismo.
PARTE 3:
informazioni su materiali problematici e possibili alternative cure canalari
novità e regaletti da evitare
otturazioni bianche: istruzioni per l’uso.
PARTE 2
Il paziente olistico
Tutti quelli che chiedono un approccio olistico serio dal dentista alzino la mano. Ma il dentista, ogni volta che è messo alle corde e deve
dare una risposta pratica alle esigenze del paziente, può dare poco di davvero olistico. E’ arrivato il nostro turno.
Rendiamoci conto delle NOSTRE possibilità di pazienti odontoiatrici olistici.
L’alimentazione. Un interessante fenomeno è stato dimostrato dalla scienza, e cioè che il flusso di fluido nutriente che dalla polpa
e dalla camera polpare si dirige in tutte le direzioni nella dentina fino ai canalicoli che pure sono presenti nella parete più esterna
del dente, il cemento, viene risucchiato all’indietro (cioè peggiora l’apporto nutriente al dente) quando uno consuma zucchero bianco.
La pubblicità in televisione direbbe che quando avete consumato zucchero dovete usare il dntifricio perché lo zucchero attacca dall’esterno
il dente e favorisce la carie, ma il fatto è che questo fenomeno degenerativo della nutrizione della dentina avviene dall’interno e anche
se solo lo zucchero è stato immesso per intubazione direttamente nello stomaco (senza passare per la bocca). Ve ne parlano gli studi
del Dr Ralph R. Steinman, della Loma Linda University Dental School, che sono stati confermati più volte in seguito da altri ricercatori.
1. Non devitalizzare
la dentina inzia a farvi male, per quanto olistico vuole essere il dentista alla fine dovrà devitalizzarlo quel dente, non può certo estrarlo. Arriva il turno del paziente olistico; cioè voi che recuperate quel dente. Applicate i principi di igiene naturale nell’alimentazione fino a quando il dolore passa e il sintomo del dente guarisce.
E’ mia esperienza che un dente che fa male non si deve per forza devitalizzare, potrebbe risolversi con un paio di giorni di digiuno proseguiti con alimentazione di centrifughe di ortaggi fino alla normalizzazione del dente.
Anche iniezioni di procaina possono dare un contributo importante nel tentativo di salvare un dente.
Numerosi autori di Igiene Naturale, Shelton in prima fila che ha scritto “Salvate i vostri denti”, mostrano le loro osservazioni secondo cui gli ascessi e i granulomi di denti sani possono essere rimediati con il digiuno.
Daniele Bricchi, l’igienista di Piacenza di cui abbiamo detto già prima, mi dice che un amico da lui consigliato ha guarito completamente
un dente con ascesso senza antibiotico, ma con una settimana di digiuno.
Lui stesso, Daniele, è sempre stato suscettibile sul discorso dei denti, ogni volta che gli si presenta un mal di denti o un ascesso egli lo affronta armato di igienismo: un paio di giorni di digiuno, ma a volte è necessario anche meno, un paio di giorni senza cereali, o se un impegno maggiore è richiesto di alimentazione cruda. Ovviamente quando andava dal dentista questi gli diceva che si doveva devitalizzare questo o quel dente sano coinvolto, ma lui ha sempre pensato tra sé e sé che la lancetta del suo termometro (i denti) era sul rosso e che l’organismo in quel momento gli stava dicendo che bisognava fermarsi, migliorare la salute intestinale e produrre sangue più pulito.
E non ha mai dovuto devitalizzare nessuno dei denti sani da quando pratica l’igienismo.
Qualcosa del genere me l’ha detta anche Barile: “Ogni volta che un paziente ha problematiche relative alla bocca o ai denti, ho notato che c’era puntualmente uno stato di salute intestinale da migliorare”. Mi dovete scusare se cito sempre Barile, ma con lui da quattro anni ormai facciamo a Milano corsi SIMF per dentisti sulla rimozione protetta dell’amalgama e dunque ci vediamo spesso.
E’ vero molti dentisti hanno la devitalizzazione facile. Quante volte si fa una carie, poi si torna dal dentista per problemi di sensibilità e alla
fine ci ritiriamo a casa con un dente devitalizzato in più? State attenti alle frasi “fa più male del solito?”, rispondete sempre no, e in ogni
caso cercate nell’igiene naturale strade alternative per far passare il dolore.
Ho citato l’uso della procaina per cercare di salvare un dente, ma ora vi faccio un esempio dell’uso del veleno d’api.
testimonianza mia personale:
Una volta un premolare con cavità ridotta a una grotta e con la radice scoperta iniziò a farmi male, un dolore atroce e continuo.
Non rimaneva altro che andare dal dentista. Io cosa feci? Ho familiarità con l’apipuntura e con il fatto che punture d’api sul mento hanno favorito l’irrorazione di denti sani e dunque la loro ripresa. Sono andato da mio cugino apicoltore e abbiamo iniziato una serie di sedute di punture d’api sul viso (la parte sinistra del mento) e il dolore se ne è andato e il dente è guarito (a distanza di 5 anni il dente è sempre
vitale e sano). L’alternativa olistica toccava al paziente e non al dentista.
L'osso delle mascelle, essendo soggiogato alla degenerazione fisica generale e allo stress delle terapie dentali velenose, alla fine diventa un sito di grande vulnerabilità alle infezioni, essendo i vasi sanguigni sempre più bloccati. Questo invecchiamento dell'osso precede l'invecchiamento del resto del corpo.
Il dottor Richard Hansen, autore di “Root canals, cavitations and bone diseases”, spiega che anche dopo aver estratto i denti devitalizzati l'osso può non guarire mai correttamente dal suo stato necrotico e infetto e continuare a richiedere chirurgia correttiva per rimuovere le cavitazioni che si formano. Per cui egli invita a prendere tutte le misure necessarie perché l'organismo possa prendersi cura di un osso
così martoriato, migliorare il sistema linfatico, migliorare la circolazione e l'afflusso sanguigno all'osso.
E che cosa c'è di meglio, dico io allora, del veleno d'api per migliorare l'afflusso sanguigno all'osso e aiutarlo a rigenerarsi e ringiovanire?
2. Salvare una carie
Appare una carie sui vostri denti; il dentista per quanto può essere olistico la deve otturare quella carie.
Arriva il turno del paziente olistico; cioè voi che fate guarire la carie.
E’ mia esperienza che una carie dentale può guarire: con l’assunzione per due mesi di cloruro di magnesio (3 grammi al giorno) + esclusione di zuccheri, formaggi e glutine (vedi studio di ritrazione del nutrimento dentinale a seconda dello stato di salute intestinale, Loma Linda University Dental School).
La mia testimonianza di come due carie piccole mie sono guarite solo iniziando ad usare il cloruro di magnesio (3 grammi al giorno) l’ho riportata nel mio libro “Magnesio”, in cui si spiega che la carie è una conseguenza della carenza di magnesio.
Il magnesio. I ricercatori che creano cavie con carenze di magnesio osservano anche loro che i denti non calcificano normalmente, c’è elevata suscettibilità alla carie fino a quando non si reintroducono di nuovo i normali livelli di magnesio [Stein 1960]. Sono disponibili anche studi sull'uomo che confermano ciò: in un gruppo di 200 pazienti seguiti per anni dopo una prolungata somministrazione giornaliera di magnesio fosfato si notò una percentuale straordinariamente bassa di carie, e si osservò un altro vantaggio rispetto al gruppo di controllo non trattato
con magnesio: il contenuto di magnesio nel dente si era raddoppiato, dando luogo ad una stabilizzazione della struttura calcica.
Lo stesso discorso vale per le ossa, la supplementazione con magnesio aumenta notevolmente il livello di mineralizzazione ossea
[Ditmar 1989]: è il livello di magnesio che determina la resistenza alla demineralizzazione; l’osteoporosi è un sintomo di carenza di magnesio. E’ il magnesio, in quanto necessario al corretto funzionamento degli enzimi transglutaminasi delle ossa, a garantire la fissazione del calcio
nel dente e nelle ossa. Oggi sappiamo che l'attivazione patologica delle transglutaminasi (con conseguenza sia di demineralizzazione sia di calcificazioni non appropriate) avviene quando, avendo ridotto i propri livelli di magnesio, questi enzimi (che regolano il grado di mineralizzazione) sono più suscettibili ai sovraccarichi metabolici e tossici. Per anni è stata segnalata la capacità del magnesio di correggere addirittura le calcificazioni patologiche, e il suo ruolo determinante nella fissazione del calcio nelle ossee non è più un mistero per chi abbia letto la letteratura medica prodotta negli ultimi 5 anni.
Un’ultima informazione: man mano che si sale nel grado di importanza della masticazione da una specie all'altra aumenta anche il contenuto di magnesio che i denti contengono, il massimo lo fanno registrare con il 5% di magnesio fosfato i denti di predatori carnivori destinati a fare
da tritaossa. E nell'uomo? Si passa dall'1% di magnesio fosfato nelle ossa umane all'1.5% di magnesio fosfato nei denti umani,
a sottolineare che i secondi hanno bisogno di più supporto contro fenomeni avversi a carico della dentina. Bisogna fare una precisazione sull'1% nelle ossa: si passa dallo 0.62% di magnesio fosfato nelle persone con osteoporosi all'1.26% di magnesio fosfato nelle
persone sane!
3. La prevenzione della sensibilità dentinale in denti da cui si toglie l’amalgama
quando l’amalgama viene tolta e sostituita con otturazione in composito non è infrequente che la dentina si risvegli proprio per la rimozione dell’amalgama, e inizi a dar fastidio il dente. Il dentista e il paziente attenti possono prevenire tutto ciò: il dentista mettendo una goccia di procaina nella cavità dentale prima di fare l’otturazione in composito (è noto il giovamento e resettaggio della fibra nervosa dentinale con la procaina), il paziente prendendo per almeno un mese magnesio, visto che la sua carenza è documentato aumenti la suscettibilità della dentina, e con un’alimentazione molto accorta se non rigida (rispetto a latticini, zuccheri e glutine) per migliorare lo stato di salute intestinale.
Un caso di monconizzazione post-apparecchio (!)
Donna 30enne, durante una visita di controllo annuale dal dentista le viene aperta una questione apparentemente innocua: il 4° inferiore destro... è leggermente tirato indietro, che ne pensa di farsi aiutare dall’ortodonzista, fare spazio, tirarlo fuori e riallinearlo? Lei accetta.
Dopo due anni di apparecchio ortodontico, quello classico con le molle per ciascun dente, le quali vengono tirate dall’ortodonzista alle
visite periodiche, il risultato è che l’arcata superiore tirata era andata verso destra, i due denti centrali non erano più centrali.
Citata in tribunale, il verdetto era che l’ortodonzista aveva sbagliato ma non doveva risarcire il danno.
Ma aggiungiamoci ora la parte che riguarda il suo socio dentista: la paziente ha appena fatto in tempo a chiedere “non era meglio il mio
dente rientrato un po’, invece di denti centrali che centrali non lo sono più?”, che lascia la stanza dell’ortodonzista e va in quella del
dentista suo collega.
I dentisti super-temibili li riconoscete molto facilmente: è il dentista che corre sempre da un paziente ad un altro, entra e esce dalle varie sale, mantiene continuamente tutti questi pazienti in attesa mentre fa un pezzettino di lavoro ad uno, poi ad un altro ed un altro, prima di tornare da quello precedente a fare un altro pezzettino di lavoro? Il dentista che segue era di questo tipo.
“Che casino” pensa tra sé e se, resosi conto del lavoro schifoso che è venuto e senza dire niente (“ora si metta comoda”) inizia a lavoricchiare con indifferenza, fatta l’anestesia, la ragazza chiede ma che state facendo, ma lui : “giù, non ti muovere proprio ora..” ed è così che i denti vengono ridotti a moncone!! La cura di tutti i fastidi: ridurre a moncone il dente.
Vi giuro, non si capisce mai quando uno sta seduto in quella sedia, cosa vi stanno per fare e quali altre opzioni vi sono davvero per quella situazione. Il dentista farfaglia qualcosa, ma ha molto a che fare con le idee che gli si sono stampate in testa, le convinzioni che gli sono state inculcate, per cui davvero prendetevi una settimana minima di riflessione e confronto con altre idee e dunque nuove prospettive, non fatelo intervenire subito.
Per inciso, l’apparecchio dell’ortodonzia ortodossa, quello con le molle per raddrizzare i denti, ragazzi, non ha proprio senso.
Non ho il tempo di dire tutto ora, ma i denti storti sono un effetto dei rapporti muscolari, del loro funzionamento e del loro mancato
rilassamento. La vera scienza olistica studia questo e i rapporti con le asimmetrie craniche.
Il paziente olistico avrà un atteggiamento da “molto scettico” fino a “del tutto restìo” rispetto al tirare i denti di qua o di là con molle.
Mentre il dentista applica l’ortodonzia ortodossa “delle molle” succedono le seguenti cose:
- la vera questione non viene tirata a galla;
- il paziente soffre disagi immensi, masticatori, alle gengive, emotivi, etc.;
- l’ortodonzista ha un reddito periodico (ai controlli);
- si creano e favoriscono ulteriori scompensi cranio-sacrali;
- se tutto va male non avete garanzie contro l’errore e il risultato finale.
Vedete voi se ha senso.
Il dentista e le “monconizzazioni” facili!
C’è un aspetto della vita lavorativa del dentista che cerchiamo ora di portare fuori dall’ombra: “Più preciso e conservativo vuoi essere e più diventa difficile!». Per questo ho sempre nutrito ammirazione per i dentisti che lavorano bene. Lavorare bene nel silenzio è più eroico che lavorare bene. Per capire ancora meglio mettiamo sotto i riflettori i denti monconi, uno spartiacqua tra il dente otturato ma vivo e il dente devitalizzato.
L’operazione di monconizzazione del dente che ora descriviamo è fatta 8 milioni di volte in un anno (dati dichiarati) sull’insieme delle persone che si recano negli studi odontoiatrici italiani.
Dovendo coprire un dente, il dentista sceglie l’opzione della capsula e che fa? Si fa mandare dal laboratorio uno di questi cappucci (capsule)
e lo infila sul dente che precedentemente è stato preparato.
La “preparazione” del dente per l’incapsulamento è qualcosa di shockante: al dente viene letteralmente tagliata la testa fino a giù nella
gengiva, si parla di abbassamento del dente.
La distruzione della corona di dente sanissima è necessaria allo scopo di avere una struttura portante per la capsula, bisogna limare il
dente fino a giù e fino a renderne la superficie molto sottile. La pratica comune è quella di devitalizzarli questi denti nel momento in cui
vengono monconizzati.
L’alternativa alla monconizzazione è la ricostruzione.
La ricostruzione ha i vantaggi che non richiede la devitalizzazione, che non richiede l’abbassare e il limare parti non compromesse del dente, che porta ad una spesa sostanzialmente inferiore per il paziente.
La prima grande differenza tra “capsula su moncone” e “ricostruzione del dente” è quella relativa alla realizzazione.
E’ richiesta attenzione, pazienza, e soprattutto è richiesta una marea di tempo per fare una ricostruzione.
Visto che il dentista facendo la monconizzazione per la capsula spende 10 volte meno tempo che non ricostruendolo da come sta,
si capisce perché la riduzione a moncone diventa una tappa della vita di un dente.
La vita dei nostri denti può venir deviata artificialmente dalla pratica odontoiatrica. La vita lavorativa del dentista medio è incompatibile con
il non deviare artificialmente la vita del dente allo step “monconizzazione”. E molti denti salvabili ci rimettono la testa (tutto smalto sano) e il nervo (devitalizzazione).
La forzatura (ovviamente per il dentista) sarebbe quella di infilarsi in un lavoro impegnativo dal punto di vista tecnico e dal punto di vista del tempo quando invece un’opzione “più ragionevole” è a portata di mano (ovvero la monconizzazione con incapsulamento).
D’altra parte, se non ci fosse questa differenza nell’impegno per la realizzazione, probabilmente a nessuno verrebbe in mente che per coprire un dente sano questo debba essere ridotto a radice e per questo anche devitalizzato (intendiamo con radice quando un dente è ridotto all’incirca al livello della gengiva).
Si farebbero solo ricostruzioni: ricostruzione (intarsio) in vetro-polimero, ma anche in ceramica, o ricostruzione in composito.
Limare il dente, abbassarlo, prepararlo con il motosega, non ha mai senso! Questo il punto di vista “irragionevole” di un numero sparuto di dentisti che mi sono simpatici. Se hai ancora dente, anche pochissimo, questo potrebbe e dovrebbe essere mantenuto e rialzato con una ricostruzione.
L’altro discorso è che ci sono pochi Michelangelo dell’odontoiatria, mentre invece la massa offre un livello tecnico medio delle ricostruzioni davvero basso: è noto che la maggior parte delle ricostruzioni che ci sono in giro sono inaccettabili, vedi punti di contatto anteriori, posteriori, durata, occlusione, etc.
Una ricostruzione ha molto più senso quando sei uno di quelli bravi, che fanno lavori di precisione frutto di grande maestrìa (precisione ed esperienza) e soprattutto frutto di grande attenzione e pazienza; la ricostruzione per farla bene devi proprio saperla fare.
Per cui nella testa del dentista la spiegazione è anche questa: visto che il lavoro che farei di ricostruzione sarebbe insoddisfacente, mentre quando faccio il moncone viene soddisfacente, la mia scelta è il moncone.
Qualcuno di voi vuole ancora chiedere: perché allora non si fanno le ricostruzioni al posto delle monconizzazioni?
L’altra domanda è questa: “Ci sono dei denti, tra questi 8 milioni annui, per i quali l’abbassamento e l’operazione di limatura potevano
essere evitati?”.
La risposta è “Tutti”. Il fatto di limare il dente per prepararlo non ha mai senso (eliminare materiale biologico sano?! Devitalizzare?).
La capsula sopra un dente dal punto di vista della conservazione di materiale biologico sano ha senso SOLO quando E’ GIA’ ridotto ad una radice. In ogni altro caso, se hai ancora dente, anche pochissimo, questo dovrebbe essere mantenuto.
Molti sfortunati portatori di denti monconi sanno benissino perché questi possono produrre tutta una serie di visite dal dentista: quando i bordi della corona sono posizionati sotto gengiva, questa può gonfiarsi o ritrarsi; così aumenta la possibilità di infiltrazione del cibo, il consolidamento della placca, con maggior pericolo di carie e malattie gengivali.
Il brutto è che la proposta di monconizzare viene fatta anche in casi in cui è assolutamente fuori luogo (su incisivi, canini,..), fa notare un
dentista per niente alternativo del San Raffaele su Starbene: “Troppe volte denti recuperabili con eleganti ed efficaci restauri in composito, notevolmente più economici e che non richiedono devitalizzazione, vengono invece incapsulati” scrive Aiello [2001].
E aggiunge: “Devitalizzare sempre e comunque (un dente moncone) era la prassi di un tempo, oggi si è scoperto che una volta devitalizzato
il dente si sgretola molto rapidamente rispetto ad un dente sano, per cui la vitalità del dente è vista come un patrimonio da salvaguardare”.
«Gli americani appena vedono un dente un po’ storto lo limano e lo incapsulano», conversazione con un amico dentista. «Non è possibile chiamarlo “errore”, è un “approccio professionale”».
«Una tecnica invasiva?», dico io. «Si, bravo “invasivo”, ma da annoverare fra le tecniche possibili, le “scuole di pensiero”».
Questa è una delle tante pagine brutte che l’odontoiatria ha scritto, e chissà quando si riuscirà a porre un freno al fenomeno.
Il brutto è anche che prima che il paziente sappia cosa ha intenzione di fare il dentista o di sentire quale opzioni ha a disposizione, la
riduzione a moncone è già bell’e effettuata.
Riuscirete ad impedire che il dentista riduca inutilmente qualcuno dei vostri denti a moncone? Ecco l’opportunità dell’educazione dei pazienti.
Mi dice una mosca bianca: «La mia priorità, la sfida, è quella di modificare il meno possibile un dente sano o le sue parti sane; se il dente
è già distrutto, allora va bene, si può fare quello che si vuole. Io sono 15 anni che non limo a moncone un dente sano a scopo protesico.
Se il dente è già limato, distrutto, allora lo uso da appoggio, se nò se il dente è integro io non lo limo, non lo tocco”.
Salvaguardia di materiale sano o sacrificio? L’interrogativo si affaccia dappertutto, anche quando è il momento di fare le cure canalari.
Dice la mosca bianca di prima: «La priorità secondo la mia scuola di pensiero (per non indebolire il dente) è fare la cura canalare allargando poco, ma più conservativo vuoi essere e più diventa difficile! ».
Allargare troppo non è un “errore”, è una scuola di pensiero. Il valore biologico del tessuto sano spesso scompare dall’equazione e allora
le scuole di pensiero diventano invasive.
Uno può essere più o meno invasivo in qualsiasi operazione o circostanza, è per questo che diventa importante che il dentista faccia uso dell’ingrandimento, microscopio, occhialini 4X, etc.: se il dentista vede di più ha maggior controllo e (se rientra nelle sue priorità), può salvaguardare più tessuto sano.
La scelta del dentista (tra salvaguardia ma tempi lunghi - attenzione e esercizio di precisione - e scelta invasiva ma rapida e semplice)
avviene senza che voi sospettiate niente perché non conoscete le scelte possibili e le “scuole di pensiero”.
E anche quando siate state avvertiti con questa lettura avrete un bel da fare a chiedere per qualsiasi piccola manovra nella vostra bocca che
il dentista vi presenti a livello di possibilità un confronto tra le tecniche più invasive (con sacrificio di materiale dentale sano) e quelle meno invasive.
Un altro spartiacque artificiale (cioè dentista-indotto). Quello tra il dente strutturalmente sano ma con una piccola carie e il dente meccanicamente molto manipolato dal dentista: consiste (sigh..) nel riflesso condizionato del dentista che invece dell’otturazione in
composito mette otturazioni che richiedono una ritenzione meccanica e dunque per un puntino nero di carie deve scavare un traforo megagalattico di materia sana del dente, “preparandolo” all’otturazione dalla ritenzione meccanica.
Poiché l’amalgama (diversamente dai compositi) è un materiale che necessita la ritenzione meccanica, richiede l’escavazione di un traforo megagalattico di dente sano (la quale operazione è tanto più ridicola se si confronta con le carie superficiali cui è applicata).
Questo fenomeno sommerso è tutt’ora in corso, ieri mi ha telefonato una madre che dice che al figlio di 13 anni per una piccola cariettina
gli è stata messa un’amalgama con relativa fossa di ritenzione.
Anche la ceramica richiede una ritenzione meccanica e dunque non è adatta a carie piccole. Questo mi fornisce lo spunto per mostrare
come il cervello di un dentista olistico può andare in profondo sonno Rem. Un mio amico è andato da un dentista che usa la ceramica
perché valutata più compatibile; l’abitudine però era talmente acquisita che, a fronte di carie quasi invisibile, il dentista gli ha fatto un buco mega-galattico nel dente (certamente fuori luogo per una cariettina) allo scopo di fargli ritenere la sua cara ceramica.
Io lancerei un consiglio allora: quando andate nello studio del dentista, dite sempre che la carie volete vederla con lo specchietto o, meglio ancora, davanti ad una carie prendetevi un piccolo spazio di riflessione o, meglio ancora, riflettete sulle considerazioni fatte in questo manuale quando narro di come le mie due carie sono guarite (cloruro di magnesio, alimentazione).
Trafori in denti sani come appoggio per ponti?
Mi rendo conto che se uno vuole aggiungere all’odontoiatria olistica di prima (estrazioni di radici morte sospette, niente metalli, etc..) anche la priorità di non sacrificare materiale dentale sano, si merita di essere mandato a quel paese dal dentista perché tutte le richieste precedenti
che avete fatto sono incompatibili con questa.
Facciamo l’esempio che vi manchi un dente, ad es. il 6° inferiore. E mettiamo il caso che questo elemento mancante sta in mezzo a due denti sani.
Se per qualche motivo uno decide che vuole mettere la ceramica integrale (con o senza base metallica) la tecnica conduce ad una
consistente riduzione con la fresa dei due denti adiacenti. Quanto più si vorrà usare la ceramica integrale senza basi metalliche, tanto più
sarà necessario effettuare una “preparazione adeguata”. Preparazione adeguata (sigh..) significa limare molto il dente.
A ragione il dentista vi dirà: “Allora!, vuoi fare l’implantologia, o vuoi smantellare il dente affianco?”.
Volendo fare un ponte e mantenendo come priorità quella di non distruggere gravemente i denti affianco sani, le opzioni sono i pont
i “california” o “maryland” metallici che richiedono pochissima abrasione dello smalto del dente affianco. Quali sono questi metalli possibili
del maryland? Il nichel-cromo, che ovviamente sarà il primo da escludere per i problemi legati all’uso di nichel, poi c’è il cromo-cobalto, e il cromo non è certo poco aggressivo o sensibilizzante come metallo, per cui volendo usare un’attenzione in più (se uno vuole evitare
i sopracitati) può usare l’oro galvanico.
A ragione il dentista vi dirà: “Allora!, vuoi evitare i metalli o vuoi preservare materiale dentale sano?
Per fare dunque questo ponte, la contrapposizione è tra:
1. intervento poco e niente invasivo sul dente sano: ponti “maryland” o “california”, i microintarsi vengono appoggiati nei solchi e nello
spessore dello smalto, l'aggancio si costituisce di nichel, cromo oppure solo oro galvanico, rivestito esternamente;
2. se i denti affianco sono sani, l’intervento più invasivo è la preparazione dei denti sani per poggiarci un ponte in metallo-ceramica o anche in ceramica integrale senza base metallica; il massimo di preparazione devastante è necessaria per piazzare la ceramica integrale senza altro.
Vi parlo ora di Maryland senza metalli che è l’opzione numero tre, però non so ancora che idea farmi sulla durabilità di un certo manufatto.
Il vantaggio sarebbe che sono poco invasivi rispetto al dente affianco e non hanno metalli. Certo si potrebbe anche aggiungere un elemento
di acetalica con ganci in acetalica, ma allora l'inaffidabilità della tenuta e la scomodità sale esponenzialmente.
3. manufatti in fibra ricoperti di resina o di ceramica possono essere usati per ponti maryland senza metalli. Debbono però rispondere al
punto interrogativo della resistenza nel tempo allo stress masticatorio (garantiranno un periodo di permanenza in bocca sufficiente per ammortizzare il loro costo?);
Si tratta di un’armatura del manufatto in fibra di vetro che viene rifinita esteticamente con rivestimento in resina o ceramica. La fibra proviene dalla ricerca spaziale ed aeronautica, e visto il colore accettabile della fibra di vetro (traslucente) l’industria odontoiatrica se ne è appropriata. Contrariamente ad un manufatto in metallo-ceramica, la fibra non è rigida, ma tende ad assorbire e distribuire il carico masticatorio lungo la sua struttura, con caratteristiche gnatologiche assimilabili al dente naturale.
(BellGlass tel. 0471 256233, ArtGlass, Targis vectris, Gradia, etc..).
Gli svantaggi: dando però meno garanzie di resistenza nel tempo a fronte dello sforzo masticatorio, gli Euro che il paziente paga per questi manufatti vengono ammortizzati su un periodo decisamente più corto; alla luce di possibili fratture e rifacimenti ex-novo questi ponti senza metalli potrebbero diventare un investimento (in biocompatibilità massima) costosissimo.
Riuscirà il paziente ad avere la fotocopia dei bugiardini prima che il lavoro inizi e non dopo, quando l’omeopata gli dice che quel materiale
è problematico?
Eugenia va dal dentista e spiega che lei è una paziente con particolari necessità, è allergica ai metalli, l’oro giallo a volte può usarlo a volte
no, il nichel e altra ferraglia sono assolutamente da escludere. Spiega che ha avuto continui problemi di salute in corrispondenza di
precedenti trattamenti odontoiatrici e che non sta molto bene al momento. Insomma quello che farebbe uno che abbia appena finito di
leggere questa guida. Il dentista la rassicura dicendo che non c’è nessun problema in quanto userà materiali che non danno alcun tipo di problemi. Fiduciosa perché il dentista ha capito la sua situazione la donna decide di iniziare i lavori con lui.
Il dentista le ha messo tutta una serie di manufatti e ponti che, a suo dire, oltre alla ceramica contenevano solo oro e nessun altro metallo. Sono passati cinque anni, un omeopata fa notare alla paziente che i numerosi metalli delle protesi fisse le causano attività galvanica e fa notare l’intolleranza verso questi materiali, la donna parla della visita dall’omeopata, spiegando i suoi problemi di salute, e dopo notevoli insistenze riesce ad avere le fotocopie dei materiali usati da questo dentista; con sorpresa apprende che c’era di tutto:
basi metalliche per ponti
- alluminio (15%), stagno (12%), cromo (1%), nichel (1%), vanadio, manganese, zinco
- oro (39%), palladio (35%), argento (19.5%), stagno (5%), platino (1%), iridio (1%), rutenio (1%), indio (0.5%)
- palladio (25%), argento (70%), rame (1%), stagno (1%), iridio (1%), indio (2.8%), zinco (1.4%)
apparecchio mobile
- palladio (63.5%), cromo (28%), molibdeno (6.5%), manganese (0.6%)
L’esperienza mi fa dire che quando il dentista afferma che il suo materiale è “quello buono”, cioè “anallergico”, il più delle volte intende che ha evitato leghe molto contaminate con metalli come rame e nichel, ma ciò non significa che questi siano assenti del tutto.
L’esperienza mi fa dire che il termine “manufatto in oro-ceramica” viene usato nel foglietto del consenso informato destinato al paziente per spacciare qualsiasi cosa, non è detto che il lavoro non contenga rame, cadmio, palladio, cromo, etc. etc. , come infatti questi metalli
altamente allergizzanti sono praticamente sempre contenuti nelle basi per ponti dentali e nei perni cosiddetti aurei.
Se un dentista nel consenso informato scrive “protesi in oro-ceramica” e non vi consegna il bugiardino è quasi sicuro che il nostro oro è di quello mescolato ad altri metalli, così come lo è il 99% dei prodotti odontoiatrici simili presenti sul mercato.
Se il dentista stesse usando l’oro puro, cioè “oro galvanico”, questa scritta apparirebbe in bella evidenza perché quelli che lo usano lo fanno con vanto.
Visto che il dentista può ottenere manufatti con una durezza superiore mischiando un 40% di oro ad altri metalli, sono molto diffuse queste leghe che contengono di tutto, cui ci riferisce in generale come “platinate”, “palladiate”, oppure “non nobili” (se contengono in elevate percentuali rame, cromo e altri metalli dal potenziale elettrico positivo).
All’inizio c’erano solo le leghe platinate, poi si intravide l’opportunità di sottrarre del platino e sostituirlo con palladio. Maggiore era la percentuale di sostituzione del platino con palladio e maggiore era il risparmio sul materiale di partenza.
Ma il palladio ha notoriamente un’elevata potenzialità di inibire enzimi (1 grammo di palladio è tossico come 100 grammi di platino). Inoltre il palladio ha una capacità decisamente superiore di indurre sensibilizzazioni nel tempo. Il motivo per cui una cosa così problematica è entrata
in odontoiatria è che è convenuto a tutti, a quelli che lo dovevano smaltire come rifiuto tossico e a quelli che lo mettevano nelle leghe auree al posto del più costoso platino.
E mentre i dentisti sono alla mercé di venditori di materiali odontoiatrici che pavimentano la strada tra i rifiuti industriali più impuri e il loro inserimento nelle bocche della gente, i tedeschi avvertono contro gli effetti del palladio, la Svizzera qualche anno fa bandì il palladio (ancora prima che l’amalgama), oggi i nostri omeopati in Italia sapendo della questione iniziano a testare il palladio trovando praticamente sempre problemi.
Parlo ad un dentista olistico dell’opportunità di evitare almeno il palladio e mi risponde picche: “Il palladio è un metallo prezioso e nobile,
come il platino blah blahh..” (come da opuscolo pubblicitario). Ma che dici?? Se il paziente cui voi dentisti olistici avete messo una corona rinforzata con base palladiata dopo qualche tempo va da un omeopata o da un altro dentista olistico, sarà possibile (mediante Vega test) rilevare nel suo caso l’effetto a distanza, ad es., sui reni del palladio che magari deve ancora finire di pagare ma verso cui è già scattata la sensibilizzazione e dunque il blocco del sistema di regolazione.
Thomsen [2001] riporta un esempio tra i tanti di intolleranza a leghe dentali palladiate: “57enne che accusava idi non chiara origine e cefalea diffusa che si irradiava nel territorio di diversi meridiani, pertanto risultava difficilmente associabile ad aspetti sistemici. All’analisi sistemica mediante EAV si evidenziarono valori instabili generalizzati (cadute d’indice) su tutti i punti delle mani e dei piedi.
Il riequilibrio della risonanza
fu ottenuto solo con le fiale Degu Sdf D6 e Palladium met. D6. Il ponte palladiato fu rimosso; il giorno successivo il paziente riferì che sia l’ipertensione che la cefalea erano scomparse.
Dopo che furono trascorsi 10 giorni caratterizzati dall’assenza di disturbi, il ponte fu nuovamente inserito, sempre senza utilizzare materiali fissanti, nemmeno provvisori. Il giorno dopo, i disturbi erano ricomparsi: ipertensione ed emicrania diffusa. Occorre sottolineare che nel
corso dell’analisi preliminare era stato accertato che la lega era preparata “lege artis” cioè non presentava alcuna dissociazione elettrolitica”.
Ragazzi non credete che non vi capisca, quello che ho detto nella sezione precedente lo dimostra. Perciò vi lascio in pace se volete usare
l’oro oppure anche l’oro platinato (perché ha una durezza maggiore), badate però che non vi sia palladio vi prego!
E quando in bocca già c’è un tipo di metallo abbiamo raggiunto il capolinea: non dovrebbero essere aggiunti altri metalli!
Il plurimetallismo
Un metallo immerso nella soluzione del suo sale assume un potenziale ben definito (detto standard, perché misurato per tutti nella stessa cella e rispetto all’elettrodo di riferimento ad idrogeno) che riporto tra parentesi (in Volt): Au+ (+ 1.50), Pt++ (+ 0.86), Pd++ (+ 0.82),
Hg++ (+ 0.80), Ag+ (+ 0.80), Cu+ (+ 0.47), Sb+ (+ 0.23), Pd+++ (- 0.12), Sn++ (- 0.14), Ni++ (- 0.23), Cd++ (- 0.40), Fe++ (- 0.44), Cr++ (- 0.56), Al+++ (- 1.70). E’ osservazione comune, comunque, che si formino differenze di potenziale persino tra amalgama e amalgama, questo perché si tratta di amalgama di diverso tipo o di diverse età. All’anodo (cioè il metallo meno nobile), gli atomi di metallo si staccano dalla superficie solida ed entrano in soluzione sotto forma di ioni metallici e di qui potranno migrare nell’organismo.
“Inerti”, i metalli che la parola definisce “nobili”, lo sono solo nella cella immaginaria, non quando sono accoppiati con un elettrodo diverso. Anzi, il mercurio che ha un potenziale elettrochimico non come l’oro ma comunque da metallo quasi nobile (0.80 il mercurio, 0.82 il palladio),
è splendido per fare batterie. Gli elevati potenziali positivi dei metalli nobili (+1.50, +0.86, +0.82, +0.80, di oro, platino, palladio e mercurio rispettivamente) proprio perché lontani dai potenziali elettronegativi di tutti gli altri, quando accoppiati con un qualsiasi altro elettrodo diverso
ci assicurano le differenze di potenziali tra le più elevate.
La differenza di potenziale è una forza motrice della corrosione. La bocca non è la cella elettrolitica di riferimento, soprattutto visto ciò che avviene in odontoiatria: Ci sarà un solo manufatto, o non ci saranno invece ponti e perni metallici a iosa?
Vero è che i metalli non nobili hanno una forza motrice verso l’ossidazione intrinseca, come ad es. il cromo la cui reattività intrinseca gli fa formare spontaneamente un ossido. Producendo facilmente i metalli non nobili uno strato superficiale di ossido, si verificano varie fasi di neutralità o meno elettrochimica che questo strato di ossido garantisce, ma sempre prevale il logoramento e lo spostamento lento del potenziale per effetto degli ioni dell’ambiente esterno.
Essendo l’ambiente orale con tutta la saliva una splendida cella galvanica, i vari metalli presenti nelle protesi creano comunemente in bocca differenze di potenziale da 200 milliVolt fino a 1000, ma ovviamente il 99.9% dei dentisti non ha un multimetro digitale per farne una valutazione. L’effetto negativo è duplice: 1. c’è un micromaperaggio continuo impiantato in una forma di vita; 2. aumenta la corrosione degli ioni metallici.
Scrive Raue: “Nel 1977 ho iniziato ad usare di routine nella mia pratica quotidiana di dentista un microamperometro per le misurazione delle correnti endo-orali. Nel periodo che va dalla metà del 1977 alla metà del 1980 su ben 978 pazienti ho rilevato valori sospetti, cioè dai 6 mcA in su, e quando questi valori sospetti erano associati con sintomi clinici ho consigliato di intervenire. 99 pazienti hanno accettato la bonifica delle amalgame coinvolte nel bimetallismo; essi avevano tutti sintomatologie che si erano dimostrate resistenti ai vari tentativi terapeutici effettuati fino ad allora da cliniche e specialisti, le quali sono sparite completamente con l’eliminazione delle correnti endorali: mal di testa (57 casi), vertigini (20 casi), nausea e vomito (6), emicrania (6), svenimenti (4), fibrillazioni oculari (3), ronzio auricolare (1), gusto sgradevole (1), dolore alla mandibola (1).
La vera natura dei sintomi di questi pazienti non potrà mai essere diagnosticata da quei medici che ne ignorano la causa e la complessità, ovvero l’esistenza dell’elettrogalvanismo orale ed i suoi effetti sull’organismo. Nelle università di oggi gli studenti sentono poco e niente sulla possibilità e le conseguenze della formazione di correnti intra-orali. Nella pratica della medicina attualmente l’effetto batteria nella bocca è largamente trascurato.
Fin dal 1879 (Dr. H.S. CHASE) si pubblicano regolarmente comunicazioni che attestano l’insorgere di turbe dovute al polimetallismo delle ricostruzioni dentarie. Sono innumerevoli i ricercatori che hanno pubblicato studi su sintomatologie trattate con l’eliminazione del galvanismo orale. Non posso dire con esattezza quali siano le ragioni che portano medici e dentisti a non riconoscere queste scoperte. Una di queste potrebbe dipendere dal fatto che spesso questi pazienti affetti da sintomi causati da galvanismo orale non consultano i loro dentisti, ma si rivolgono ai loro medici generici o a specialisti che cureranno la malattia ignorandone la causa. Vengono dunque fatte diagnosi errate o diagnosi 'facili', appartenenti spesso al quadro delle malattie neurologiche, per sintomi come mal di testa, emicranie, distonia vegetativa,
false depressioni etc.. Vengono prescritti molti farmaci. Alcuni possono attenuare i sintomi. Spesso questi pazienti sono considerati ipocondriaci e nevrotici. Questa situazione deve finire. Le misurazioni delle correnti orali dovrebbero diventare una procedura di routine nella pratica di tutti i medici e dentisti”.
Come con gli aloni neri radicolari che a volte compaiono e per i quali era discrezionalità del dentista intervenire, in maniera identica viene affrontato il pluri-metallismo:
- a volte i pazienti riportano fenomeni elettrici;
- l’amperaggio che si misura non ha assolutamente nessun significato sulla clinica; nessun impatto negativo sulla salute è provato o provabile, anzi l’insegnamento universitario nega decisamente alcunché di effetto a distanza sull’organismo.
Chiedete sempre (per sicurezza) al dentista olistico se ha un microamperometro in studio con sé.
PARTE 3
Informazioni su materiali problematici e possibili alternative
Le dentiere.
La parte plastica delle dentiere è del metacrilato lavorato, cosiddetta “acetalica”, bianca.
La parte rosa delle dentiere deve il suo colore a molecole organiche (polimeri) chiamati “lacolines”, per dare il colore della gengiva.
La dentiera viene generalmente proposta con una base metallica per dare una consistenza più sottile e più affidabile al manufatto: palladio, cadmio, cromo-cobalto, nichel, berillio. Chiedete sempre la composizione. Il berillio (spesso presente intorno all’1.8%) è usato perché permette al materiale di essere presso-fuso in uno stato più fluido, ma ha una potenzialità tossica notevole.
Spesso il materiale pubblicizzato come anallergico non è quello che non contiene nichel, ma che ne contiene non più del 30% (in alternativa
a protesi mobili in cui la percentuale di nichel arriva fino all’60%, per cui i fastidi diventano quasi subito evidenti).
Qualcuno usa un accorgimento intermedio, e cioè in alternativa ai vari metalli che abbiamo citato, usa l’oro puro come supporto per la parte
di plastica della dentiera.
Chiedete sempre la composizione, meglio ancora chiedete l’opzione più sicura che è una dentiera completamente in acetalica con ganci anch’essi in acetalica.
Le protesi mobili di plastica sono ottenute mediante stampaggio per iniezione di polimeri di monomero acetalico, di monomero metacrilato
o monomero vinilico. Nuovi prodotti sempre in plastica ma alternativi all’acetalica credo stiano arrivando dall’estero che dovrebbero dare più flessibilità ai ganci.
Come fare il byte per chi è palesemente allergico al metacrilato?
Un mio amico intollerante al metacrilato si fece testare all’EAV il byte (in metacrilato) e risultò che gli dava fastidio, e infatti scoprì che stava meglio quando non lo metteva la notte. Ma avendo bruxismo durante il sonno aveva bisogno di mettere su il byte di notte.
Girammo vari dentisti che proponevano opzioni anallergiche, ma alla fine scoprimmo che tutti i byte sono fatti di metacrilato e chi è allergico
che fa? Abbiamo trovato un’azienda che fa byte in poliuretano termoplastico, Durasoft (la loro iniziativa è meritevole per cui faccio loro
pubblicità per chi avesse lo stesso problema: produttrice SCHEU DENTAL, importatore TP Italia, tel 035 4520001).
Importante. Cementi e colle per installare corone e ponti.
Innanzitutto facciamo una classificazione generale; ci sono:
1. cementi carbossilati
2. cementi zinco-fosfati
3. cementi vetro-ionomerici
4. cementi ibridi (vetroionomerici + resina)
5. cementi compositi
6. altri
Cure canalari : novità e regaletti da evitare
Ci sono delle novità degli ultimi anni sul fronte cure canalari.
La prima novità è l'ossido di calcio usato come riempitivo (al posto di guttapercha o cementi silicati).
Le altre novità sono degli ausili per migliorare la sterilizzazione di tessuti a ridosso del canale principale: endox, ozono, laser.
Endox: è un dispositivo che il dentista usa come aggiunta per sparare corrente e decontaminare il canale: un elettrodo si immerge nel canale radicolare prima della fase d'immissione del riempitivo, si danno tre scariche di corrente a 1200 Volt, che è stato dimostrato annientano 2 o 3 miliardi di streptococci. Usato anche su tasche gengivali.
Ozono: esistono adesso macchine tipo l'Helazon che permettono di sospingere in uno spazio ermeticamente delimitato ozono alla concentrazione di 20.000 ppm (contro i 200 ppm della ozonoterapia).
Laser: usato per stecchire la carie senza dover rimuovere troppa polpa (come è successo fino ad oggi), migliora anche la bonifica apicale dal materiale batterico attivo in fondo alla radice del dente, ma ovviamente non si può giostrare molto con la direzione del fascio di luce, per cui rimangono sempre non garantiti i tubuli laterali disposti perpendicolarmente al fascio emergente.
Ossido di calcio (noto come Biocalex): Diversamente da altri materiali riempitivi per cure canalari (che hanno un marcato potenziale a contrarsi), il Biocalex si espande una volta inserito, assicurando il massimo riempimento e sigillo del canale. Il Biocalex è composto da
ossido di calcio cui è stato aggiunto ossido di zinco e una soluzione acquosa di etilen-glicole.
L’ossido di calcio ha affinità per i fluidi, migrando per questo motivo in tubuli dentinali altrimenti inaccessibili. Questa espansione dell’ossido
di calcio è seguita da solidificazione e trasformazione in idrossido di calcio. Successivamente l’idrossido di calcio è convertito a sua volta in carbonato di calcio, creando un muro di calcificazione che sigilla ancora meglio le aree riempite (che altrimenti avrebbero offerto spazio e terreno di coltura a possibili migrazioni di materiale batterico).
In conclusione l’ossido di calcio ha un effetto alcalinizzante locale che induce il tessuto biologico a calcificare così da sigillare i canali.
Ma l’effetto alcalinizzante è un battericida naturale esso stesso, in quanto i batteri proliferano meglio in ambiente acido.
Numerosi studi hanno confermato non solo l’effetto “calcificazione” sui milioni di tubuli dentinali, ma anche buoni livelli di asepsi rispetto
ad altri materiali. Da alcuni studi recenti sembra che il livello di sicurezza (dell’asepsi ottenibile) salga ancora di più quando si combina per
es. con la tecnica del laser.
L'idrossido di calcio è usato come isolante delle polpa sotto le otturazioni dentali, ma ATTENZIONE a NON PENSARE CHE E' LA STESSA COSA. Solo l'ossido di calcio ha il vantaggio che mentre si trasforma in idrossido di calcio sigilla e si espande.
L'idrossido di calcio ha un altro svantaggio: i produttori a seguito di una causa legale sono stati obbligati in Svezia nel 2000 a dichiarare tutti i componenti perché si sono avute reazioni allergiche e si è scoperto che il 40% del prodotto era etil-para-toluene-sulfonamide
(Dycal, Dentsply). Anche vari riempitivi per cure canalari contengono etil-para-toluene-sulfonamide, ma non c'è obbligo di dichiare tale contenuto (!§%).
Per quanto riguarda i vari regaletti da evitare....
si usa ancora (sigh) endometasone.
Usato come cemento per medicazioni intermedie o come cemento definitivo per chiudere le cure canalari insieme alla guttapercha, è una mostruosità dell’odontoiatria, un residuato bellico che ancora resiste in un numero non indifferente di studi dentistici. Mats Hanson lo usa come esempio per far capire quanto larghe siano state le maglie della marcatura CE per la commercializzazione di prodotti odontoiatrici: "Considerate che ora ha la marcatura CE una delle cose più terrificanti che l'odontoiatria ricordi, Endometasone, un materiale per trattamenti canalari che fu bandito dalla Svezia già nel 1983 (contiene formaldeide, piombo e numerosi altri ingredienti tossici). È una barzelletta o cosa questa certificazione che accetta una mostruosità simile?” [Heavy Metal Bulletin, 2 ottobre 2000].
guttapercha con e senza cadmio. La guttapercha non è radiopaca ai raggi X e dunque deve essere impregnata (dal produttore) di una soluzione di ioni metallici. La migliore accortezza che il dentista può avere su questo argomento è controllare sulla confezione che ci sia la dicitura “priva di cadmio”. Se non c’è questa scritta allora la guttapercha contiene cadmio. I prodotti senza cadmio sono decisamente più biocompatibili rispetto agli altri.
i derivati del trisolo come disinfettanti. Il caratteristico odore che sentite nello studio odontoiatrico è proprio quello del trisolo. E usato come disinfettante nelle cure canalari e anch’esso non ha una buona compatibilità biologica e dovrebbe essere evitato.
l’eugenolo. Dal garofano, l’eugenolo ha proprietà anti-putrefattive per cui viene usato nelle cure canalari. Sfortunatamente è un po’ irritante
per cui alcuni dentisti preferiscono non usarlo.
cosuccie assortite lasciate nei denti devitalizzati: cortisone o gli antibiotici che venivano lasciati nel canale dentale non si usano più, almeno non secondo i dettami della moderna endodonzia; la soluzione standard per le cure canalari è l’ipoclorito di sodio e nient’altro.
Spero che questa informazione vi serva per salvarvi dai numerosi dentisti che, come accaniti, continuano a lasciare (SENZA DIRE NIENTE) questi regaletti nei denti devitalizzati di pazienti a volte anche allergici o fortemente intolleranti.
la formaldeide. A sottolineare i pericoli tossici della formaldeide, che è generalmente usata come disinfettante delle cure canalari, abbiamo un’edizione in pillole delle idee di Daunderer:
In casi di mal di testa casi è molto importante estrarre i denti trattati con formaldeide.
L’intolleranza sviluppata verso la formaldeide (nel trattamento canalare) si manifesterà possibilmente come disturbi della memoria, confusione mentale, paura del nuovo, difficoltà ad essere felici delle piccole cose, accresciuta sensibilità al dolore, atteggiamento di sottomissione, temperamento focoso, sensazione di stare sotto una palla di vetro, incapacità a fare movimenti delicati con le dita.
La perdita di capelli (a chiazze, circolari, laterali o totali) è sempre una combinazione di amalgama (spesso materna) e della disfunzione del metabolismo della formaldeide. Il processo diventa drammatico e spesso incurabile quando c’è un trattamento canalare con formaldeide. Nell’ortopanoramica si possono vedere i disturbi del metabolismo dell’occhio che in congiunzione con l’amalgama causa un’ampia infiammazione. Persino più importante della totale rimozione dell’amalgama è togliere la formaldeide nell’osso mandibolare (pulendo chirurgicamente gli alveoli dei denti devitalizzati) e nella polvere di casa. L’alcalinizzazione e integratori di zinco possono offrire un aiuto temporaneo. È meglio comunque cambiare la dieta e indirizzarla verso cibi ricchi di zinco e alcalinizzanti. Lo zinco dovrebbe essere inserito nella dieta per un lungo periodo e in altissimi dosaggi.
Per fortuna ora quasi tutti usano ipoclorito di sodio (NaOCl) come unico disinfettante nella cura canalare + EDTA per togliere il fango dentinale.
si usa ancora (sigh!) l’arsenico in odontoiatria, ma è (insomma..) raro. Fino al 1990 l’arsenico era usato per le cure canalari (oggi occasionalmente qualche dentista lo usa ancora). Il motivo principale per il quale è stato soppiantato dalla formaldeide è che la dose
coinvolta di arsenico era vicinissima a quella che produceva fenomeni infiammatori dei tessuti dentali e dunque la percentuale di insuccessi endodontici era molto elevata. L’arsenico inoltre è l’unica tecnica per devitalizzare il dente senza anestetico.
Otturazioni bianche: istruzioni per l’uso
Dobbiamo innanzitutto spendere una parola contro le resine vetro-ionomeriche.
Il fatto che rilascino fluoro dovrebbe essere un fattore di predilezione verso di esse secondo le idee stampatesi nella mente del dentista,
ma il fluoro è un veleno e il sovraccarico tossicologico di questo rilascio è perciò sconsigliabile a chiunque e soprattutto al paziente
intossicato con una situazione enzimatica già molto compromessa (il fluoro inibisce tutti i nostri enzimi). Inoltre fare otturazioni con vetro-ionomeri fluorurati richiede la verniciatura e cioè il bario, che lentamente verrà rilasciato nell’organismo.
Escluse le resine vetro-ionomeriche, non ci restano che i compositi.
Attenzione ai correttori di tonalità che il paziente o il dentista scelgono per ottenere un’otturazione simile al colore del dente.
Il dentista senz’altro preferisce la tonalità più vicina al colore del dente, io invece consiglierei al paziente la tonalità più trasparente che c’è,
per cercare di evitare le aggiunte di pigmenti (a volte cadmio).
Alcuni compositi non sono coinvolti in questo, il Pex ad esempio è del tutto privo di metalli. Il Pex inoltre è l’unico materiale che non contiene monomeri metacrilati.
Prima del Pex c’era una sola tecnologia: il monomero di base, che può diventare anche una miscela di monomeri diversi, era uno della famiglia dei metacrilati (Bis-GMA, uretano dimetacrilato, polietilenglicole metacrilato, HEMA, altri monomeri con diversi gruppi funzionali
attaccati al dimetacrilato).
Tra questi compositi metacrilati ogni azienda propone un prodotto che in effetti per il risultato finale (la tollerabilità da paziente a paziente)
si può differenziare grandemente dagli altri.
I dentisti olistici che conosco si appoggiano a 3 o 4 marche di composito, che poi cercano di testare con EAV o Vega test su ogni paziente per dare ad ognuno quello cui è più tollerante.
I risultati di tollerabilità delle varie marche di compositi in effetti sono diversi, sebbene la tecnologia è una, i produttori fanno scelte diverse (solventi, composizione, monomeri di base, attivanti, etc.).
Faccio qui una lista dei prodotti compositi cui attingono i dentisti che conosco:
- Miclavez usava il Compress
- Di Giosaffatte usa il Pex
- il Definite, l’ Admira
- Barile usa lo Z250 (3M);
- il Post ; ..
- Ronchi usa il Pex
Simo, la persona con i problemi di sensibilità dentinale più gravi che abbia mai incontrato, alla fine ha scoperto che solo con il Pex stava bene.
Un suggerimento di Simo sulla fattura del composito: “Siccome l'ultimo strato che il dentista tira di otturazione in composito, quello a contatto con l'aria è anche particolarmente reattivo (questi materiali sono messi strato dopo strato e sono fatti per polimerizzare con il prossimo strato) allora il consiglio è di fare l'otturazione un po' abbondante per poi tagliare via l'ultimo strato. Lo strato interno era polimerizzato tutto e così rimane quello in superficie.
Perché alcuni dentisti insistono sull’amalgama.
I difetti dell’amalgama sono la sua tossicità verso l’ambiente, la sua elevata conduttività elettrica, l’elettrodeposizione dei metalli alla radice
del dente (che pone le basi per la degenerazione dell’osso), la sua reattività a fonti di calore nella bocca, l’estetica, la corrosione (che origina esposizioni dell’organismo alle basse dosi di mercurio ingerite con la saliva (e l’evaporazione di mercurio inorganico (che viene assorbito attraverso le vie aeree).
Chi sono questi dentisti che sono pronti a essere etichettati come antiquati perché usano ancora le otturazioni grigie mentre la gente vuole quelle estetiche (le otturazioni bianche)? Sono coloro che si sono fatti fermare dall’ostacolo comodità e l’ostacolo abitudine.
Un requisito molto importante che il dentista spesso richiede ai prodotti e le soluzioni adottate è che siano tecnica-insensitivi (cioè uno non deve essere preciso e attento). Tanto è vero che oggi ci sono cementi di sesta generazione che sono prodotti e pubblicizzati per essere
tecnica-insensitivi. Ma l’amalgama è la regina della tecnica-insensitività: la può mettere chiunque, anche se è la prima volta, anche se non è dentista, e non sbaglierà.
A dire il vero un dentista giovane che usa resina mi ha fatto rendere conto che l’abitudine è molto importante. Mi dice che lui mette la resina,
sa farla in modo che duri (ora vedremo le istruzioni) e che se un paziente venisse nllo studio e gli dicesse di fare l’amalgama lui andrebbe
un po’ in panico perché non è abituato mentalmente agli step preparatori per mettere l’amalgama. Dovrebbe visualizzarli mentalmente sul manuale e ripassarli e realizzarli con molta lentezza perché ormai non è proprio abituato.
Come mettere una resina bianca per farla durare più a lungo possibile (Miclavez ha fatto uno studio in cui dimostra che dura più la resina che l’amalgama).
1. il composito viene attratto dalla luce. Quindi, devi polimerizzare verso le pareti di adesione.
2. bisogna prevenire l’umidità applicando la diga di gomma.
Se sono presenti quantità di acqua infiltratesi a causa dell’assenza di diga di gomma, la polimerizzazione darà luogo ad un composito la cui durata nel tempo è segnata.
Per quanto straordinario possa sembrare, i dati sui volumi di vendite commerciali mostrano che il 94% dei dentisti quasi sempre non usa la diga. “La diga ti sembra una scocciatura da stare lì a mettere, ma se uno si abitua è semplice, ci vuole un attimo”, mi dice un dentista.
3. le lampade di vecchia generazione servono a poco con i compositi; hanno ragione i dentisti che dicono che il composito fatto con una lampada di vecchia generazione durerà in media solo tre anni. C’è stata l’era in cui è uscita la lampada al plasma, alcuni ora usano il laser
per far indurire i compositi, ma la soluzione che io propongo sono le lampade Modulate, cioè con un software, a seconda di quello che devi
fare ci sono dei programmi diversi.
Questa nuova generazione di lampade fa davvero la differenza. Ovviamente vale sempre il consiglio di controllare periodicamente la lampada, cioè ci sono dei sensori specifici per calibrare e tenere sempre calibrata la potenza di riferimento della lampada.
4. ci sono delle situazioni in cui più comunemente si possono lasciare dei punti d’ombra (non raggiunti dalla lampada e non polimerizzabili);
il dentista accorto imparerà evitare di creare lui stesso manovre che producono punti d’ombra e imparerà a riconosce le situazioni inevitabili
in cui l’insidia dei punti d’ombra deve essere affrontata. In questi casi il dentista accorto rallenterà e farà piccole stratificazioni (per evitare una polimerizzazione solo parziale in corrispondenza dei punti di ombra). A dire il vero le piccole stratificazioni vale la pena di farle sempre.
|