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« inserita:: Luglio 22, 2008, 10:40:31 pm » |
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02 agosto 2007 La ricerca pubblicata sulla rivista dell'American Chemical Society
Emettono polveri ultrasottili nocive. L'aria degli uffici diventa così cinque volte più contaminata di quella esterna
STATI UNITI – Chi pensa che l’inquinamento atmosferico si trovi soltanto fuori dalla porta di casa, sbaglia. Lo smog si può produrre tra le pareti di uffici o abitazioni: basta azionare una stampante laser. Durante la stampa, lo strumento emette particelle ultrasottili nocive e così l’aria si riempie di sostanze volatili tossiche. Una ricerca scientifica australiana, pubblicata sulla rivista dell’American Chemical Society, ha messo in ansia impiegati e tecnici di macchine: attenzione lavorare accanto a una stampante (o fotocopiatrice) in funzione equivale a inalare fumi di sigaretta o a respirare gas di scarico di ingorgo stradale. Per i polmoni c’è poca differenza.
ARIA INTERNA - La scoperta di questa fonte inquinante è stata del tutto casuale, mentre i ricercatori studiavano un metodo per migliorare la ventilazione negli uffici, isolando le stanze dallo smog atmosferico, si sono accorti che l’aria interna era cinque volte più contaminata di quella esterna.
I TEST - Su 62 macchine laser testate, 17 sono risultate dei veri e propri veleni per l’ambiente, sei invece hanno un potere inquinante limitato, due emettono poche particelle, mentre 37 sono quasi «ecologiche». Un dato confortante: il 60% delle stampanti rispetta i parametri di Kyoto, ma cosa dire di quel 27% altamente tossico? Secondo Lidia Morawska, la ricercatrice che ha guidato la ricerca, tutto dipende dalla qualità di toner e cartucce. Non conta tanto la marca dello strumento (ne sono state esaminate varie tra cui Canon, Hp, Ricoh e Toshiba): quello che stabilisce se la stampante laser è pulita o meno è il modello, la composizione dell’inchiostro e anche il tipo di stampa che viene richiesta alla macchina (una foto, ad esmpio, scarica più inchiostro di un documento ed emette più pulviscolo).
LE NANOPOLVERI – Le nanoparticelle sprigionate da questi strumenti, se inalate, possono provocare disturbi di vario genere. Ovviamente gli effetti sulla salute sono ancora tutti da dimostrare. «Gli effetti dalle particelle ultrafini sulla salute – commenta la Morawska - dipendono dalla composizione delle particelle, e vanno dalla banale irritazione respiratoria alle malattie più serie, quali i problemi cardiovascolari o il cancro. Anche le concentrazioni molto piccole possono essere dannose. E dove le concentrazioni sono elevate il rischio è alto. Le particelle contengono massa e possono trasportare più tossine nel corpo ».
I CASI REGISTRATI – In Italia qualcuno si è già ammalato per colpa di una sostanza contenuta nei toner, il cosiddetto nerofumo (un’ammina aromatica). Un foggiano, Francesco Rollo, dopo 16 anni di lavoro a contatto con le fotocopiatrici, ha sviluppato il tumore dell’apparato urinario e ha denunciato la sua malattia su Internet. Un altro caso simile si è verificato a Torino (dopo 19 anni passati nella manutenzione delle macchine da ufficio) e ancora altri casi si sono verificati a Genova tra gli scaricatori di porto che spostavano i container di toner non perfettamente sigillati. E’ chiaro che la ricerca sugli effetti dannosi è agli inizi. Intanto un modo per difendersi da queste «ciminiere moderne» esiste: se si isola lo strumento in una stanza apposita e si aprono le finestre, le particelle ultrasottili si disperdono e il rischio diminuisce. Aspettando di togliere dal commercio le stampanti laser inquinanti, il rimedio è sempre la vecchia e buona boccata di aria fresca. Paola Caruso
Fonte: corriere.it
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