04/01/08Analisi sugli abitanti della zona famosa per la produzione di mozzarella di bufala
L'inquinamento è arrivato all'uomo
I medici: «È peggio di Marghera»
Fabrizio dell'Orefice
f.dellorefice@iltempo.it Diossina, diossina, diossina. Diossina ovunque. Diossina sulle pecore, ormai non ce ne è più nessuna viva e a pascolo libero nella piana tra Napoli e Caserta. E adesso anche l'uomo è inquinato.Per la prima volta un'analisi medica sull'emergenza rifiuti lancia l'allarme: sostanze tossiche sono entrate anche nei corpi di coloro che vivono tra i due capoluoghi campani, nell'area famosa per essere la patria della mozzarella. Lo certifica uno studio che sta conducendo un tossicologo e oncologo dell'Istituto per i Tumori «Pascale» di Napoli, Antonio Marfella, assieme all'Ordine dei medici di Napoli, presieduto da Giuseppe Scalera, e i cui risultati definitivi saranno resi noti a fine gennaio. Le analisi, che anticipano quelle «ufficiali» che saranno avviate a partire da febbraio dal servizio sanitario nazionale, sono state condotte su nove persone (cinque abitano ad Acerra, l'epicentro della crisi, due a Nola, una a Napoli e una a Castelvolturno, dove si allena la squadra di calcio azzurra). «Le analisi - spiega Marfella -
hanno dimostrato che vi sono presenze di policlorobifenili, Pcb, sostanza simile alla diossina. Casi analoghi si sono verificati per esempio al petrolchimico di Porto Marghera oppure alla Caffaro a Brescia.
Ciò che è davvero preoccupante è il fatto che stiamo parlando di un inquinamento tipicamente industriale in un'area in cui non c'è un'industria visto che è una piana agricola dove vi sono anche discariche». L'indagine è praticamente iniziata due anni fa. «Un magistrato, Donato Ceglie, oggi consulente anche del ministro Pecoraro - spiega Marfella - ci chiese perché a Caserta si fosse stato
un aumento pari al 400% di richieste per l'esenzione di ticket per patologie oncologiche. Come medici abbiamo cominciato a cercare le cause anche perché si tratta di una provincia molto giovane mentre i tumori, come si sa, ha uno sviluppo soprattutto in età adulta. Di qui ci siamo resi conto che non avevamo dati relativi al biomonitoraggio e lo abbiamo chiesto alle autorità di procedere. Ma si è perso troppo tempo».
Per circa un anno non c'è stata alcuna risposta, è stato necessario fare pressioni persino sui giornali stranieri. «Un po' per provocazione, un po' sul serio - spiega il tossicologo - abbiamo iniziato noi a fare le analisi e i risultati sono più che allarmanti». Di qui i presidenti degli Ordini dei medici della Campania, hanno lanciato l'allarme «lo stato di profondo disagio che attraversa la Sanità nel nostro Paese e più precipuamente, nel Mezzogiorno d'Italia» e hanno rilevato rilevano «come l'anno si chiuda in Campania con una gravissima crisi igienico-ambientale».
Fonte:
iltempo.it