Sembrare più giovani, con meno rughe e un viso più tonico, è l'obiettivo di molte donne che sono ormai entrate negli “anta”. I trattamenti di bellezza anti-age, però, possono nascondere serissime insidie, tra cui quella di aumentare il rischio di un cancro alla pelle.
A mettere sul banco degli imputati le creme anti-invecchiamento è la "Cancer Prevention Coalition" (CPC), organizzazione americana di prevenzione del cancro.
Il dottor Sam Epstein, presidente della CPC, spiega che le creme di bellezza sono sempre più aggressive nel voler attenuare le rughe e nascondere i segni dell'età sul viso: uno studio scientifico ha provato che questi prodotti contengono sostanze che danneggiano lo strato protettivo del derma, esponendo così la pelle agli attacchi esterni, quali i raggi solari e le sostanze tossiche derivanti dall'inquinamento ambientale. Il rischio che si corre, allora, è quello di sviluppare un melanoma o un altro tumore cutaneo.
L'aspetto più giovanile che si può ottenere con le creme anti-age, dunque, non sempre testimonia un miglioramento dello stato di salute del viso.
Tra gli ingredienti più pericolosi dei prodotti cosmetici anti-età, il dott.Epstein ricorda gli Alfa-idrossiacidi (AHA), che ledono gli strati protettivi del derma, ma sono contenuti in quasi tutte le creme contro i segni del tempo. Gli AHA, tra gli altri loro effetti indesiderati, possono causare ustioni, bruciori e gonfiori alla pelle.Nonostante anche la FDA (Food and Drug Administration), ente americano di autorizzazione per cibi e farmaci, abbia raccomandato di limitare l'uso delle creme estetiche agli AHA, questi componenti vengono pubblicizzati continuamente, e da varie case cosmetiche, come una soluzione quasi miracolosa contro rughe e solchi d'espressione.
Il dr.Epstein ricorda come nei trattamenti di bellezza venga spesso inserito anche il limonene, noto agente cancerogeno e sostanza irritante per la pelle.
Considerando questa situazione, l'esperto della Cancer Prevention Coalition chiede nuove regole per l'uso dei prodotti cosmetici anti-invecchiamento, che tutelino maggiormente la salute delle persone. A tutti i consumatori delle creme anti-età Epstein chiede più cautela e invita a non fare un uso smodato di questi cosmetici.
Bisogna sempre ricordarsi che la pelle è un vero e proprio organo, che ha la funzione di proteggere il nostro organismo dagli attacchi degli agenti patogeni esterni: danneggiarla è molto pericoloso.
Pur se apparire con qualche anno di meno è un desiderio legittimo, c'è da fare molta attenzione a quali trattamenti estetici si utilizzano: meglio qualche ruga in più su una pelle sana che un viso levigato, ma a rischio tumore.
Fonte:
http://italiasalute.leonardo.it/Bellezza.asp
Cosmetovigilanza - Corso di aggiornamento
Lidia Sautebin, Università Federico II di Napoli LA SICUREZZA D’USO DEGLI ALFA-IDROSSIACIDI UTILIZZATI COME COMPONENTI DI PRODOTTI COSMETICI:
LINEE GUIDA DELL’FDA.Lidia Sautebin, Dipartimento di Farmacologia Sperimentale e Centro Interdipartimentale di Ricerca in Farmacoeconomia e Farmacoutilizzazione, Facoltà di Farmacia, Università di Napoli Federico II.IntroduzioneNel gennaio 2005 l’FDA ha emanato delle linee guida inerenti all’etichettatura dei cosmetici contenenti -idrossiacidi. Infatti questi composti sono considerati come possibile causa di un aumento della sensibilità della cute ai raggi solari durante il periodo in cui il prodotto cosmetico, che li contiene, viene applicato e sino ad una settimana dopo la fine di tale applicazione. Secondo l’FDA questo aumento di sensibilità potrebbe anche essere responsabile di un incremento del rischio di scottature solari. Le linee guida sono state emanate proprio per sensibilizzare i consumatori circa i potenziali rischi di un aumento della sensibilità della cute ai raggi solari in seguito all’applicazione topica di prodotti contenenti tali composti ed educare le industrie produttrici ad una corretta etichettatura dei medesimi. Infatti come misura precauzionale momentanea l’FDA ha raccomandato che sull’etichetta dei prodotti cosmetici che contengono alfa-idrossiacidi, e che sono destinati ad una applicazione topica sulla cute, compaia un avviso in merito. Sull’etichetta deve anche comparire l’invito ad usare protezioni solari, indossare indumenti a scopo protettivo e limitare l’esposizione ai raggi solari durante il periodo di applicazione del cosmetico e per una settimana dopo la sospensione.dell’applicazione. E’ importante sottolineare che, anche se alcuni dei prodotti contenenti alfa-idrossiacidi non sono destinati all’applicazione topica a livello della cute esposta alle radiazioni solari, vi può essere, tuttavia, una esposizione non intenzionale come nel caso di shampoo e deodoranti. Queste linee guida sono dunque estese anche a questi prodotti, ma non ai prodotti per cui non sussista il pericolo di esposizione non intenzionale (ad esempio i rinfrescanti per l’alito ed i prodotti per il risciacquo della bocca). Sono esclusi anche i prodotti contenenti, oltre agli alfa-idrossiacidi, schermi solari, in quanto l’FDA intende, infatti, emanare direttive anche per l’etichettatura di questi composti. Gli alfa-idrossiacidi possono anche essere presenti nei cosmetici come componenti secondari, intendendo come componenti secondari quelli che sono presenti in concentrazioni molto basse e che non hanno alcuna azione funzionale o tecnica. In questo caso non è necessario dichiarare sull’etichetta la loro presenza come componenti del cosmetico e, quindi, non vanno applicate le linee guida emanate.
Gli alfa-idrossiacidi nei prodotti cosmeticiDal punto di vista chimico gli alfa-idrossiacidi sono acidi organici che presentano un gruppo ossidrilico sull’atomo di carbonio adiacente al gruppo carbossilico. I principali alfa-idrossiacidi presenti nei cosmetici sono l’acido glicolico e l’acido lattico, gli altri alfa-idrossiacidi utilizzati sono l’acido citrico, alfa-idrossiottanoico e alfa-idrossidecanoico (1).Sin dal 1990 vi è stata una proliferazione di prodotti cosmetici contenenti alfa-idrossiacidi come ad esempio acqua di colonia, creme per la pelle, prodotti per il trucco, per i capelli, per le unghie, per il bagno e per l’abbronzatura. Come si può evincere dalla tipologia del prodotto, alcuni di questi vengono utilizzati giornalmente permanendo, inoltre, nella zona di applicazione, altri, invece, vengono utilizzati periodicamente facendo poi seguire alla loro applicazione un esteso risciacquo (2). E’ interessante notare come nel 1997 la registrazione di cosmetici contenenti acido glicolico è aumenta di circa 42 volte.
L’azione di revisione della sicurezza d’uso di questi composti è stata iniziata dalla FDA sin dal 1994 (2-4) sulla base di studi clinici che hanno valutato l’effetto delle radiazioni ultraviolette (UV) sulla cute, dopo esposizione agli alfa-idrossiacidi. La sensibilità della cute alle radiazioni UV è infatti la principale causa dei danni indotti dall’esposizione ai raggi solari che può determinare, in seguito ad una breve esposizione, scottature e per esposizioni per lunghi periodi, un aumentato rischio di invecchiamento della cute (5). Studi sperimentali ed epidemiologici hanno inoltre dimostrato che l’esposizione prolungata alle radiazioni UV solari è un fattore di rischio primario per alcuni tipi di tumore cutaneo (6-8).
Segnalazione di reazioni avverse agli alfa-idrossiacidiLe prime segnalazioni di eventi avversi agli alfa-idrossiacidi (EA), da parte dei consumatori, sono state ricevute dalla FDA tra il 1989 ed il 1991. Sono stati infatti ricevute 5 segnalazioni che erano riferite ad una linea cosmetica, per la cura della pelle, che conteneva acido glicolico (2). Gli EA segnalati includevano bruciore, tumefazione ed alterazione della pigmentazione cutanea. In seguito a tali segnalazioni i prodotti furono ritirati dal commercio, anche se le analisi eseguite dall’FDA dimostrarono l’assenza di alfa-idrossiacidi e la presenza, invece, di fenolo e resorcinolo. Tuttavia queste segnalazioni resero cosciente l’FDA dell’aumento in commercio di prodotti cosmetici contenenti alfa-idrossiacidi.
Nel periodo 1992-1993 furono ricevute dall’FDA dieci segnalazioni di EA di tipo dermatologico ascrivibili a prodotti cosmetici contenenti alfa-idrossiacidi. Nel 1994 il numero delle segnalazioni salì a 32. In totale tra il 1992 ed il febbraio 2004 il numero di segnalazioni ricevute dall’FDA ammontava a 114.
La tipologia degli EA includeva: bruciore (45), dermatite o rash cutaneo (35), tumefazioni (29), alterazioni della pigmentazione cutanea (15), pustole o (14), esfoliazione cutanea (13), prurito (12), irritazione o fragilità cutanea ( 8 ), ustione chimica (6) ed aumento di scottature per esposizione solare.
Studio sulla sicurezza degli alfa-idrossiacidi come componenti di prodottti cosmeticiNel giugno del 2000 l’Associazione Prodotti Cosmetici, per l’Igiene Personale e Fragranze (Cosmetic, Toiletry and Fragrance Association; CTFA) ha inviato alla FDA una petizione dei consumatori che invocava norme precise per l’etichettatura dei prodotti cosmetici contenenti alfa-idrossiacidi. Sulla base di questa richiesta gli esperti del CTFA e quelli dell’FDA hanno rivalutato la sicurezza dell’impiego di tali composti come componenti di prodotti cosmetici.
Gli studi clinici presi in considerazione per tale valutazione hanno riguardato, come già esposto, gli effetti delle radiazioni UV sulla cute dopo esposizione agli acidi glicolico e lattico, che sono tra gli alfa-idrossiacidi più utilizzati in cosmetica. Lo studio ha incluso anche i sali e gli esteri di questi acidi includendo il glicolato di ammonio, calcio, potassio, sodio e trietanolamina lactates; il glicolato di metile, etile, propile e di butile; il lattato di ammonio, calcio, potassio, sodio e trietanolamina; il lattato di metile, etile, isopropile e butile; il lauril, miristil, cetil lattato. Il tipo di indagine effettuata riguardava la formazione di cellule apoptotiche che vengono prodotte in seguito all’esposizione ai raggi UV e la minima quantità di radiazione UV, principalmente UVB, richiesta per indurre eritema cutaneo (2-5). Infatti la formazione di tali cellule e l’eritema sono le principali risposte della cute alla scottatura solare (5). E’ stata altresì studiata la formazione, indotta dai raggi UV, di dimeri di ciclopirimidina, che è un tipo di alterazione del DNA. Si è così dimostrato che effettivamente gli alfa-idrossiacidi inducevano una sensibilizzazione della cute Alle radiazioni UV (UVB e radiazioni mimiche dei raggi solari).
E’ proprio sulla base dei risultati di questi studi che sono state decise le caratteristiche di impiego, nei prodotti cosmetici, di questi due acidi e dei loro derivati (sali ed esteri semplici) (3).
Attualmente Il Centro Nazionale per gli Studi Tossicologici della FDA sta valutando l’effetto dell’esposizione a lungo termine a questi composti con uno studio di fotocancerogenesi. (2) per stabilire gli effetti che il trattamento con acido glicolico abbia sull’induzione di tumori cutanei indotti, nel topo, dalla radiazione solare.
BIBLIOGRAFIA1.Yates, R.L., and D.C. Havery, "Determination of Phenol, Resorcinol, Salicylic Acid and α -Hydroxy Acids in Cosmetic Products and Salon Preparations," Journal of Cosmetic Science, vol. 50, pp. 315-325, 1999.
2.Barrows, Julie N., Memorandum to the Administrative File, "Guidance for Industry: Labeling for Topically Applied Cosmetic Products Containing Alpha Hydroxy Acids as Ingredients," Office of Cosmetics and Colors, CFSAN, FDA, September 12, 2002.
3.Andersen, F. A., Ed., "Final Report on the Safety Assessment of Glycolic Acid, Ammonium, Calcium, Potassium, and Sodium Glycolates, Methyl, Ethyl, Propyl, and Butyl Glycolates, and Lactic Acid, Ammonium, Calcium, Potassium, Sodium, and TEA-Lactates, Methyl, Ethyl, Isopropyl, and Butyl Lactates, and Lauryl, Myristyl, and Cetyl Lactates," International Journal of Toxicology, vol. 17, supplement 1, pp. 1-241, 1998.
4.FDA, Memoranda of Meetings of AHA Review Committee, May 6, 1997, and February 12, 1997, and index of reviewed information.
5.Hawk, J. L. M., Ed., "Photodermatology," Arnold Publishers, Chapters 4, 6, and 7, pp. 43-52 and 69-102, 1999.
6.DeGruijl, F. R., J. B. VanDerMeer, and J. C. VanDerLeun, "Dose-Time Dependency of Tumor Formation by Chronic UV Exposure," Photochemistry and Photobiology, vol. 37, pp. 53-62, 1983.
7.Strickland, P. T., et al., "Quantitative Carcinogenesis in Man: Solar Ultraviolet B Dose Dependence of Skin Cancer in Maryland Watermen," Journal of the National Cancer Institute, vol. 81, pp. 1910-1913, 1989.
8.Forbes, P. D., et al., "Simulated Stratospheric Ozone Depletion and Increased Ultraviolet Radiation: Effects on Photocarcinogenesis in Hairless Mice," Cancer Research, vol. 42, pp. 2796-2803, 1982.
Fonte:
http://www.farmacovigilanza.org/cosmetovigilanza/corso/0507-01.asp