L'aglio: la panacea dei poveri
di Paolo Ghiara “Ecco, và nelle case di Circe con questo benefico farmaco,
che giorno mortale può allontanare dal tuo capo.
Ti svelerò tutte le astuzie funeste di Circe.
Farà per te una bevanda, getterà nel cibo veleni,
ma neppure così ti potrà stregare: lo impedirà
il benefico farmaco che ti darò, e ti svelerò ogni cosa.”
Così Hermes consegna ad Odisseo l’antidoto dicendo di metterne un po’ in tutto quello che gli sarebbe stato offerto da bere, e la ‘dedalea’ Circe, che trasformava gli uomini in animali facendogli perdere ogni dignità umana, viene sconfitta dal bulbo nero del ‘moly’.
È lo stesso Hermes che ci descrive l’aspetto della magica pianticella: “Nero era nella radice ed il fiore simile al latte... gli dei lo chiamano moly e per gli uomini mortali è duro strapparlo: gli dei però possono tutto”. Generazioni di botanici si sono sbattezzati per identificarla e un certo accordo sembra si sia trovato solo di recente: il moly altro non è che un aglio selvatico, chiamato per l’appunto Allium moly. Ed ecco allora di nuovo che attraverso il mito si tramanda una informazione acquisita dall’uomo millenni fa: l’aglio ha proprietà prodigiose. Vediamo perchè.
La malattia presso gli antichi era considerata il frutto di una maledizione, conseguenza della magia nera esercitata da un avversario. Ecco che l’aglio, usato per le sue potenti proprietà curative, si guadagna ben presto la proprietà di scacciare le fatture e le malìe i cui effetti erano appunto le malattie che esso guariva. L’aglio è stato così da sempre associato alla protezione dalle ‘malie’ e dalle fatture e perfino dai vampiri... chi non ricorda poi il grande Peppino de Filippo che faceva salmodiare al suo Pappagone la celebre formula: “Aglie e fravaglie, fattura ca nun quaglia...”?
Resti di aglio sono stati trovati in caverne abitate dall’uomo 10mila anni fa. Una tavoletta sumerica del 3.000 a.C. contiene una prescrizione medica in cui si consiglia l’uso dell’aglio. Gli egizi lo adoravano e gli dettero anche un alto valore commerciale (con sette chili di aglio si poteva comprare uno schiavo!). Il Papiro Ebers, il più antico testo di medicina noto, contiene più di venti rimedi in cui l’aglio era il componente essenziale contro i morsi dei serpenti, la cefalea, i vermi intestinali, problemi cardiaci, tumori e disturbi mestruali. Agli schiavi egizi se ne dava una dose giornaliera, ritenendo che esso potesse prevenire le malattie e dare grande potenza ai muscoli. Durante la costruzione di una piramide venne a mancare l’aglio, e si dovette ridurre la razione che i costruttori ricevevano... ne risultò il primo sciopero della storia.
Gaio Plinio Secondo, noto come ‘Plinio il vecchio’, descrive nella sua ‘Naturalis Historia’ oltre sessanta ricette con l’aglio contro affezioni varie, dal raffreddore al verme solitario, dall’epilessia alla sordità e perfino alla lebbra. In India l’uso dell’aglio per contrastare la lebbra era noto da migliaia di anni. Quando l’India divenne una colonia, i conquistatori inglesi dettero ai lebbrosi il nomignolo di ‘peel-garlic’ (sbuccia-aglio), in quanto essi passavano l’intera giornata seduti in terra a sbucciare spicchi d’aglio e mangiarli.
Dunque l’aglio assunse presto il ruolo di medicina dei poveri, degli schiavi e dei lebbrosi. Attivo contro molte affezioni, veniva chiamato la ‘panacea dei poveri’ o la ‘teriaca dei contadini’. Chi lo masticava spesso aveva però un pessimo alito, e quindi avere l’alito che sa di aglio era in passato segno di appartenenza ad una classe sociale bassa.
Altro componente responsabile delle proprietà farmacologiche dell’aglio è il solfuro di allile, un tioetere, attivo nella difesa contro i radicali liberi, responsabili dei processi di invecchiamento delle cellule. Il solfuro di allile, una volta ingerito, viene lentamente eliminato attraverso l’espirazione, ed è il responsabile del famoso ‘alito agliato’.
Si è accennato all’attività antimicrobica dell’aglio. I medici militari inglesi, francesi e russi durante il primo conflitto modiale (1915-1918) usavano il succo d’aglio per prevenire le infezioni delle ferite. L’Armata Rossa, durante la seconda guerra mondiale, ne fece un uso così largo che l’aglio prese il nome di ‘penicillina russa’. L’aglio uccide i batteri della tubercolosi, quelli responsabili delle intossicazioni alimentari, delle ulcerazioni del cavo orale (afte) e delle infezioni vescicali (cistiti). È anche attivo contro il batterio responsabile dell’ulcera gastroduodenale, l’ Helicobacter pylori. Alcuni studi hanno dimostrato anche una attività antimicotica nei confronti dell’agente responsabile del ‘piede d’atleta’ e nelle infezioni vaginali da Candida albicans. L’aglio è anche in grado di contrastare le infezioni generate dai virus influenzali. E non basta, sembra che l’aglio abbia anche proprietà immunostimolanti.
L’infuso di aglio è un rimedio tradizionale nelle infezioni delle vie respiratorie e nella medicina popolare è considerato un vero e proprio ‘antinfluenzale’.
Recentemente l’aglio è stato definito ‘potente almeno quanto l’aspirina’ nella prevenzione degli attacchi cardiaci. Questa proprietà è dovuta ad almeno due attività note: la riduzione della pressione sanguigna, e la riduzione dei livelli di colesterolo. Inoltre è stata osservata una significativa attività anticoagulante che gli conferisce un ruolo possibile come coadiuvante nella prevenzione degli emboli. Queste attività sono da attribuirsi sembra non solo all’allicina ma anche ad un’altra sostanza presente nell’aglio, l’ajoene.
Un’altra proprietà importante e riconosciuta sperimentalmente all’aglio è la riduzione del tasso glicemico. Aggiungere, se piace, un po’ d’aglio alla dieta non potrà che essere di aiuto ai pazienti diabetici che già seguono una terapia specialistica con farmaci adeguati.
Se Hermes e tutti gli dei dell’Olimpo ritornassero tra gli umani sarebbero contenti di vedere che per l’antidoto donato ad Odisseo è stata recentemente dimostrata anche la capacità di contribuire alla eliminazione del piombo e di altri metalli pesanti dall’organismo.
Precauzioni: l’uso di estratti dell’aglio in dosi medicinali deve essere sempre effettuato sotto il controllo di medici specialistici (ricordo il servizio di Fitoterapia attivo presso il Policlinico Le Scotte di Siena) onde evitare l’insorgenza di interazioni pericolose, soprattutto in quei pazienti che seguono una terapia anticoagulante. È stato infatti osservato un effetto additivo sulla attività antiaggregante di farmaci come il warfarin. È utile anche sapere che l’allicina passa nel latte materno durante l’allattamento, e questo potrebbe provocare delle piccole coliche al neonato.
E per l’alito ‘agliato’ come si fa? Soprattutto in tempi moderni, in cui siamo meno abituati ai cattivi odori ed ai miasmi che incontravano per le città i nostri antenati fino a non troppe generazioni indietro, è indispensabile trovare un rimedio. Lo si trova facilmente masticando del prezzemolo, del finocchio o dei semi di cardamomo.
Concludo dicendo che semmai la definizione ‘farmaco portentoso’ si debba applicare ad una pianta, questa deve essere sicuramente il volgare, popolano e...’puzzolente’ aglio! E speriamo che Circe, forse colpevole soltanto di essere di una bellezza cosi ‘incantevole’ da far perdere la testa a tutti gli uomini che la vedevano, abbia perdonato Odisseo se ‘quella sera’ aveva... l’alito pesante.
Fonte:
sienafree.it