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« inserita:: Luglio 29, 2008, 10:49:50 am » |
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28-07-2008
Nanoparticelle ecco come ci avvelenano
di Giuliana Tambaro
Il dottor Ken Donaldson dell’Università di Edimburgo ha divulgato la notizia della tossicità dei nanotubi di carbonio associati alle fibre di amianto. Molti centri di ricerca ne hanno diffuso la notizia della tossicità a livello polmonare e ciò ha allarmato la comunità scientifica internazionale. Il primo allarme, in Italia, è stato diffuso nel 2002 da Antonietta Gatti dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Nel 2006, sono state poi effettuate ricerche dall’Università di Tor Vergata e dall’Università Cattolica di Roma, insieme all’Università di Parma, sulle analogie esistenti con le fibre di amianto.
Il problema della tossicità dei nanotubi e delle nanoparticelle è piuttosto complesso, dato che le nanoparticelle sono presenti in moltissimi prodotti in commercio (dalle automobili agli aerei, dai cosmetici ai medicinali, dalle vernici ai tessuti, dai dentifrici alle racchette da tennis).
La situazione può apparire, decisamente critica, afferma Achille Marconi, dirigente del Dipartimento ambiente dell’Istituto superiore di sanità, ma bisogna evitare inutili allarmismi.
Quotidianamente chi vive in città respira aria con decine di migliaia di nanoparticelle per centimetro cubo, provenienti dai processi di combustione e dai tubi di scarico delle automobili; la scienza imputa proprio alla tossicità delle nanoparticelle, la responsabilità di gravi patologie polmonari, cardiovascolari ed anche cerebrali.
L’aspetto positivo di questo “status quo” è che i nanomateriali non si disperdono nell’ambiente. Per fronteggiare la tossicità delle nanoparticelle e le relative conseguenze negative per la salute dell’essere umano, in Italia, i ricercatori si accingono ad esaminare un progetto portato dall’Ispels sui lavoratori delle industrie manifatturiere. La Commissione Ue, ad inizio 2008, ha varato un codice deontologico, per i ricercatori che si occupano di nanoparticelle. Il testo, invita a rispettare il principio di prevenzione, anticipando gli eventuali problemi che le nanoparticelle possono creare all’ambiente ed alla salute dei cittadini.
Fonte: opinione.it
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