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Autore Discussione: Farmaci che ammalano  (Letto 215 volte)
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« inserita:: Luglio 18, 2008, 12:14:32 am »

Vendere un farmaco come se fosse una gomma da masticare. Ecco come l’industria farmaceutica ha pensato di espandere il proprio mercato, inventando nuove malattie per allargare a dismisura il numero dei potenziali clienti-pazienti.

Segnare un confine tra sani e malati oggi non è più possibile. Tutti possono essere considerati affetti da una qualche patologia da curare con un bel farmaco, quasi una pozione magica di lunga vita, se non si considerano gli effetti collaterali. Dopo trent’anni il sogno funesto di Herry Gadsden, direttore generale della nota casa farmaceutica Merck, si è tragicamente avverato. Gadsden voleva che la sua azienda potesse assomigliare ad una fabbrica di gomme da masticare, così da vendere medicinali a tutti e non solo alle persone malate. Ma come è stato possibile ampliare il target delle aziende farmaceutiche? Semplice, è bastato coinvolgere anche i soggetti sani, ampliando indebitamente i confini delle malattie umane e trasformando gli alti e bassi della vita quotidiana in veri e propri disturbi da curare. Così la timidezza diventa fobia sociale, la vivacità un deficit attentivo, la menopausa una malattia da deficienza ormonale e lo stress il sintomo dell’ipertensione.

“Farmaci che ammalano e case farmaceutiche che ci trasformano in pazienti” è il titolo di un libro di Ray Moynihan e Alan Cassels, che svela il modo in cui la macchina promozionale dell’industria farmaceutica sta trasformando la normalità in patologia medica, allo scopo di ampliare il mercato dei medicinali. Anche i soggetti a rischio non vengono considerati più come tali, ma già affetti da un disturbo che necessita terapie farmacologiche preventive.

Campagne pubblicitarie, meeting, conferenze, pubbliche relazioni, personaggi famosi come testimonial delle campagne pubblicitarie sono tra le prime armi che le case farmaceutiche adottano, facendo leva, soprattutto negli Usa, sulle blande restrizioni normative che investono la promozione dei medicinali. Il risultato: un’accozzaglia di messaggi subdoli, unidirezionali e poco chiari. I meccanismi di questo fenomeno hanno portato a una drastica riduzione della soglia sopra la quale si viene considerati malati, creando e sfruttando uno stato d’ansia e di paura tra persone che, seppur sane, sono angosciate dalla propria condizione di salute. Vince Parry, esperto di pubblicità specializzato nella forma più sofisticata di vendita di medicinali, ha elencato una serie di strategie da usare per massimizzare le vendite:
• dare attenzione ad una malattia poco conosciuta,
• conferire un nuovo nome o una nuova definizione a un vecchio disturbo,
• creare un nuovo collegamento tra malattia e relativa medicina.

A incrementare questa fittissima organizzazione di vendite, però, non è solo la pubblicità. Molte energie vengono spese per coltivare buoni rapporti tra le case farmaceutiche, gli informatori, i medici e gli stessi pazienti. Ecco, dunque, che fioccano viaggi premio, pizzette per gli specializzandi, corsi di formazione gratuita, sponsorizzazioni, incontri con i pazienti per diffondere la consapevolezza sulle malattie di cui sono considerati a rischio.
Peccato che in questi incontri manchi la corretta informazione, nascosta tra una serie di dati statistici ingannevoli di cui gli ascoltatori hanno scarsa esperienza. Sebbene negli ultimi tempi trovare materiale di qualità sui rischi e i benefici dei farmaci stia diventando più facile, trovare informazioni valide, accessibili, aggiornate e indipendenti sulle malattie per ora è quasi impossibile.

Insomma, i rischi per la salute aumentano, mentre potrebbero diminuire drasticamente. Spesso per eliminare un normale e naturale disturbo fisico basterebbe prendersi un po’ più cura di noi stessi, cambiando le nostre abitudini alimentari, facendo attività fisica e smettendo di fumare. Perché intervenire sull’ipertensione con psicofarmaci e perché contrastare il normale corso della menopausa con terapie ormonali? Talvolta la soluzione migliore e meno invasiva potrebbe essere in qualche rimedio naturale, anche una semplice tisana. I farmaci spesso vengono presi in considerazione solo per i benefici che da essi si possono trarre, tuttavia faremmo bene a fare più attenzione agli effetti collaterali. La storia del Lotronex, farmaco campione di incassi somministrato per la così detta sindrome da intestino irritabile, ha conosciuto spiacevolissimi risvolti. Dalla sua assunzione sono emersi due gravi effetti collaterali, la perforazione delle pareti intestinali e la colite ischemica (quando il sangue smette di affluire all’intestino) che in alcuni casi sono terminati con la morte dei pazienti. Nonostante la comunità scientifica non sia stata in grado di definire quali tipi di pazienti fossero effettivamente a rischio nell’assunzione di Lotronex, è servito parecchio tempo prima che questo medicinale scomparisse dai banchi delle farmacie.

La nostra salute ci sta rimettendo insieme, naturalmente, al portafoglio che tende sempre più a prosciugarsi. Perché invece di prescrivere farmaci di minore costo c’è chi prescrive quelli più cari, ovvero gli ultimi arrivati sul mercato. Ma è sempre vero che gli ultimissimi prodotti siano i migliori? Va bene avere fiducia nella ricerca scientifica, ma talvolta le cose non sono sempre così semplici. Lo studio ALLHAT sui farmaci somministrati per la pressione alta ha messo a confronto quattro tipi diversi di farmaci, tra cui il più vecchio ed economico, il più recente e costoso. Il risultato è stato che per molti pazienti che hanno bisogno di un medicinale per abbassare la pressione sanguigna, i vecchi diuretici a basso dosaggio sono altrettanto efficaci, più sicuri ed economici. Una brutta notizia per le case farmaceutiche, ma finalmente una buona notizia per tutti gli altri.

Ray Moynihan, statunitense, è uno dei più autorevoli scrittori al mondo nell’ambito della ricerca sulla salute. I suoi lavori sono comparsi su The Age, Sydney Morning Herald, The Australian Financial Review, The British Medical Journal, Lancet e New England Journal of Medicine.
Alan Cassels è un ricercatore canadese che opera nell’ambito dello studio delle politiche adottate rispetto ai farmaci.

Carolina Rosetti
13/5/2006
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