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« inserita:: Agosto 16, 2008, 07:40:39 pm » |
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L’hanno presentata come una svolta epocale per noi consumatori: in realtà l’obbligo di indicare in etichetta le sostanze che possono scatenare reazioni allergiche, sebbene strumento efficace per prevenire disturbi cutanei, non ci tutela affatto dalla tossicità del prodotto cosmetico.
Entrerà in vigore il prossimo mese, venerdì 11 marzo per la precisione, la direttiva europea 2003/15/CE che prevede maggiori obblighi informativi per i cosmetici a tutela della salute dei consumatori.
Per quella data tutte “le preparazioni diverse dai medicinali la cui funzione è esclusivamente estetica” (questa la definizione di cosmetico per la legislazione italiana) dovranno riportare sulle etichette i nomi delle sostanze ritenute potenzialmente allergenizzanti, in grado cioè di indurre reazioni allergiche su soggetti sensibili. L’SCCP (Comitato Scientifico per i prodotti destinati ai Consumatori dell’Unione Europea) ha stilato un elenco di 26 sostanze, di sintesi, ma anche naturali, che rappresentano la principale sorgente di dermatiti allergiche da contatto. Si tratta, senza volerle indicare nel dettaglio, di fragranze (10,2%), coloranti di tinture per capelli (6,8%), eccipienti (6,1%) e conservanti (4,9%) che, sebbene presenti in percentuali all’apparenza inconsistenti, possono scatenare reazioni allergiche. La direttiva impone che tali sostanze, oggi spesso nascoste sotto una generica voce “profumo” o “aroma” vengano indicate utilizzando il nome dell’Inci (International nomenclatur cosmetic ingredient) anche là dove siano utilizzate per la realizzazione di una fragranza brevettata e protetta dalle norme sulla proprietà intellettuale.
Bene, direte voi. Certo: non si può negare che l’indicazione dei componenti potenzialmente allergizzanti rappresenti un’importante novità per chi soffre di dermatiti da contatto legate all’uso dei cosmetici. Se il consumatore conosce la sostanza a cui è allergico può, leggendo l’etichetta, evitare i cosmetici che la contengono. Va però detto che la nomenclatura internazionale non aiuta: “i nomi sono molto tecnici e di difficile comprensione”, come ha fatto notare Alessandro Merlo dell’Adiconsum.
Nomi a parte c’è un altro aspetto ben più problematico da considerare: paradossalmente viene fatto obbligo di segnalare componenti che non sono dannosi in sé (causano allergie solo in alcuni soggetti sensibili), mentre riescono ancora una volta a farla franca le cosiddette Cmr, sostanze cancerogene, mutagene e tossiche per la riproduzione. La loro messa al bando nei prodotti cosmetici ancora non è stata definitivamente approvata: la direttiva europea 2003/15/CE afferma che “considerati i rischi particolari che le sostanze classificate come cancerogene, mutagene o tossiche possono comportare per la salute umana , il loro utilizzo nei prodotti cosmetici dovrebbe essere vietato.”
Perché l’uso di quel condizionale? Perché non vietarle di fatto? La ragione va purtroppo ricercata nel nostro sistema consumista dove la pressione di una lobby (in questo caso quella delle industrie cosmetiche europee) l’ha ancora una volta vinta sul diritto alla salute dei cittadini.
Alessandra Mariotti 10/2/2005
Fonte: buonpernoi.it
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