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Cristiana Di Stefano Forum  |  General Category  |  ELEMENTI TOSSICI  |  Cos'è l'amianto? (Moderatore: cristiana)  |  Discussione: Duemila morti per l'amianto 0 utenti e 1 Utente non registrato stanno visualizzando questa discussione. « precedente successivo »
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Autore Discussione: Duemila morti per l'amianto  (Letto 164 volte)
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« inserita:: Ottobre 12, 2008, 02:12:45 am »

11/10/2008

TORINO, CHIUSA LA MAXI INCHIESTA DI GUARINIELLO

Il pm chiede il processo per i vertici della Eternit:«Disastro doloso»

ALBERTO GAINO-TORINO
«Cambiare rotta» è il titolo del saggio sullo sviluppo eco-sostenibile che Stephan Schmidheiny scrisse nel 1992 (pubblicato in Italia dal Mulino).
Il procuratore vicario torinese Raffaele Guariniello chiede ora il rinvio a giudizio dell’ex vertice della multinazionale Eternit per i reati di disastro doloso e omissione volontaria di misure antinfortunistiche, dall’aprile 1952 al 24 febbraio 2008 (ultimo decesso), causando la morte di 2056 persone e la malattia di altre 830, 267 delle quali mai sono entrate in uno stabilimento Eternit.

Sono mogli o figli di operai che hanno respirato le fibre sbriciolate d’amianto sulle tute da lavoro dei propri cari. Sono vicini di casa degli stabilimenti italiani della multinazionale svizzera. Sono persone che ne hanno respirato la polvere nei cortili di campagna, sulle strade, nelle proprie abitazioni: gli scarti di lavorazione del terribile cemento-amianto, in particolare a Casale Monferrato, venivano ceduti per poco, o anche donati, a chi ne facesse uso per compattare la superficie di un’aia o coibentare il sottotetto.
E’ stata e sarà purtroppo una lunga e silenziosa strage di innocenti che gli epidemiologi prevedono si esaurisca solo nei prossimi decenni: il carcinoma polmonare, i mesoteliomi pleurici e peritoneali, la stessa asbestosi e le altre patologie da amianto hanno una lentissima latenza.

Non è un caso che sia stato Guariniello a promuovere e a concludere la più coraggiosa (per numeri e obiettivi) inchiesta sulle responsabilità di aver taciuto per decenni - dagli Anni 20 del secolo scorso per l’asbestosi, dagli Anni 60 per le altre gravi malattie - la pericolosità di utilizzare amianto nella produzione. Il magistrato torinese approda a questa indagine da centinaia di singoli casi di lavoratori del Torinese colpiti dal minerale killer.

Nel 2004, ricevute le denunce di alcuni ex immigrati italiani in Svizzera per essersi ammalati negli stabilimenti elvetici di Eternit, decise per il salto di qualità delle indagini.
Affiancato dai pm Sara Panelli e Gianfranco Colace, ha raccolto 200 mila pagine di documenti e le testimonianze di ex dirigenti della multinazionale. E ha messo sotto accusa la strategia dei vertici internazionali, individuando le responsabilità di Stephan Schmidheiny e del barone belga Jean Louis Marie Ghislain de Cartier de Marchienne che data l’età (88 anni) avrà una posizione defilata nel processo.

L’inchiesta tocca la gestione degli ordini ai manager degli stabilimenti di Cavagnolo (provincia di Torino), Casale Monferrato (Alessandria), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli). Dove l’indagine epidemiologica disposta dai pm ha rintracciato 577 lavoratori o cittadini colpiti dall’amianto. A Napoli e dintorni nessuno aveva mai evidenziato le proporzioni del fenomeno.
Che vi possa essere stato dolo e che non si parta più da singoli casi è il segno di una svolta processuale in Italia e in Europa. Per arrivare in tempi rapidi a una prima sentenza e al risarcimento alle vittime o ai loro famigliari. La trattativa fra i legali di Schmidheiny, colpito anche nella sua nuova immagine di guru dell’ambientalismo (ha collaborato con Bill Clinton, tenuto conferenze all’Onu e in Vaticano), e quelli delle vittime si è arenata un anno fa. Gli avvocati svizzeri proponevano 70 milioni di euro per tutti, rateizzati in 15 anni.

Duro è il capo di imputazione anche nei dettagli: «Gli imputati hanno omesso di adottare i provvedimenti per contenere l’esposizione all’amianto: impianti di aspirazione localizzata, adeguata ventilazione dei reparti, utilizzo di sistemi a ciclo chiuso, limitazione dei tempi di esposizione, procedure di lavoro atte a evitare la manipolazione manuale, sistemi di pulizia degli indumenti di lavoro in ambito aziendale».

Seconda accusa, «non hanno informato i lavoratori sui rischi di un’esposizione incontrollata». Accusa estesa alle attività esterne per «la fornitura di materiali di amianto a civili... determinando un’esposizione altrettanto incontrollata, continuativa e a tutt’oggi perdurante, senza informare le cittadinanze dei rischi e, per giunta, inducendo un’esposizione di fanciulli e adolescenti anche nelle attività ludiche».

Fonte: lastampa.it
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