Riassunto
Questa ricerca, commissionata da Greenpeace Italia ad un laboratorio indipendente olandese (TNO), ha l’obiettivo di rilevare la presenza
di composti pericolosi in 12 beni di consumo acquistati sul mercato italiano: detergenti per la casa, giocattoli, T-shirt sportive, lettori DVD
e detergenti per bambini. Il risultato più preoccupante è che proprio i prodotti per bambini, come giocattoli, T-shirt sportive, prodotti per la pulizia dei neonati, contengono i livelli più elevati delle sostanze pericolose sottoposte ad analisi, incluso ftalati, alchilfenoli, organostannici
e muschi sintetici. Queste evidenze dimostrano come i bambini siano sottoposti ad una maggiore esposizione chimica rispetto agli adulti, nonostante sia una fascia di popolazione molto più vulnerabile agli effetti dei composti pericolosi.
Introduzione
Le analisi condotte da Greenpeace negli ultimi due anni hanno fornito un contribuito alle ricerche già esistenti sulla presenza diffusa dei composti pericolosi nel nostro ambiente. I test di laboratorio effettuati sulla polvere domestica, sull’acqua piovana e sul sangue umano hanno confermato la contaminazione di queste diverse matrici con una varietà di composti. Molte delle sostanze trovate in queste indagini possono causare effetti dannosi sugli animali, alterando le funzioni ormonali, causando l’insorgenza di cancro, difetti alla nascita o
alterando la riproduzione. Hanno, inoltre, la capacità di accumularsi o persistere nell’ambiente, entrare nella catena alimentare e infine bioaccumularsi nei nostri corpi. In modo specifico, l’esposizione dei bambini ai composti dannosi determina un rischio particolare, data la sensibilità chimica di molti processi fondamentali dello sviluppo che riguardano questa fascia di età
(1). Nel 2003, ulteriori ricerche condotte da Greenpeace hanno identificato composti pericolosi in diversi beni di consumo, fra cui cosmetici, tessili, giocattoli e prodotti per la pulizia della casa; fra i risultati è stata rilevata la presenza di sostanze dannose negli abiti per bambini
della Disney e in 36 marche di profumi
(2). Nel momento in cui Greenpeace conduce questa serie d’indagini, con le ultime evidenze presentate in questo studio, la Commissione europea e gli Stati membri della UE stanno discutendo la nuova proposta di legge relativa alla produzione, uso e commercializzazione dei composti chimici all’interno dell’Europa. Fra i molti elementi della proposta legislativa UE, nota con l’acronimo di REACH (Registration, Evaluation and Authorisation of Chemicals), vi è un requisito per cui l’utilizzo dei composti identificati come “estremamente problematici” potrà essere consentito solo laddove venisse concessa un’autorizzazione specifica. I deputati al Parlamento europeo stanno ora dibattendo se includere o meno, come clausola nella procedura di autorizzazione, un requisito di sostituzione di quei composti altamente pericolosi laddove esistano sostanze o tecnologie alternative più sicure.
In un recente rapporto di Greenpeace (3) sono presentate diverse alternative all’uso di composti chimici pericolosi nei beni di consumo. L’adozione del principio di sostituzione nel sistema REACH, come prerequisito per questi composti, spingerà verso l’innovazione e l’adozione di soluzioni che conducano ad uno stile di vita più sostenibile e con meno prodotti tossici. Rimane solo da vedere se i politici dell’Unione europea sceglieranno di continuare con la chimica del passato oppure se vorranno sostenere le tecnologie pulite del futuro.
Le nostre ricerche, incluso il presente rapporto, dimostrano quanto sia urgente introdurre “l’obbligo di sostituzione” nel sistema REACH
allo scopo finale di arrivare a eliminare le sostanze pericolose dai beni di consumo.
Additivi chimici in 12 prodotti di consumo
A marzo 2005, Greenpeace Italia ha commissionato al laboratorio TNO Environment and Geosciences (TNO) le analisi di 12 beni di consumo sulla presenza di un gruppo selezionato di sostanze pericolose (4).
L’obiettivo è effettuare, da una parte, un’ulteriore indagine sull’uso di composti chimici nei prodotti di consumo e, dall’altra, aumentare la consapevolezza dell’opinione pubblica rispetto alla potenziale esposizione umana ad un gruppo selezionato di sostanze chimiche.
Le aziende sono state scelte in modo casuale, ed i prodotti d’uso comune sottoposti alle analisi sono: 2 prodotti per la pulizia della casa,
4 giocattoli, 2 T-shirt sportive, 2 lettori DVD e 2 prodotti per la detergenza dei neonati.
Questi generi di consumo sono stati testati per 5 gruppi di sostanze pericolose, ovvero ftalati, alchilfenoli e alchilfenoli etossilati, muschi sintetici, ritardanti di fiamma bromurati e composti organostannici.
Composti target dell’indagine
Le analisi hanno focalizzato l’attenzione su specifici composti pericolosi, il cui impiego nei comuni beni di consumo, nonostante la scarsa documentazione a riguardo, è già noto. Sono stati selezionati cinque gruppi principali di sostanze in base alle loro proprietà intrinseche di pericolosità e al loro elevato volume di utilizzo nei generi di largo impiego. Tutte le singole sostanze, o i gruppi di composti a cui appartengono, sono già state identificate nella Strategia sulle Sostanze Pericolose della Convenzione OSPAR, relativa alla protezione dell’ambiente marino del Nord Est Atlantico (siglata dalla Conferenza Ministeriale delle Commissioni di Oslo e Parigi nel 1992 ed entrata
in vigore nel 1998). Per soddisfare l’obiettivo della Convenzione di fermare gli scarichi, le emissioni e le fuoriuscite di tutte le sostanze pericolose nell’ambiente marino entro il 2020, la Strategia sulle Sostanze Pericolose identifica queste sostanze come composti che
devono essere sottoposti ad una azione prioritaria in virtù della loro pericolosità per l’ambiente marino.
Nonostante questi 5 gruppi di composti pericolosi non siano gli unici ad essere usati abbondantemente nei generi di consumo, possono essere considerati rappresentativi di un problema molto più vasto:
Alchilfenoli (nonilfenolo, ottilfenolo e loro derivati) – principalmente utilizzati come tensioattivi non ionici nei detergenti industriali, sono impiegati anche nei trattamenti di finitura dei tessuti e del pellame, nelle pitture ad acqua e come componenti di alcuni prodotti per la cura della persona. Gli alchilfenoli sono persistenti, bioaccumulanti e tossici per la vita marina. Nonilfenolo e altri alchilfenoli hanno la capacità
di mimare gli ormoni estrogeni naturali. Recenti ricerche hanno evidenziato che l’esposizione ai composti alchilfenoli potrebbero danneggiare direttamente il DNA, le cellule spermatiche e alcune funzioni nei mammiferi.
Difenileteri polibromurati o PBDE (un gruppo comune di ritardanti di fiamma bromurati) – applicati ai tessuti e/o incorporati nelle materie
plastiche, nelle schiume e nei componenti di articoli elettrici ed elettronici per prevenire o ritardare la propagazione del fuoco. I ritardanti
di fiamma bromurati sono composti persistenti e, in alcuni casi, bioaccumulanti che possono fuoriuscire dai prodotti in cui sono aggiunti durante la produzione, l’uso e lo smaltimento di questi beni di consumo. I difenileteri polibromurati sono riconosciuti come contaminanti ambientali ampiamente diffusi, rilevati dall’Artico ai fondali oceanici, fino agli organismi umani. Sembrano avere la capacità di interferire
con lo sviluppo, specialmente del sistema nervoso (comportamento), nonché di interferire con l’ormone tiroideo (comunicazione).
Composti organostannici – mono - e dibutil stagno (MBT, DBT), così come mono- and diottil stagno (MOT, DOT) - utilizzati come
stabilizzatori nelle plastiche, in special modo nel PVC. Il tributilstagno (TBT) è utilizzato, oltre che come agente antivegetativo nelle vernici marine, nei trattamenti contro gli acari della polvere e la muffa in alcuni tappeti ed in altri prodotti tessili. I composti organostannici sono contaminanti diffusi nell’ambiente marino, e si accumulano nei pesci, balene e delfini. Nei mammiferi, manifestano tossicità sul sistema immunitario e nervoso, in alcuni casi agli stessi livelli, o a livelli inferiori, di quelli riscontrati nel sangue umano.
Ftalati (esteri ftalici) - impiegati principalmente come ammorbidenti delle plastiche in PVC, incluse pavimentazioni, carte da parati, mobili, stampe sui tessuti e giocattoli, così come ingredienti di cosmetici e profumi. Sono considerati i principali contaminanti a livello globale sia negli ambienti indoor che outdoor. Due ftalati impiegati comunemente, lo ftalato di bis-2-etilesile (DEHP) e lo ftalato di dibutile (DBP), sono
classificati come tossine riproduttive nella Unione europea. Altri ftalati in uso comune sono comunque fonte di preoccupazione, soprattutto
in riferimento ai loro effetti su fegato e reni, come nel caso dello ftalato diisononile (DINP) e dello ftalato di dipentile (DIDP). L’evidenza di questi impatti sanitari ha condotto di recente alla proposta di un bando europeo sull’uso di tre ftalati (DEHP, DBP, BBP) in tutti i prodotti
per bambini, mentre l’impiego di altri tre ftalati (DINP, DIDP, DNOP) sarà solo proibito nei giocattoli e negli articoli per bambini al di sotto
dei tre anni, destinati ad essere introdotti nella bocca.
Muschi sintetici – sono fragranze impiegate come additivi nei detersivi, profumi per ambienti domestici, creme per le mani, saponi,
profumi, in sostituzione dei muschi naturali più costosi. A causa della loro persistenza, i muschi sintetici sono ampiamente distribuiti nell’ambiente. Due nitromuschi, il muschio xilene (MX) e il muschio chetone (MK), e due muschi policiclici, il tonalide (AHTN) e il galaxolide (HHCB) costituiscono più del 95% dei muschi sintetici presenti sul mercato europeo. Evidenze crescenti suggeriscono che questi muschi comunemente usati, o i loro metaboliti, potrebbero essere capaci di interferire con i sistemi di comunicazione ormonale nei pesci, anfibi e
mammiferi ed aumentare gli effetti dell’esposizione ad altre sostanze tossiche. Nonostante l’attività estrogenica del tonalide (AHTN) e del galaxolide (HHCB) sia relativamente debole, gli effetti anti-estrogenici di questi composti sono stati osservati anche a concentrazioni di
oltre 100 volte inferiori.
Risultati dell’indagine
Nel presente studio sono stati analizzati 12 prodotti di consumo per verificare la presenza di cinque gruppi di sostanze target, i cui risultati sono riassunti nel rapporto del laboratorio TNO all’indirizzo:
http://www.greenpeace.it/inquinamento/chimica/rapporto_TNO_2005.pdf
Il risultato delle analisi più sorprendente è che i prodotti per bambini sono quelli che contengono i livelli più elevati di alcuni dei composti pericolosi testati in questa indagine.
Due dei giocattoli contengono concentrazioni estremamente elevate dello ftalato DINP, in particolare “Barbie Fashion Fever” con oltre 150.000 mg/Kg di DINP (pari a circa il 15% del peso totale) e “Spiderman Flip ‘n zip” con oltre 85.000 mg/Kg di DINP (ovvero 8,5% del
peso), mentre solo uno dei due campioni presenta alti livelli di un altro ftalato, il DIDP trovato in concentrazioni di 11.455 mg/Kg (Barbie).
Le analisi hanno rilevato la presenza anche di altri ftalati (DCHP, DEHP), anche se in concentrazioni più basse.
Fra i giocattoli sono stati trovati anche altri composti, come il nonilfenolo e i composti organostannici.
Anche le stampe presenti sulle T-shirt sportive per bambini, la “Maglia bielastica Beba Girl collection (5 anni)” e la “K.T.Shirt MC Sport&Stripes”, presentano ftalati e, di nuovo, il composto predominante è il DINP (rispettivamente con circa 12.000 mg/kg e 7.000 mg/kg);
in più, sono stati trovati altri ftalati, quali il DEHP e BBP. La “Maglia bielastica Beba Girl collection (5 anni)” contiene, anche, 354 mg/kg di nonilfenoli etossilati.
Entrambi i prodotti per la detergenza dei bambini contengono composti pericolosi, in particolare “Mustela babygel, bain mousse e'veil” presenta 327 mg/kg di muschio galaxolide e 106 mg/kg di muschio chetone, mentre “Babygella Bagno delicato” contiene concentrazioni inferiori rispettivamente di 9,3 mg/kg di galaxolide e 42 mg/kg di muschio chetone. Uno dei due prodotti, Mustela babygel, presenta inoltre
lo ftalato DEP (589 mg/kg), mentre Babygella Bagno delicato i nonilfenoli etossilati in quantità pari a 98 mg/kg.
Il fatto che in questa indagine le concentrazioni più elevate dei composti pericolosi sottoposti ad analisi siano state trovate nei beni di consumo impiegati per i bambini è di sicuro fonte di particolare preoccupazione. I bambini, infatti, hanno la capacità di assorbire più efficacemente i composti chimici e di metabolizzarli (ed eliminarli) molto più lentamente rispetto agli adulti. In questo modo, i bambini rappresentano la fascia di popolazione a più alto rischio dovuto all’esposizione ai composti chimici pericolosi, i cui effetti si potrebbero manifestare nella crescita con l’insorgenza di patologie (1).
La sostituzione verso soluzioni innovative
La maggior parte dell’opinione pubblica preferisce non sapere che i composti impiegati nei prodotti di consumo si accumulano nell’ambiente, nei bambini e nel proprio sangue. Benché l’impatto sanitario e ambientale dell’uso dei composti pericolosi sia difficile da quantificare, sempre più aziende, organizzazioni non governative e decisori politici stanno sostenendo la necessità di un approccio precauzionale. Attualmente molti composti pericolosi sono utilizzati a livello commerciale nonostante l’esistenza di alternative più sicure
solo perché non esiste un requisito legislativo o economico che imponga la sostituzione sistematica. Il Principio di Sostituzione è un
metodo che consente di sostituire le sostanze pericolose con alternative più sicure laddove queste siano disponibili.
Alcune compagnie stanno già avviando una politica aziendale che prevede la sostituzione, ovvero l’eliminazione di queste sostanze dai prodotti che commercializzano (3). Tra questi esempi, possiamo citare Chicco, un produttore di giocattoli e prodotti per bambini, che ha deciso di eliminare la percentuale residua di utilizzo di PVC, circa il 3% dei suoi prodotti a catalogo, entro i prossimi tre anni. Samsung e Nokia si sono impegnati ad eliminare gradualmente diverse sostanze pericolose dai loro prodotti, fra cui i ritardanti di fiamma, i composti organostannici e la plastica in PVC (5).
L’emanazione di Regolamenti, come la recente Direttiva UE sulla Restrizione delle Sostanze Pericolose nei prodotti elettronici, anche
grazie ad una maggiore sensibilità dell’opinione pubblica, alle accresciute richieste degli utenti a valle, all’affermazione dei principi di responsabilità e tutela dei lavoratori, nonché secondo etica aziendale e vantaggio competitivo stanno tutti insieme conducendo le
compagnie verso l’attuazione del principio di sostituzione e l’eliminazione graduale delle sostanze chimiche che suscitano particolare preoccupazione per il loro impatto ambientale e sanitario. Esistono, però, molti casi in cui le aziende si rifiutano di cambiare e di attuare
una politica volontaria di sostituzione, determinando un lento sviluppo dei sostituti più sicuri, che sta inoltre avvenendo solo in particolari settori. Esistono diverse Direttive europee, oltre che accordi internazionali, come la Strategia sulle Sostanze Pericolose della Convenzione OSPAR (1992) e la Convenzione di Stoccolma (2001), che hanno già adottato il principio di sostituzione.
REACH per un futuro migliore: introdurre il principio di sostituzione
Il sistema REACH, la proposta riforma della chimica in Europa, ha tutto il potenziale di definire una procedura di autorizzazione attraversi
cui si potrebbero sostituire ed eliminare gradualmente le sostanze pericolose, in particolare quelle più problematiche con proprietà
dannose per la salute pubblica e per l’ambiente. Queste sostanze, definite dal sistema REACH come “estremamente problematiche”, includono composti persistenti, bioaccumulanti, tossici (PBT), quelli molto persistenti e molto bioaccumulanti (vPvB), i composti che possono causare l’insorgenza di un tumore, danni alla riproduzione e indurre mutazioni genetiche (CMR) ed i composti che possono danneggiare il sistema ormonale (interferenti endocrini). Mentre rimane ancora da verificare quali siano i composti che saranno
ufficialmente identificati come sostanze “estremamente problematiche” secondo il sistema REACH, le evidenze emergenti sulle caratteristiche pericolose dei composti target di questa indagine sottolineano chiaramente la necessità che ciò sia preso in seria considerazione.
La proposta REACH, pubblicata dalla Commissione europea nell’ottobre 2003, è stata sottoposta ad un’intensa attività di lobby da parte dell’industria. L’attuale bozza di regolamento contiene un escamotage nella procedura d’autorizzazione che potrebbe consentire l’uso continuato delle sostanze “estremamente problematiche” anche quando sono disponibili alternative più sicure, consentendo all’industria
di poter convincere le autorità pubbliche che i rischi legati all’impiego di questi composti possono essere “adeguatamente controllati”.
Tutto ciò nonostante il fatto che, semplicemente, il concetto del controllo adeguato non può essere applicato per molti composti pericolosi, soprattutto per quelle sostanze che sono persistenti e bioaccumulanti.
Greenpeace sostiene che, per far sì che REACH possa proteggere l’uomo dall’esposizione ai composti chimici pericolosi, l’autorizzazione per l’impiego delle sostanze “estremamente problematiche” non deve essere concessa a meno che non siano disponibili alternative più sicure e il loro uso risulti essenziale per la società. Questo è il “principio di sostituzione”.
Alcune aziende stanno rispondendo alla crescente preoccupazione dei consumatori sulla presenza dei composti sintetici nei generi di consumo, adottando politiche di eliminazione graduale e di sostituzione di alcune sostanze dannose. Questi esempi dimostrano come un approccio innovativo verso una nuova generazione di prodotti più sicuri possa ugualmente portare a un successo commerciale; altre
aziende dovrebbero seguire l’esempio di quelle innovative.
Comunque, gli impegni volontari non sono sufficienti per guidare il settore verso l’innovazione e soluzioni sostenibili. Questa indagine dimostra che le aziende continueranno a produrre generi di consumo che contengono composti pericolosi, anche nel caso dei prodotti per bambini, fino a quando la legislazione lo permetterà. E’ fondamentale che REACH preveda un sistema normativo vincolante a garanzia
della salute dell’uomo e dell’ambiente, attraverso l’attuazione di una politica chimica basata sulla precauzione, guidando in questo modo il settore verso l’innovazione.L’opportunità di emendare il sistema REACH è ora nelle mani dei deputati al Parlamento europeo e dei ministri
di governo, che potranno così rafforzare il testo nella direzione di una sempre maggiore e concreta tutela della salute pubblica dai composti pericolosi presenti quotidianamente.
Bibliografia
1. Dorey, Catherine N. PhD., (2003) Contamination of the Child, Greenpeace, October 2003, ISNB 1-903907-06-3,
http://www.greenpeace.org/international/press/reports/chemical-legacy-contaminatio
2. Peters, R.J.B., (2003) Hazardous Chemicals in Consumer Products - Test Results, 19 October 2003, http://www.greenpeace.org/international/press/reports/hazardouschemicals-in-consume
Determination of selective additives in consumer products, 1 April 2004, http://www.greenpeace.org/international/press/reports/determination-ofselective-
add. Greenpeace (2004) Finding Chemo - Toxic Childrenswear by Disney,
15 April 2004, http://www.greenpeace.org/international/press/reports/finding-chemo-toxicchildren.
Greenpeace International (2005) Perfume - An Investigation of Chemicals in 36 Eaux de Toilette and Eaux de Parfum, 10 February 2005,
http://www.greenpeace.org/international/press/reports/perfume-an-investigation-of
3. Clean Production Action, (2005), Safer Chemicals Within Reach, Using the Substitution Principle to drive Green Chemistry.
Why Substitution in EU REACH chemical regulation will drive green solutions.
Originally published in 2003, updated 28 February 2005.
http://www.greenpeace.org/international/press/reports/safer-chemicals-within-reach
4. Peters, R.J.B., (2005), Chemical Additives in Consumer Products, TNO report, R&A-I R 2005/066, March 2005, commissioned by Greenpeace Italy
5. La “Casa dei veleni” di Greenpeace, un database relativo ai prodotti di consumo e ai produttori, http://www.greenpeace.org.uk/Products/Toxics/chemicalhouse.cfm?producttypeid=15&productid=84
in italiano a http://www.greenpeace.it/inquinamento/chimica/databaseprodotti.pdf
in olandese a http://www.greenpeaceweb.org/lichaamzondergif/producten.asp
in francese a www.vigitox.org
in spagnolo a http://archivo.greenpeace.org/toxicos/html/chemicalhouse.html
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