OGM-Vigilanza
Rubrica curata dalla D.ssa Marina Mariani, autrice dei libri: "Gli organismi geneticamente modificati", ed. Xenia - "Gli additivi. Come riconoscere le sostanze nocive aggiunte in ciò che mangiamo", ed Macro - "Alimenti geneticamente modificati", ed Hoepli
Questa è la traduzione di un articolo apparso nel marzo del 2007 ancora facilmente consultabile in rete sul sito della CRII GEN; mi permetto di farne una traduzione il più possibile fedele per renderlo facilmente divulgabile. E’ troppo importante che anche gli italiani (che notoriamente masticano poco l’inglese) vengano a conoscenza di questi fatti ed è ora di finirla di farci raccontare che “ gli ogm sono più controllati degli altri prodotti” . Ai luminari che si ostinano a fare queste affermazioni chiedo con tutto il cuore di smetterla di prenderci in giro o, in alternativa, di informarsi meglio, perché un test di sicurezza che dura al massimo 90 giorni è decisamente insufficiente e, dal punto di vista scientifico, dilettantesco.
La vicenda non è purtroppo conclusa, a breve avrete le traduzioni degli ulteriori sviluppi e dei carteggi tra CRII-GEN ed EFSA (per chi non sapesse chi è l’EFSA chiarisco che è l’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare , ovvero il maggior organo europeo incaricato di supervigilare sulla nostra salute).
Marina Mariani - 18 febbraio 2008
Un problema serio: il mais autorizzato MON 863 non è adatto al consumo
Per la prima volta al mondo uno studio indipendente sui rischi per la salute di un mais che è già stato autorizzato per il consumo dimostra che esistono sintomi di tossicità epatorenale. Si tratta di una controanalisi effettuata de CRII-GEN (Ente Indipendente Francese) di uno studio presentato dalla Monsanto su topi nutriti con mais gm MON 863 per un periodo di 3 mesi.
I dati grezzi sono quelli usati per ottenere il rilascio a livello internazionale per fini commerciali di questo mais. I sintomi scoperti nel rianalizzare i dati sono consistenti e sono evidenziati da un confronto con topi delle stessa origine genetica, della stessa età e allevati in gabbie nelle stesse condizioni, che però hanno assunto una dieta equilibrata, fissata come equivalente di controllo, ma senza le tossina Bt, che è l'insetticida prodotto dal mais in questione. In media le femmine mostrano un aumento di peso, un aumento significativo della glicemia e dei lipidi ematici, un aumento del peso del fegato rispetto al peso del corpo e danneggiamento della funzionalità renale.
Al contrario, i maschi hanno perso peso, sono risultati più sensibili a livello renale, i reni si sono ridotti rispetto al corpo e nelle urine si sono modificate le percentuali degli ioni analizzati. Questo induce a pensare a un nefropatia. Questi ultimi sintomi si verificano spesso con l’età, ma in questo caso i soggetti erano giovani ( 5 mesi al termine del test). Sono stati anche cercati marcatori delle funzioni epatiche. Si tenga presente che prodotti tossici come i pesticidi provocano regolarmente effetti differenti a seconda del sesso, come accade durante le fasi iniziali di un tumore. Non è possibile nel caso di un esperimento avente una durata così breve (3 mesi) identificare l’inizio di una particolare malattia. Tuttavia si può notare una reazione degli organi deputati alla detossificazione. Le variazioni di peso di questi animali non sono state valutate statisticamente da Monsanto, che ha pubblicato uno studio su questo soggetto nel 2006. Il rapporto Monsanto omette anche le analisi chimiche delle urine. Le statistiche non erano dettagliate e i protocolli discutibili.
1) solleviamo obiezioni sulle ragioni per cui le autorità non hanno richiesto uno studio indipendente delle analisi statistiche effettuate da Monsanto, che avrebbe evidenziato questi problemi.
2) ci chiediamo come mai le autorità non abbiano richiesto un prolungamento di questi esperimenti
3) ci chiediamo come mai le autorità non hanno richiesto analisi relaive agli ormoni sessuali, che possono essere modificate dai diversi effetti a seconda del sesso.
I dati di Monsanto che hanno permesso di fare questa controvalutazione sono stati ottenuti per vie legali. Questi dati sono stati considerati “confidenziali” non solo dalla compagnia ma anche dagli Stati Europei e dalla Comunità Europea. Questi dati tuttavia erano relativi al mais MON 863 il quale produce un insetticida chiamato “Cry3Bb1 modificato” che si supponeva uccidesse un insetto classificato come Coleottero Crisomelide, la Diabrotica virgifera. Questo insetto è particolarmente devastante per le colture di mais ed è stato recentemente introdotto alcune volte in Europa tramite voli aerei. Questo mais recentemente autorizzato in Europa contiene anche un gene che codifica la resistenza a un antibiotico. I test della Monsanto sono piuttosto insufficienti come prova, sebbene siano allo stesso tempo i più dettagliati e i più lunghi mai effettuati al mondo sui mammiferi, dopo il consumo di questa pianta; e questi sono i tipici test regolamentari per gli ogm (la cui durata prevista è al massimo di 90 giorni soltanto).
Dato che produce un nuovo insetticida intrinseco, questo ogm appartiene alla seconda delle più importanti categorie di ogm coltivati e commercializzati nel mondo. Gli altri ogm assorbono un erbicida senza risentirne. Quindi gran parte degli ogm sono piante diserbanti.
Per la cronaca, questi test sono stati oggetto di controversia in Francia e nel 2003 hanno provocato un disaccordo tra esperti, in particolare nella commissione francese di genetica biomolecolare (CGB). CRIIGEN (la commissione di ricerca indipendente e informazione sull’Ingegneria Genetica) era preoccupata della possibile debolezza scientifica e ha chiesto alle autorità incaricate di regolamentare gli ogm (EFSA N.d.t.) di visionare i dati grezzi.
Questi dati sono stati tenuti secretati come confidenziali fino a quando Greenpeace Germania non ha vinto la causa legale contro Monsanto; questo fatto ha costretto la compagnia a rendere pubbliche le analisi di sangue e urine dei topi usati nell’esperimento. I dati grezzi erano contenuti in oltre 110 pagine di tabelle di numeri e calcoli. Un gruppo di lavoro CRIIGEN, comprendente il Prof. Seralini (Ricercatore in pesticidi ed esperto governativo di ogm, Università di Caen), Prof. Collier (Biostatistico, Università di Rouen) e Dott. Spiroux de Vendomois (fisico e specialista in tutela ambientale) hanno concluso uno studio e rivalutato questi dati. Il lavoro è stato condotto indipendentemente da Monsanto o altri produttori di ogm.
Queste valutazioni certamente sufficienti a richiedere una immediata moratoria del mais MON 863 e di tutti i suoi ibridi per alimentazione umana o animale, oltre a più attenti studi di nutrizione. Questo mais non può essere considerato sicuro da mangiare. Chiediamo urgentemente una moratoria sugli altri ogm già approvati dopo aver corretto gli attuali metodi usati per stabilirne la salubrità.
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Una vergognosa decisione
giovedì 14 giugno 2007
Apprendo da greenplanet: Dopo il voto di marzo del Parlamento Europeo che, con la scelta di una soglia di contaminazione accidentale dello 0,1% per gli alimenti da agricoltura biologica aveva fatto sperare in una maggiore tutela per il settore, è un preoccupante il passo indietro il voto dei ministri dell’agricoltura dell’Unione europea. E' stato raggiunto infatti, un accordo politico su un nuovo regolamento per il biologico, che ha portato i ministri dell'UE ad abbandonare l'idea di una soglia di contaminazione di pura rilevabilità tecnico-strumentale (lo 0,1%), a favore di un ben più pericoloso 0,9%. Niente da fare quindi per il Parlamento Europeo che, nel corso della votazione di marzo, aveva reclamato il proprio diritto alla co-decisione in materia, un primo passo importante a garanzia delle vere istanze democratiche in seno all'Unione Europea, rappresentate appunto dal Parlamento, unico organo elettivo a Bruxelles.
Ma ci sono ancora speranze per i sostenitori dello zero assoluto o dello 0,1%?".
Insomma vogliono farceli mangiare a tutti i costi. Assisteremo rassegnati a questa imposizione? Tutto ormai è affidato al buon senso e alla serietà delle singole aziende del biologico, che saranno costrette, se vorranno tutelare se stesse e la propria immagine, a spendere più soldi per fare verifiche e per trovare materie prime decenti.
Un grazie davvero a questi illuminati ministri che, occupandosi di agricoltura, qualcosa dovrebbero pure conoscerla sugli ogm. Si vede di no. Di fronte a una simile decisione tuttavia non si può fare a meno di chiedersi fino a che punto questa gente sia in buona fede. E fino a che punto gli interessi il parere di quelli che li hanno eletti.
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Massachusetts: parere negativo sull'ingegneria genetica
martedì 12 giugno 2007
A partire dal 1 maggio, nel consiglio annuale cittadino 9 città del Massachusetts hanno espresso parere negativo sull’ingegneria genetica delle colture alimentari agricole. Si tratta di Charlemont, Shutesbury, Bernardston, Amherst , Granby , Ware, Sandisfield, Williamstown, e New Salem.
Queste risoluzioni rappresentano l’ultimo atto di un vasto movimento regionale iniziato nel 2002 e una profonda opposizione alle colture gm da parte delle associazioni di agricoltori.
Ogni città ha formulato una petizione nella quale si chiede:
- etichettatura obbligatoria per gli alimenti geneticamente modificati (da noi è obbligatoria da un pezzo ma a quanto pare gli Statunitensi non hanno ancora il diritto di sapere cosa mangiano);
- protezione dei diritti degli agricoltori nei confronti dalle corporazioni biotecnologiche
- una moratoria su ulteriori colture gm fino a quando sia provato da parte di scienziati indipendenti che sono sicure e che non possono danneggiare o creare pericolo per le coltivazioni familiari.
Una della tante informazioni che agli italiani non arrivano è che dall’inizio del 2000 sono ormai 111 le città del New England ad aver votato mozioni che sollevano dubbi sulle le colture gm.
Con queste ultime nove sono ormai 21 le città del Massachussetts e in più c’è Boston, nel Vermont sono 85 e molte altre in altri stati.
Quelli che propagandano l’assoluto favore degli americani nei confronti delle piante geneticamente modificate, o sono bugiardi, o sono poco informati.
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Annullato il brevetto Monsanto sulla Soia GM
giovedì 17 maggio 2007
Secondo l'Ufficio del Brevetto Europeo manca di innovazione.
Revocato per motivi tecnici il brevetto della multinazionale Monsanto su tutti i tipi di semi e di piante di soia geneticamente modificati.
Dopo 13 anni la corte d'appello dell'Ufficio del Brevetto Europeo, EPO, con sede a Monaco, ha infatti accolto le argomentazioni di un ampio fronte di organizzazioni della società civile, non riconoscendo al brevetto EPO301749 un elemento di novità e giudicando la documentazione insufficiente a rendere l'invenzione replicabile da altri scienziati.
La vicenda risale al 1994, quando Agracetus, una piccola impresa biotech statunitense, ottenne il brevetto per una tecnologia che copriva un'ampia varietà di piante e semi di soia trasformati geneticamente. Il gruppo ambientalista canadese RAFI, oggi ETC, organizzò una battaglia legale con il supporto di Greenpeace e di altre associazioni critiche verso il sistema di proprietà intellettuale sulla materia vivente, giudicato immorale e non valido sul piano tecnico.
Il monopolio garantito dal brevetto spinse anche alcune grandi industrie agrochimiche e sementiere ad unirsi al ricorso contro Agracetus, e fra queste la stessa Monsanto, che nella sua opposizione chiese il ritiro del brevetto in quanto privo dell'elemento innovativo. Ma le possibilità di profitto spinsero poi la multinazionale a cambiare strategia: nel 1996 Monsanto acquistò la matrice originaria dal centro di ricerca Agracetus e ne fece il più grande laboratorio di ricerca e trasformazione della soia.
Oggi l'azienda detiene il monopolio su tutte le varietà e i semi di soia ingegnerizzate, indifferentemente dal tratto o dalla tecnica impiegata, il che equivale a circa il 90% del mercato mondiale di soia transgenica. La sentenza dell'Ufficio del Brevetto Europeo rappresenta un traguardo importante nella lotta contro la privatizzazione della materia vivente in quanto ne intacca il principio cardine, quello della presunta innovazione.
“Consiglio dei Diritti Genetici”, 17 maggio 2007
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Friuli: “STOP agli ogm fino al 2008
mercoledì 16 maggio 2007 - “Il Messaggero Veneto”
La Regione conferma la sospensiva a ogni tipo di sperimentazione
Vietare l'utilizzo di organismi geneticamente modificati (Ogm) fino alla fine del 2008 aspettando il risultato del comitato tecnico nazionale che entro il 30 giugno dovrebbe prenda posizione in materia, fornendo alle Regioni le linee guida per legiferare. Sembra questo il risultato che uscirà dalla II commissione che oggi alle 14.30 avvierà la discussione sul disegno di legge proposto dall'assessore alle Risorse agricole Enzo Marsilio. Ma oggi probabilmente i commissari non arriveranno al voto facendo slittare ancora la decisione sul ddl e in attesa quindi del responso nazionale.
«Prima dell'inizio dell'estate il Comitato tecnico nazionale dovrebbe trovare un accordo - spiega il presidente della commissione Mirio Bolzan (Ds) - e considerato che questo tavolo è stato istituito tra tutte le Regioni, attendiamo di conoscere le conclusioni di questo lavoro legiferando poi secondo le indicazioni di questo gruppo di lavoro. Per questo motivo il discorso della data, se cioè proibire l'utilizzo degli Ogm fine alla conclusione del 2007 o del 2008, non rappresenta un problema perché - conclude Bolzan - naturalmente si tratta di un provvedimento necessario proprio in attesa del risultato del tavolo tecnico».
Il ddl è costituito da cinque articoli e, in assenza di norme specifiche per l'applicazione del principio di coesistenza tra Ogm e agricoltura convenzionale e biologica, contiene le norme per la salvaguardia delle colture da possibili contaminazioni di Ogm. Per questa ragione i governi regionali hanno istituito un tavolo comune il cui risultato è atteso entro la fine dell'anno. Nel frattempo esisterà il divieto a coltivare e utilizzare a fini agricoli specie geneticamente modificate. La II commissione ha anche ascoltato le categorie come ordini professionali e associazioni agricole e dopo le audizioni il voto è già slittato una volta, situazione che probabilmente si ripresenterà anche oggi. Nel frattempo a ribadire il proprio no agli Ogm è la Coldiretti Fvg , convinta che l'opposizione dei consumatori al biotech nei piatti made in Italy sia dimostrata dal successo della campagna "Liberi da Ogm".
«Quest'iniziativa in breve tempo - scrive l'associazione - ha portato moltissimi Comuni del Fvg ad adottare delibere contro il biotech, grazie anche al supporto del vasto movimento di opinione trasversale sia politicamente sia socialmente riunito nella coalizione "Liberi da Ogm" che ha anche predisposto un manifesto per impedire che la contaminazione da biotech del biologico italiano possa concretizzarsi».
Coldiretti non è contraria alla ricerca scientifica, ma «oggi non abbiamo alcuna certezza che i prodotti Ogm non siano dannosi per le colture e l'ecosistema».
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