Uno studio pubblicato su “Lancet” attribuisce la sindrome da iperattività infantile all’uso di coloranti artificiali nei cibi. Ma tra le cause potrebbe esserci anche l’inquinamento/ Tranquillità chimica
di GIULIANA LOMAZZI
Il problema della sindrome da iperattività infantile, attribuita di volta in volta alle cause più disparate, è di nuovo balzato agli onori della cronaca. Questa volta le accuse ricadono sull’uso eccessivo di coloranti negli alimenti. A puntare il dito contro gli additivi artificiali è una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Lancet. Secondo lo studio, la sindrome da deficit di attenzione e iperattività infantile (nota con l’acronimo Adhd) sarebbe da imputare proprio ai coloranti. L’esperimento condotto da un gruppo di ricercatori dell’università di Southampton ha rivelato che il loro consumo abituale è associato a un aumento dell’iperattività nei bambini di 3 e 8-9 anni. Ma c’è chi pensa che fermarsi alla correlazione con la presenza di sostanze chimiche nei cibi possa essere riduttivo.
Come Luciano Pecchiai, primario patologo dell’ospedale dei bambini “Vittore Buzzi” e direttore del centro di Eubiotica umana di Milano. «Non si tratta soltanto di una questione alimentare» spiega il professore, che fra le cause dell’Adhd inserisce anche l’abitudine di guardare per troppe ore al giorno la tv. I bambini si abituano a un linguaggio fatto di immagini e per loro le lezioni diventano difficili perché faticano a prestare attenzione alle parole. Ma non è tutto.
«Indubbiamente tutti i prodotti chimici, dal campo agronomico agli additivi del sistema alimentare – aggiunge Pecchiai – influiscono sulla crisi eccito-motoria e sull’incapacità di saper fissare l’attenzione nell’apprendimento. Ma su queste problematiche influiscono anche l’inquinamento ambientale e soprattutto quello da elettrosmog». Sul banco degli imputati salgono così anche lo smog e le polveri sottili, accompagnati da fili dell’alta tensione, onde dei cellulari, microonde, computer e tutto quanto è in grado di generare campi elettromagnetici. Forme di inquinamento che, secondo il professore, sono anche capaci di abbassare le difese immunitarie.
Che fare dunque per rimediare almeno in parte alle minacce che gravano sui nostri bambini? Pecchiai, antesignano dell’alimentazione e della medicina naturali (già negli anni Sessanta raccomandava l’uso di pane integrale e prodotti biologici), non ha dubbi sul valore da attribuire alla dieta: alimenti freschi, vivi e crudi, prima di tutto. Servirebbe poi un ambiente più sano, cosa non certo facile da ottenere. Il professore consiglia di contrastare i campi elettromagnetici artificiali dotandosi di un anionizzatore.
L’apparecchio, da utilizzare nella zona notte della casa, emette ioni negativi che contrastano l’attività nociva di quelli positivi prodotti dai campi elettromagnetici. Così le difese immunitarie possono risultare rafforzate e l’organismo è in grado di reagire meglio alle minacce dell’ambiente circostante.
Anche se sull’Adhd non è stata detta ancora l’ultima parola, è evidente che non è possibile cercare un unico responsabile. È perciò importante porre attenzione a tutte le potenziali minacce provenienti dall’ambiente esterno e dalla dieta, ma certamente non è auspicabile ricorrere agli psicofarmaci.
10 gennaio 2008
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