29/01/07dal Corriere della Sera del 4 novembre 2004Pesto doc cancerogeno? Sembra di sì, se preparato triturando basilico «giovane». Cioè piantine alte 2-3 centimetri. Il pericolo è, infatti, nell' «età» della pianta. «Un pesto prodotto con piantine alte meno di 8-10 centimetri può contenere il metil-eugenolo, sostanza cancerogena per cui esistono limiti di assunzione fissati dalle leggi americane ed europee», spiega Francesco Sala, ordinario di Botanica Generale e Biotecnologia delle Piante presso l'università di Milano e membro, per l'Area Scienza e Alimentazione, della «Fondazione Umberto Veronesi».
Un esempio di come non ci si dovrebbe fidare dei cosiddetti prodotti naturali o biologici a scatola chiusa, mentre al contrario si demonizzano le biotecnologie e i cosiddetti Ogm senza possibilità di verifica o di contraddittorio scientifico. Replica Gianni Bottino, presidente della Coldiretti di Savona: «Puro terrorismo. Per legittimare gli Ogm si arriva al punto di paragonare il basilico genovese all' amanita falloide o ad altre specie di funghi o piante velenose». Ma allora si attacca il pesto per propagandare il basilico Ogm? «No - risponde Sala -, per ragionare sull' importanza della ricerca. Anche perché il basilico transgenico non esiste e nessuno pensa di crearlo».
Eppure l'allarme è stato lanciato a Milano durante la presentazione, da parte del professor Umberto Veronesi, di un documento firmato da 18 società scientifiche, in rappresentanza di 10 mila ricercatori, in difesa degli Ogm. Il primo Consensus Document su «Sicurezza alimentare e Ogm», promosso dalla Società italiana di tossicologia (Sitox).
Il basilico cancerogeno è stata una scoperta casuale. «E' avvenuta nel Centro di biotecnologie di Genova nel 1999 - spiega Sala -. L' obiettivo era spiegare perché il pesto doc è più buono degli altri. La sostanza individuata, in realtà, fa la differenza. In un piatto di spaghetti al pesto doc vi è una concentrazione di metil-eugenolo 600 volte superiore ai limiti considerati sicuri». Il che non vuol dire sviluppare un tumore, vuol dire che aumentano le probabilità di averlo. Usando basilico adulto il rischio si azzera. Perché? «Il metil-eugenolo protegge la pianta giovane da insetti e batteri - continua Sala - poi, crescendo, la molecola perde il metile e diventa innocua. Il lavoro scientifico è stato pubblicato nel 1999, ci fu una polemica e si mise tutto a tacere... Sarebbe stato invece interessante studiare le diverse varietà di basilico: noi ne utilizziamo 10-12, ma di un altro centinaio abbiamo i semi».
Morale: niente miti né tabù. I prodotti biologici sono da controllare come quelli transgenici e i secondi spesso sono più sicuri perché studiati per annullare un problema. «Le aflatossine - dice Veronesi - sono il cancerogeno più potente in natura, si sviluppano nel mais colpito da un insetto, la piralide. Il mais Ogm ne risulta 10-15 volte meno colpito. E le aflatossine possono finire nella polenta che mangiamo, ma anche nella carne o nel latte perché di mais si nutrono gli animali». Nel novembre 2003 la Lombardia ha buttato il 20% del suo latte per il contenuto elevato di aflatossine.
E attenzione anche a parlare di «contaminazione» tra campi Ogm e non. Nel caso del riso il polline non va oltre il mezzo metro e, per esempio, «nel caso del mais, percorre al massimo 25 metri - spiega Mirella Sari Gorla, cattedra di genetica alla facoltà di Scienze di Milano, -. Basterebbe quindi tenere alla giusta distanza (30 metri circa) i campi Ogm da quelli naturali».
In Italia, osserva Giorgio Cantelli Forti, presidente Sitox, «assistiamo poi a una contraddizione per cui si propone una legge anti-Ogm ma nelle università si addestrano 5.600 nuovi specialisti in biotecnologie. Che futuro avranno?». Insomma, conclude Giorgio Poli, preside della Facoltà di Medicina veterinaria di Milano, «siamo un popolo strano: ci preoccupiamo di cibi Ogm ma non di alimenti "sporchi" di tossine cancerogene, escrementi, metalli pesanti e pesticidi».
Mario PappagalloFonte:
http://www.corriere.it/sportello-cancro/articoli/2004/11_Novembre/09/basilico.shtml Leggete anche qui:http://www.ecn.org/uenne/archivio/archivio2004/un37/art3472.htmlhttp://www.galileo2001.it/materiali/documenti/ogm/04_10_28_veronesi.phphttp://guide.dada.net/agricoltura_biologica/interventi/2005/03/203516.shtml