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Autore Discussione: Un nuovo test per il fegato  (Letto 314 volte)
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« inserita:: Giugno 17, 2008, 08:16:44 pm »

29 Novembre 2007

L'ACIDO IALURONICO non serve soltanto alla medicina estetica. Si sta guadagnando infatti i galloni di sostanza ad alta valenza protettiva, cicatrizzante, stimolante della riparazione dello strato epiteliale e con poteri antinfiammatori ad ampio spettro.
Il perché è semplice: è una sostanza naturale, ed è il gel ricco di acqua nel quale sono sospese tutte le cellule, i vasi sanguigni, le fibre che compongono i tessuti viventi. La sua funzione, però, va ben oltre il semplice sostegno: con la sua fluidità, infatti, facilita gli scambi di elementi nutritivi e di informazioni biologiche fondamentali tra le cellule per il benessere di tutti gli organi. Tant'è vero che proprio la perdita di acido ialuronico, che viene progressivamente sostituito da più denso e fibroso, è uno dei processi che segnano l'invecchiamento dell'organismo nel suo complesso. Ma non c'è solo l'età ad alterare questa sostanza così utile, o le sue funzioni. Se ne sono ben accorti gli epatologi, cercando di capire se ci sia un rapporto tra fattori tossici per il fegato (sostanze chimiche, farmaci, virus, batteri), sviluppo di malattie epatiche e modificazioni a carico dell'acido ialuronico.
Hanno scoperto così che, misurandone i livelli nel sangue, si potrebbe sapere se qualcosa non va con un buon anticipo rispetto a quanto consentono i tradizionali parametri di funzionalità epatica, ALT (alanina-amino-transferasi), AST (aspartato-amino-transferasi), bilirubina.
 
In condizioni normali, infatti, nel sangue circola pochissimo acido ialuronico.

Quando però il fegato subisce un danno, le cellule dei vasi sanguigni reagiscono, rilasciando sostanze dette mediatori dell'infiammazione; si innesca una reazione a cascata, che chiude gli spazi normalmente deputati per il passaggio di acido ialuronico dal sangue al fegato e viceversa. Le conseguenze sono due: da un lato l'aumento delle concentrazioni di acido ialuronico all'interno dei vasi sanguigni, dall'altro l'iperproduzione di sostanze di tipo proteico, come il collagene. Queste si accumulano, dando il via a una delle alterazioni più gravi per le cellule epatiche: la fibrosi. Proprio l'aumento delle concentrazioni di acido ialuronico nel sangue, dunque, si propone come segnale precoce di sofferenza del fegato, aiutando quindi a individuare i soggetti su cui indirizzare controlli più approfonditi, per individuare eventuali malattie.
(cecilia ranza)

Fonte: repubblica.it
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