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Cristiana Di Stefano Forum  |  General Category  |  NOTIZIE E CURIOSITA' SU...  |  Farmacovigilanza (Moderatore: cristiana)  |  Discussione: I due volti della Talidomide (Contergan) 0 utenti e 1 Utente non registrato stanno visualizzando questa discussione. « precedente successivo »
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Autore Discussione: I due volti della Talidomide (Contergan)  (Letto 468 volte)
cristiana
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« inserita:: Luglio 12, 2008, 07:26:27 pm »

La Talidomide fu sintetizzata nei primi anni 50 in Germania dalla società farmaceutica Grunenthal.

Il farmaco ottenne l’indicazione come sedativo, antinausea ed ipnotico, rivolto in modo particolare alle donne e venne commercializzato a partire dal 1957, dopo alcuni anni di prove su animali.

Ben presto la commercializzazione della Talidomide fu estesa a quasi 50 Paesi con diversi marchi, tra cui Contergan.

Grunenthal, tramite la società americana Richardson-Merrell, cercò di registrare la Talidomide anche negli Stati Uniti, ma incontrò l’opposizione dell’Agenzia di controllo, FDA ( Food and Drug Administration ).

Con l’uso della Talidomide, cominciarono ad emergere i primi casi di neuropatia periferica e di bambini che nascevano con gravi malformazioni tra i quali la focomelia.
In altri casi i bambini nascevano con difetti agli occhi e alle orecchie o a carico di organi interni ( ad esempio l’intestino ).

Solo alla fine del 1960, la rivista medica, British Medical Journal, pubblicò una lettera di un medico inglese che segnalava casi di neuropatia periferica con l’impiego della Talidomide.

Ma il caso Talidomide scoppiò nel 1961 quando un pediatra tedesco segnalò più di 150 casi di malformazioni in neonati di madri che avevano assunto la Talidomide.

In seguito a queste dichiarazioni, alla fine del 1961 le Autorità sanitarie tedesche obbligarono Grunenthal a ritirare il farmaco dal commercio per i suoi effetti teratogenici, responsabili della nascita di migliaia di bambini focomelici.

Nonostante il ritiro in Germania la Talidomide rimase sul mercato ancora per diversi mesi in alcuni Paesi come l’Italia.

Si stima che la Talidomide provocò la nascita di 8.000 - 12.000 neonati con malformazioni. Inoltre, 40.000 persone svilupparono neuropatia periferica indotta dalla Talidomide.

In seguito, la maggiore conoscenza degli effetti della Talidomide ha permesso una sorta di riabilitazione del farmaco, che ha mostrato di possedere proprietà antiangiogeniche ed immunomodulanti.

Nel 1998 la Talidomide ha ottenuto l’approvazione dell’FDA ( Food and Drug Administration ) per il trattamento dell’eritema nodoso leproso, una complicanza dermatologica che riguarda pazienti affetti da lebbra.

L’impiego della Talidomide è stato autorizzato anche dalle Agenzie regolatorie di Francia, Australia, Nuova Zelanda, Turchia e Israele per alcune indicazioni quali il mieloma multiplo e l’eritema nodoso leproso.

In Italia il farmaco non è ancora registrato.

In campo oncoematologico, la Talidomide è utilizzata con risultati positivi soprattutto nel trattamento del mieloma.
I meccanismi di azione della Talidomide sono soprattutto di tipo antiangiogenico ( blocco dell’apporto di sangue al tumore e della formazione di nuovi vasi ) ed immunomodulatorio ( aumento della risposta immunitaria dell’organismo nei confronti del tumore ).

Numerosi studi hanno dimostrato l’efficacia della Talidomide nei pazienti con mieloma refrattario o recidivante, ma recentemente ne è stata evidenziata l’efficacia anche nei pazienti mai sottoposti a chemioterapia.

Pur non causando gli effetti collaterali tipici della chemioterapia ( nausea, vomito, caduta dei capelli, ecc ), la Talidomide può provocare eventi avversi anche gravi ( sonnolenza, stitichezza, neuropatia periferica, rash ecc ).

Uno studio, pubblicato su The Lancet dall’Intergroupe Francophone du Myelome ( IFM ) e che ha coinvolto quasi 500 pazienti di età compresa tra i 65 e i 75 anni mai sottoposti a chemioterapia, ha confermato l’importanza dell’impiego della Talidomide nella terapia del mieloma multiplo dell’anziano.
Nello studio, la terapia standard a base di Prednisone e Melfalan e la terapia con Melfalan seguita da trapianto di cellule staminali, sono state confrontate con uno schema terapeutico che prevedeva l’aggiunta di Talidomide.
Dopo un follow-up medio di 51,5 mesi è stata osservata una sopravvivenza mediana maggiore per i pazienti in terapia combinata con Melfalan, Prednisone e Talidomide, rispetto ai pazienti assegnati al protocollo Melfalan e trapianto di cellule staminali ( 51,6 mesi, 33,2 mesi e 38,3 mesi, rispettivamente ).

Secondo gli Autori il protocollo MPT ( Melfalan, Prednisone, Talidomide ) dovrebbe diventare lo standard per la terapia del mieloma multiplo in questa categoria di pazienti.

Nonostante gli effetti positivi ottenuti grazie all’impiego della Talidomide, sono necessari ulteriori studi per definire meglio i meccanismi di azione del farmaco, i dosaggi ottimali, il numero di somministrazioni ed i tempi ottimali di inizio e fine terapia. ( Xagena2007 )

Fonte: www.farmacologia.net
1) Wikipedia, 2007; 2) FDA, 2007; 3) The Lancet, 2007
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« Ultima modifica: Luglio 12, 2008, 07:30:57 pm da cristiana » Registrato

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« Risposta #1 inserita:: Luglio 12, 2008, 07:30:30 pm »

Fonte:
http://www.nonsoloabili.org/da-padova-ci-scrive-nadia-malavasi-presidente-di-tai-associazione-thalidomidici-italiano-onlus.htm

Nadia Malavasi è Presidente di Thalidomidici Italiani ONLUS, laureata in Lingue e Letterature str.mod., Master di Esperto della formazione e Gestione delle Organizzazioni di terzo settore, Scuola di perfezionamento in Bioetica anno acc. 2006-2007 e membro dell’esecutivo delle Associazioni del Comune di Padova - settore sanità. Da anni si batte per il riconoscimento dei diritti dei thalidomidici italiani e conta di vedere a breve riconosciuto l’impegno di questa associazione con il perfezionamento di una normativa in Italia coerente con quanto già legiferato in altri Paesi (riconoscimento di esenzioni, di un vitalizio, di un adeguato risarcimento) e magari la messa a disposizione da parte della città di Padova di un piccolo ufficio per l’associazione TAI Onlus presieduta da questa nostra generosa e determinata amica padovana. Nadia ha molte storie da raccontare, storie di amici e di amiche in Italia e all’estero che cercano supporto dall’associazione per continuare a lottare. Ma oggi con questo breve articolo ci ricorda che il 1° ottobre 2007 ricorre il 50° anniversario del Talidomide, il farmaco responsabile di tanta sofferenza. L’associazione di Thalidomidici Italiani ONLUS si è fatta parte attiva in questi anni per il riconoscimento dei giusti diritti dei propri associati e nei prossimi mesi verrà presentata una mozione in Consiglio Comunale a Padova ed organizzato un incontro con i parlamentari padovani per sollecitare l’assunzione di responsabilità del Paese nei confronti dei thalidomidici italiani.Per approfondimenti www.thalidomidicionlus.it. “Il primo ottobre 1957 a Stolberg in Germania Occidentale fu immesso per la prima volta sul mercato un farmaco, il “Contergan” contenente un principio attivo destinato a suscitare polemiche e scalpore infiniti: il talidomide. Inventato da Heinrich Műkter, che già lavorava nei lager nazisti, fu venduto sotto altri nomi in quasi tutto il mondo: per esempio il Distaval distribuito dalla la Distillers in Gran Bretagna, Australia e Nuova Zelanda, il Softenon in Finlandia e Spagna, insieme al Varial e il Noctosediv, ecc. A cavallo degli anni ’60 si incominciano a registrare troppe nascite di bambini deformi e si scoprì così il nesso eziologico tra bambini malformati, spesso senza braccia e gambe, e assunzione di talidomide in gravidanza. Infatti i farmaci contenenti talidomide erano pubblicizzati come innocui, privi di barbiturici, tanto da poter essere assunti anche dai bambini. Il Contergan veniva chiamato in Germania: “la baby sitter dei bambini”. In realtà bastano 50 mg di talidomide per procurare danni irreparabili all’embrione. Il ginecologo, dott. Mac Bride, dall’Australia, il Dott. Ralf Voss ed il Dott.Lenz, dalla Germania ed anche dalla G.Bretagna alcuni medici dettero l’allarme. Così nel ’61 in questi 2 ultimi Paesi per esempio, si ritirò il farmaco dal commercio. In Italia bisognerà attendere il 1962 (la G.U. 186 del 25 settembre ’62). I dati riportati di seguito evidenziano le specialità medicinali vendute ufficialmente dal 1959 al 1962. Come si può desumere dai dati, i farmaci furono venduti ufficialmente fino al ’62, ma non dimentichiamo il problema dello smaltimento delle scorte che i farmacisti senza scrupoli continuarono indisturbati a protrarre ben oltre questa data. In Italia, secondo testimonianze di madri affrante all’associazione Thalidomidici Italiani ONLUS (l’unica associazione italiana oggi ancora attiva) nacquero bambini Thalidomidici dal 1958 al 1965. Grazie alla nefanda esperienza dei thalidomidici nasce la farmacovigilanza ma nessuno ha mai ringraziato i thalidomidici, anzi, nel nostro Paese la patologia ha riconoscimento giuridico solo con la L.27 del 3 febbraio 2006, ottenuta da TAI ONLUS. I numeri dei bambini nati con embriopatia talidomidica nel mondo furono circa 20.000, solo per il Giappone si parla di 10.000 vittime dal resoconto della Fondazione Ishizue. Inoltre dal Contergan Verband risultano 7.000 vittime di cui 2.700 ancora vive solo in Germania, quindi non possono essere così pochi i thalidomidici europei, come appare di solito nelle cronache sul tema. Questo problema comunque fa capire ancora meglio come senza un adeguato censimento sia difficile stabilire la cifra esatta e comunque che si tenda nei report internazionali a minimizzare il fenomeno. La prima Associazione italiana dei “Genitori dei bambini focomelici” aveva sede a Torino dal 1963 al 1969, morta per esaurimento. I genitori, scorati e stanchi di combattere contro i mulini a vento dei vari governi e Ministri della Salute che non hanno portato alcun vantaggio ai thalidomidici, sciolsero l’associazione. E hanno provveduto da sé ai propri figli. Figli che nessuno poteva immaginare potessero vivere sopra i 35 anni, così veniva detto loro dai medici. Figli che era arduo guardare, sfasciare per la prima volta dopo che le ostetriche li consegnavano, spesso senza nascondere, dagli sguardi di commiserazione, alle proposte di infanticidio o altri comportamenti sconcertanti. Figli, i cui problemi sono ancor oggi risolti solo dalle loro famiglie, con genitori ormai vecchi, stanchi e spesso disabili anch’essi.

N.B: I Thalidomidici sono persone con varie disabilità soprattutto agli arti (dismelie, amelie, etc.), causate dall'assunzione durante la gravidanza delle madri del principio attivo “talidomide”, venduto in Italia ufficialmente dal 1959 al 1962.
02 ottobre 2007
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