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Autore Discussione: Ecografia 3D: il pericolo c'è ma non si vede  (Letto 697 volte)
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« inserita:: Agosto 09, 2008, 12:29:47 pm »

Post del 06/09/06

Fonte: Eugenius S B C et al. Prenatal exposure to ultrasound waves impacts neuronal migration in mice. PNAS 2006, 10.1073/pnas.0605294103.

Gli ultrasuoni emessi dagli apparecchi di ecografia interferiscono con lo sviluppo del cervello dei topi, interrompendone la crescita. Particolarmente dannose sono le esposizioni prolungate: «Lo sviluppo dei neuroni è essenziale per la crescita della corteccia cerebrale», spiega uno degli autori della ricerca pubblicata dal Proceedings of national accademy of science  «Noi abbiamo osservato che nel cervello embrionale del topo sottoposto a ultrasuoni un piccolo ma significativo numero di neuroni non segue lo sviluppo della corteccia e non migra nella posizione giusta».

In poche parole il cervello, durante la sua crescita, perde pezzi per strada.

Il dato potrebbe avere ricadute dirette anche per l’uomo, visto che le indagini diagnostiche con ultrasuoni sono le più utilizzate per controllare lo sviluppo dei feti umani.

Ben inteso, così come bisogna avere cautela nel giudicare quei farmaci che curano molte  malattie negli altri animali, ma non risultano utili quando li si applica all'uomo, così il risultato di questo studio non deve far perdere il sonno alle mamme in gravidanza.

Anzitutto il cervello umano è ben diverso da quello dei topi.
In secondo luogo le tre ecografie previste durante la gravidanza sottopongono i feti umani a una quantità minima di ultrasuoni, tale da non poter essere dannosa.

Tuttalpiù se ne potrebbe ricavare un invito di cautela. Insomma: non esagerare.

Il guaio è che lo spirito commerciale che sta prevalendo in molti settori della medicina fa leva sulla debolezza di alcuni genitori, che non ce la fanno proprio ad aspettare: vorrebbero vedere cosa combina il piccolo demonio quando si agita senza sosta nella pancia materna e vorrebbero vedere qualcosa di meglio e di più rispetto alle ecografie tradizionali nelle quali l’occhio profano, francamente, non distingue nulla.

C’è chi ben conosce questo desiderio e non ha esitato a soddisfarlo con metodiche ecografiche sempre più avanzate, per quanto di utilità clinica non dimostrata.
Ecco così la nascita e la diffusione della ecografia 3D. In Italia sono diversi a proporla. Bébé Life, francese, è però un passo avanti alle cliniche nostrane: offre filmati addirittura della durata di mezz'ora o un’ora; con stampa delle immagini su carta fotografia e persino su maglietta. E’ anche possibile regalare a un’amica  la prestazione che più si adegua alle proprie tasche: i costi variano da 59 a 169 euro.

Queste indagini sono condotte con macchinari che sottopongono il feto a ultrasuoni di maggiore intensità rispetto alle ecografie tradizionali e per un tempo piuttosto lungo, necessario per produrre i filmati. Inoltre, per non deludere le aspettative di chi paga profumatamente, l’operatore deve fare di tutto per rendere “ecogenico” il bimbo: indugiare sul profilo migliore e, nel caso sia impossibile, invitare i genitori a ripassare in altro momento sperando che il soggetto sia in una posizione più favorevole.

La moda dilaga. La Food and Drug Aministration, l'ente federale americano che sovrintende all'uso dei medicinali, ha ritenuto necessario rivolgere alle donne l’invito a non sottoporre il proprio bambino a quest4e ecografie dallo scopo puramente estetico (e commerciale), mentre alcuni stati USA hanno cominciato a limitare la pratica attraverso leggi specifiche.

Gli ultrasuoni dell’ecografia non si possono considerare alla stregua di un innocuo grido di pipistrello, ma come un atto medico a tutti gli effetti.

Sergio Cima
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Cristiana

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