Autore Topic: Scoperto il meccanismo del paracetamolo, presto antidolorifici non tossici  (Letto 21590 volte)

cristiana

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25-12-11
Scoperto il meccanismo del paracetamolo,
presto antidolorifici non tossici

Il paracetamolo, lo sappiamo bene, è un farmaco ad azione analgesica e antipiretica largamente utilizzato sia da solo, sia in associazione ad altre sostanze.

Si tratta di un tipo di farmaco molto diffuso ed utilizzato, ma proprio questo farmaco può avere anche effetti tossici sull’organismo.

Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori provenienti dalla Francia, dalla Svezia e dal Regno Unito, pubbliato sulla rivista “Nature Communications“, però, ha scoperto il meccanismo di azione di questo farmaco, finora sconosciuto anche se si trova in commercio dal 1950.

Una scoperta che apre la strada alla produzione di molecole che abbiano lo stesso effetto antidolorifico del paracetamolto, ma senza le controindicazioni tossiche.

Nello specifico, i ricercatori hanno identificato una proteina, chiamata TRPA1, che si trova sulla superficie delle cellule nervose ed è la molecola chiave, necessaria perchè il paracetamolo sia un antidolorifico efficace.

I ricercatori, poi, hanno scoperto che prendere paracetamolo induce la creazione di un dannoso sottoprodotto, detto NAPQUI, responsabile degli effetti collaterali tossici osservati in casi di sovradosaggio, nel midollo spinale e nel fegato.

Dopo aver capito il meccanismo principale di come funziona questo farmaco, quindi, i ricercatori hanno spiegato che sarà adesso possibile cercare molecole che funzionino allo stesso modo per dare sollievo al dolore, ma che allo stesso tempo siano meno tossiche e che non comportino complicazioni serie in caso di sovradosaggio.

Fonte
Cristiana

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cristiana

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L’uso frequente e ad alte dosi di paracetamolo
può essere fatale


La ben nota tachipirina, largamente usata come antipiretico in generale e in alternativa all’aspirina per i soggetti allergici ai FANS,  è accusata di causare danni per lo più epatici. Infatti,  aver assunto ripetutamente un po’ troppo paracetamolo nel tempo può causare una pericolosa overdose che è difficile da individuare, ma che pone la persona in serio pericolo. Nella maggior parte dei casi, i pazienti che si recano in ospedale perché avvertono dei seri problemi a seguito di assunzione massiccia, potremmo dire, di paracetamolo, non collegano i due eventi in quanto non sono a conoscenza che una dose troppo elevata, ancorché protratta nel tempo, di tale farmaco, provoca in effetti una vera e propria overdose, e quindi non lo riferiscono al personale sanitario.

Questa situazione clinica ha bisogno di essere riconosciuta e trattata rapidamente perché questi pazienti sono a rischio ancora maggiore rispetto alle persone che assumono il farmaco una tantum, anche se in dose eccessiva.

Queste overdosi, così dette sfalsate,  possono  verificarsi quando le persone hanno dolori e assumono ripetutamente un po’ più di paracetamolo di quanto dovrebbero. Il problema  è che una overdose singola, diciamo così, è sopportata con maggiore facilità dall’organismo, a meno che non sia tale da essere letale, mentre assunzioni eccessive, protratte nel tempo, non necessariamente ravvicinate, determinano un accumulo del principio attivo, e questo fatto è in grado di causare seri danni. E’ quanto è stato rilevato da uno studio condotto  dal dottor Kenneth Simpson, e i cui risultati sono stati recentemente pubblicati  sul British Journal di Farmacologia Clinica.

Il problema è che i medici in genere, per valutare il grado di severità e quindi di pericolo dello stato di overdose del paziente  quando arriva in ospedale,  prelevano un campione di sangue per valutare la presenza di paracetamolo. Nel caso di una singola dose eccessiva, il campione di sangue dà preziose informazioni, ma le persone con casi di overdosi  sfalsate, quelle che come detto precedentemente sono il risultato di assunzioni eccessive e ripetute nel tempo e non necessariamente successive le une alle altre, possono avere bassi livelli di paracetamolo nel sangue anche se sono ad alto rischio di insufficienza epatica e morte.
Lo studio citato in precedenza, ha preso in considerazione 663 pazienti che erano stati ammessi al Royal Infirmary di Edimburgo tra il 1992 e il 2008, con danno epatico indotto da paracetamolo.

Si è così scoperto che 161 di questi pazienti  avevano preso una dose eccessiva del farmaco in periodi successivi, sfalsati nel tempo, di solito per alleviare una varietà di dolori comuni, come dolori addominali o muscolari, mal di testa e mal di denti.
Al momento del ricovero, i pazienti con manifesta overdose sfalsata avevano più probabilità di avere problemi al fegato e al cervello, richiedendo quindi di essere messi in  dialisi o in condizione di respirazione assistita ed erano  a rischio maggiore di morire rispetto alle persone che avevano assunto dosi eccessive singole.

Il problema è anche peggiore per le persone che arrivano in ospedale  dopo che è trascorsa più di una giornata dall’aver preso una dose eccessiva, e inoltre si ritrovano nella condizione di correre seri rischi per la propria vita o, come minimo, con un danno epatico tale da richiedere il trapianto di fegato.

Le overdose  sfalsate o pazienti che si presentano in ritardo, dopo un sovradosaggio devono essere attentamente monitorati e considerati per l’antidoto paracetamolo, N-acetilcisteina, a prescindere dalla concentrazione di paracetamolo nel sangue.
Il vero problema è che questi  gravi effetti collaterali derivanti dall’assunzione oltre misura di paracetamolo, sono a volte sottovalutati per il fatto che il primo approccio in ospedale è spesso condizionato dal ritardo con il quale arriva il risultato del prelievo effettuato o, addirittura, per il fatto che questo non viene nemmeno effettuato, perché il paziente non riferisce della o delle dosi eccessive del farmaco.

Fonte
Cristiana

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Il Paracetamolo aggraverebbe i sintomi dell’asma

Il Paracetamolo potrebbe aggravare i sintomi dell’asma nei bambini e negli adulti che ne sono già affetti e potrebbe portare a nuovi casi.

A sostenerlo un nuovo studio pubblicato lunedì scorso sulla rivista Pediatrics che collegherebbe direttamente l’acetaminofene, commercializzato come Tylenol o paracetamolo, all’asma. Va sottolineato che comunque l’abuso di farmaci, specie per le categorie più deboli, può portare lo sviluppo di altre patologie che nulla avevano a che fare con la sintomatologia che s’intendeva curare.

La relazione è stata redatta dal dottor John McBride direttore del centro specializzato in malattie respiratorie “Robert t. Stone” dell’ospedale pediatrico di Akron in Ohio, che ha citato un precedente in cui erano coinvolti bambini di 54 diversi paesi. I ricercatori avrebbero scoperto che il rischio di sviluppare asma è aumentato del 60 % in sei-sette anni tra i soggetti che avevano preso il farmaco, almeno una volta all’anno, ma meno di una volta al mese. Il rischio sarebbe più che triplicato nei bambini che l’avevano assunto almeno una volta al mese. Oltre al pericolo evidenziato la relazione ha sottolineato i rischi potenziali di farmaci comuni.

Il dottor McBride, ha specificato che il suo studio è stato effettuato per assicurarsi che i pediatri e gli altri medici di assistenza primaria si possano rendere conto che, evitando semplicemente di prescrivere il paracetamolo rispetto a qualche altro trattamento altrettanto efficace per combattere la febbre o per il dolore, potrebbe costituire una differenza rilevante per evitare l’asma nei bambini.

Un altro studio ha utilizzato gli stessi metodi ma con bambini di 13 e 14 anni d’età. Questo nuovo lavoro avrebbe accertato che il rischio di sviluppare asma sarebbe aumentato del 40 per cento negli adolescenti che avevano preso il paracetamolo almeno una volta all’anno, ma meno di una volta al mese. Il rischio è più che raddoppiato per coloro che hanno preso il farmaco almeno una volta al mese.

Alcuni esperti si sono affrettati a sottolineare che ancora non c’è nessuna prova che il paracetamolo possa causare l’asma, specificando che gli studi dimostrano semplicemente che al farmaco sia associato solo il rischio di un aumento e che quindi ci potrebbe essere un collegamento con altri fattori per le persone che ne hanno fatto uso.

Comunque la prudenza nell’uso dei farmaci non è mai troppa.

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Cristiana

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andrealessi

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Il problema è che il paracetamolo è l'unico farmaco da quanto ne so che da un po di sollievo senza dare troppi effetti collaterali, quando ad esempio viene una lombosciatalgia e non si riesce proprio + a muoversi dal dolore nei pazienti anziani, ipertesi o con problemi alla tratto intestinale.

cristiana

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Il problema è che il paracetamolo è l'unico farmaco da quanto ne so che da un po di sollievo senza dare troppi effetti collaterali, quando ad esempio viene una lombosciatalgia e non si riesce proprio + a muoversi dal dolore nei pazienti anziani, ipertesi o con problemi alla tratto intestinale.

si poi comunque alla fine il paracetamolo risolve e dà meno problemi di tutti.
Cristiana

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