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cristiana

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Le acque minerali: quali bere
« il: Settembre 09, 2010, 10:00:42 »
01/12/09

In natura le acque non si trovano mai allo stato puro ma sono delle soluzioni saline a concentrazioni variabili. Tutto ciò che bisogna sapere...

La cosiddetta mineralizzazione delle acque avviene nel corso della circolazione sotterranea (sia superficiale che profonda) e il contenuto salino dipende dal tipo di contatto, più o meno prolungato, con le rocce.
Benché tutte le acque potabili contengano sali minerali, la legge consente di chiamare "acqua minerale" esclusivamente quelle acque che "possiedono caratteristiche igieniche particolari e proprietà favorevoli alla salute" legate alla presenza di particolari sali minerali ed oligoelementi. In particolare, è vietato qualsiasi trattamento risanante dell'acqua minerale, che deve essere già "sana" alla sorgente e imbottigliata così come sgorga alla fonte.

Le acque minerali si possono classificare in base al loro Residuo Fisso (R.F.), ovvero la quantità totale di sali contenuta in un litro d'acqua fatto evaporare a 180°C. Le acque minimamente mineralizzate (entro 50 mg/l) rappresentano circa il 19% delle acque minerali in commercio in Italia e sono tra quelle che hanno il minor contenuto di Sali.
Queste acque determinano un aumento della diuresi e trovano la loro principale indicazione in soggetti con calcolosi delle vie urinarie.
Questa tipologia di acqua può essere consigliata a tutti coloro che necessitano di una dieta a basso contenuto di sodio, come ad esempio nei soggetti con ipertensione arteriosa. Esistono poi le acque oligominerali (50-500 mg/l) che rappresentano il 56% delle acque italiane in bottiglia, favoriscono la diuresi e trovano indicazione particolare nella prevenzione della calcolosi renale.
Queste acque svolgono un'azione antispastica sulla muscolatura delle vie urinarie che, associata all'azione meccanica data dal passaggio del liquido, favorisce l'espulsione di eventuali calcoli.
Le acque oligominerali vengono utilizzate in pediatria per la ricostituzione del latte in polvere in quanto non modificano il contenuto salino del latte stesso.
Le acque medio minerali (500-1500 mg/l) rappresentano il 25% delle acque in commercio. Hanno caratteristiche intermedie tra le acque oligominerali e quelle più mineralizzate, in relazione al residuo fisso: la maggior parte di queste acque è ricca di ioni bicarbonato e calcio.

Infine sono presenti le acque ricche di sali minerali. Solo l'11% delle acque minerali in commercio fanno parte di questo gruppo e sono acque che superano il valore massimo ammissibile di residuo fisso previsto dalla legge per la comune acqua potabile.
Sono sconsigliate per il consumo quotidiano, di solito si usano a scopo terapeutico per l'elevata presenza di sodio, solfati, potassio, magnesio e altri sali. Il loro uso dovrebbe avvenire sotto controllo medico al fine di evitare la comparsa di effetti indesiderati quali ad esempio un'azione purgativa o rischi nell'ipertensione arteriosa.

In relazione al contenuto di anidride carbonica va precisato che tutte le acque sono da considerare "naturali" perché imbottigliate così come sgorgano alla sorgente.
L'acqua non gassata viene definita "piatta"; viene invece definita "addizionata" quando è stato aggiunto un quantitativo variabile di anidride carbonica non proveniente dalla stessa sorgente.
L'acqua effervescente naturale è quella che sgorga dalla sorgente con un quantitativo di anidride carbonica uguale o superiore a 250 mg/l.
Le acque addizionate di anidride carbonica dissetano meglio in quanto anestetizzano le terminazioni nervose della mucosa orale; sono però da controindicare nei soggetti che seguono diete ipocaloriche perché l'anidride carbonica stimola la secrezione e la motilità gastrica riducendo il senso di sazietà indotto dall'assunzione di cibo.
Sono inoltre causa di meteorismo specie nei soggetti predisposti a fermentazione intestinale. Le acque minerali vengono classificate anche sulla base delle sostanze predominanti nella loro composizione salina.

Le acque bicarbonate. Sono prevalentemente delle acque bicarbonato-calciche. Favoriscono la digestione ed accelerano lo svuotamento gastrico se bevute durante il pasto in quanto il bicarbonato tende a diminuire l'acidità nel duodeno favorendo l'azione degli enzimi pancreatici. Tamponano l'acidità gastrica se assunte a digiuno. Il calcio conferisce un sapore gradevole. Queste acque sono ideali durante il periodo di accrescimento e nell'età adulta come strategia preventiva dell'osteoporosi perché contribuiscono in modo significativo all'intake giornaliero di calcio in forma ionica e facilmente assorbibile.
Le acque bicarbonato-calciche sono indicate nelle malattie epatobiliari, in particolare nell'insufficienza epatica e nei fenomeni discinetici delle vie biliari. Le acque solfate sono sconsigliate durante lo sviluppo in quanto il solfato può interferire negativamente con l'assorbimento del calcio.
Queste acque sono lievemente lassative (quelle con alte concentrazioni di magnesio) ed esercitano un'azione rilassante sulla muscolatura liscia e biliare. Pertanto sono indicate nelle malattie epatobiliari e nella colite spastica.

Le acque clorurate possiedono una caratteristica chimico-fisica interessante: la loro composizione si avvicina a quella dei liquidi organici e da questa caratteristica derivano le loro proprietà principali. Le acque clorurate svolgono un'azione equilibratrice delle attività dell'intestino, delle vie biliari e del fegato.
Non esistono controindicazioni per il cloro, ma l'abbinamento quasi costante tra cloro e sodio rende queste acque poco adatte a chi soffre di ipertensione arteriosa.
Inoltre, vengono anche sconsigliate in varie forme di disturbi renali. Le acque calciche sono indicate per le malattie epatiche e gastriche e soprattutto per coloro che non bevono latte o amano poco i latticini, in particolare per le donne in gravidanza o in menopausa e per i bambini.

Diverse abitudini di vita spingono ad eliminare o ridurre dall'alimentazione i prodotti derivati del latte, come ad esempio i formaggi, sia per motivi legati all'intolleranza o all'ipercolesterolemia sia per l'esigenza di ridurre l'apporto calorico. Ecco perché ci si trova spesso di fronte a gruppi di popolazione carenti di calcio.
L'uso di acque minerali calciche o bicarbonato-calciche aiuta a raggiungere un adeguato intake quotidiano di calcio, senza alcun apporto calorico e senza compromettere la salute.

Le acque magnesiache svolgono prevalentemente un'azione purgativa, ma trovano indicazione anche nella prevenzione dell'arterosclerosi perché, come quelle contenenti litio o potassio, inducono una sensibile dilatazione delle arterie.
In corso di carenza di magnesio si instaura una sindrome carenziale che può essere caratterizzata da ansia, crampi gastrici, vertigine, cefalea e affaticabilità che è stata definita “sindrome da ipereccitabilità neuronale”.

Le acque fluorate hanno per definizione un contenuto di fluoro superiore a 1 mg/l e andrebbero pertanto consumate per periodi limitati o a cicli per evitare il rischio di fluorosi. Infatti il fluoro ha un importante ruolo protettivo verso la carie dentale, ma un suo eccesso può determinare una fluorosi che si manifesta con macchie sui denti e con interferenze sulla mineralizzazione ossea. L'uso di queste acque viene consigliato per periodi non continuativi nei bambini per la prevenzione della carie dentale e nelle donne in gravidanza, in quanto la prima impronta del dente si forma già nel feto.

Le acque ferruginose sono indicate nelle anemie da carenza di ferro, come integratori nella terapia marziale. Nelle acque minerali il ferro si può trovare sia in forma "ferrica", poco assorbibile, che in forma "ferrosa", più biodisponibile. L'uso di queste acque è sconsigliabile nei soggetti affetti da gastroduodeniti.

Infine, le acque sodiche per l'elevata concentrazione di sodio (>200 mg/I), sono controindicate nei soggetti ipertesi, che devono invece utilizzare acque con un tenore di sodio <20 mg/I, e nei soggetti che seguono una dieta a ridotto contenuto di sale. Il pericolo per le acque in genere e in particolare per le acque minerali è costituito dalla presenza di quantità eccessive di nitrati: il grado di inquinamento da nitrati è in continuo aumento.

I nitrati, ultima fase di ossidazione dell'azoto, costituiscono un indice di inquinamento che può essere di natura organica, dovuto alle deiezioni animali, oppure di tipo inorganico, proveniente dagli insediamenti industriali (piogge acide ricche di ossidi di azoto), ma soprattutto dai fertilizzanti azotati usati in agricoltura. Il limite massimo fissato è di 25 mg/I per le donne e <10 mg/I per i lattanti: valori superiori possono provocare nei neonati la metaemoglobinemia.
E' bene quindi dare preferenza ad acque con bassi valori di nitrati, specialmente se sono destinate a neonati o a donne in gravidanza. Insomma dire acqua spesso non basta anche se rimane valido l’invito di berne 2-2,5 litri ogni giorno.

Giorgio Pitzalis
Medico Pediatra Nutrizionista


Fonte:liberoreporter.it
Cristiana

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