10 agosto 2010 di Donatella BarbettaL'allergologo punta il dito contro le modificate abitudini alimentari: mangiamo troppi cibi congelati, inscatolati, insaccati, affumicati, salati, addolciti, precotti e conservatiProfessor Luigi Fontana, essere celiaci vuol dire rischiare la vita a tavola ogni giorno?"No, se non coesistono altri gravi patologie — risponde il presidente della Siaic, Società italiana di allergologia e immunologia clinica e direttore della cattedra di Medicina interna con indirizzo allergologico dell’università Tor Vergata di Roma —. La malattia celiaca è geneticamente predeterminata, legata alla produzione di anticorpi contro la gliadina, costituente del glutine del grano e altri cereali. Interessa circa l’1% della popolazione e può dare sintomi chiari nell’età pediatrica, come il ritardo della crescita e coliche addominali. Nell’età adulta, invece, i sintomi possono essere subdoli".
In Italia, quanti soffrono di allergie alimentari?"La prevalenza delle reazioni avverse al cibo è intorno al 2,4%, meno frequente nell’adulto (1-2%) rispetto al bambino (6% )".
Come si manifestano?"Con orticaria, edema del volto, disturbi intestinali e asma. Nei casi più severi con lo choc anafilattico".
Quali sono le cause più frequenti dello choc anafilattico?"All’incirca nel 70% dei casi c’è l’allergia ai farmaci, nel 20% ai veleni d’insetti, nel 10% allergie alimentari".
Quali i cibi nel mirino?"Nei bambini sono più frequenti le allergie al latte vaccino, uova, arachidi, soia e frumento. Negli adulti quelle al pesce, crostacei arachidi e frutta secca".
Le allergie alimentari sono in aumento. Perché?"Le modificate abitudini alimentari sono le responsabili del continuo incremento dell’allergia alimentare. Utilizziamo con sempre maggiore frequenza alimenti congelati, inscatolati, insaccati, affumicati, salati, addolciti, precotti e comunque conservati. Ricorriamo a bevande con additivi e conservanti, siamo sempre più alla ricerca di cibi esotici che hanno invaso le nostre tavole. Hanno anche contribuito all’incremento i migliorati strumenti diagnostici e la divulgazione dei mass media".
Come si scopre un’allergia?"Facendo il test cutaneo, noto come prick test".
Qual è il numero complessivo degli allergici?"Calcoli prudenziali stimano che in Italia ci sono circa 10 milioni di persone con allergia e circa il 50% ha sintomi di allergia o riferisce di aver avuto, almeno una volta nella vita, un disturbo di origine allergica".
Le allergie si possono prevenire?"Sì, con una diagnosi specialistica. Conoscere l’allergene responsabile ed evitarlo è il cardine della prevenzione. Tuttavia, come può avvenire nell’allergia alimentare, pur conoscendo l’allergene si può correre il rischio di assumerlo inconsapevolmente se la sostanza non è dichiarata nell’etichetta, se riceve una denominazione impropria o se l’alimento risulta contaminato nella fase di produzione, preparazione, cottura e distribuzione. Tutti i soggetti a rischio devono avere a disposizione sempre l’adrenalina autoiniettabile e sapere come e quando usarla, un cellulare per chiamare aiuto e un documento o una targhetta che permettano il rapido riconoscimento della condizione allergica".
Quali sono le cure più innovative?"E’ universalmente accettato il ruolo fondamentale della immunoterapia, cioè i vaccini, nell’asma e rinite allergica. E l’utilizzo della via sublinguale rende il trattamento facile da somministrare. La recente commercializzazione di nuovi corticosteroidi inalatori consente la monosomministrazione giornaliera con minimi effetti collaterali. Gli anticorpi monoclonali umanizzati anti-IgE, prescrivibili solo in centri specialistici, sono indicati in casi di asma grave".
L’ambiente e l’inquinamento quanto e come influiscono sulle allergie?"L’inquinamento degli ambienti chiusi, la qualità dell’aria esterna, le modificate abitudini alimentari e il ricorso all’automedicazione sono alcune delle cause dell’incremento delle malattie allergiche. Hanno aperto le porte all’allergia il fumo, attivo e passivo, le sostanze chimiche per la costruzione e la pulizia della casa, i prodotti per le cure personali, la tendenza ad abbellire strade, giardini, terrazze, ripopolare boschi con piante allergizzanti e le modificazioni delle abitudini alimentari. Il ruolo dell’ambiente è stato anche dimostrato dall’osservazione che i bambini residenti in fattorie con animali e appartenenti a famiglie numerose sviluppano meno allergie. Ciò ha portato alla cosiddetta ‘ipotesi dell’igiene’ e cioè che un basso tenore di vita, una minore attenzione all’igiene e alla prevenzione e una maggiore diffusione di alcune malattie infettive possa indirizzare il sistema immune in modo da proteggerlo dallo sviluppo di malattie allergiche".
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