Le uova eliminate con le feci si schiudono in 1-2 giorni (se sono state depositate in un posto caldo, umido su suolo libero) e liberano larve rabdoidi che si sviluppano in 5-8 giorni in larve filariformi più sottili.
Le larve filariformi penetrano la cute umana, raggiungono i polmoni per via ematica, risalgono l'albero respiratorio fino all'epiglottide e vengono deglutite. Le larve quindi si attaccano alle pareti dell'intestino tenue, diventano adulte e succhiano continuamente sangue.
I vermi adulti possono vivere da 2 a 10 anni.
L'A. duodenale è ampiamente diffuso nel bacino del mediterraneo, in India, in Cina, in Giappone e nelle zone adiacenti la costa pacifica del sud America, ma è rara negli USA e nell'Africa equatoriale. Il N. americanus è il verme a uncino predominante in Africa centro-meridionale, Asia meridionale, Melanesia e Polinesia. Esso è ampiamente diffuso nel sud degli USA, nelle isole dei Caraibi e nella parte atlantica dell'America centro-meridionale. Il 25% circa della popolazione mondiale è infestata da anchilostomi.
L'infestazione con A. caninum, la specie di verme a uncino che ordinariamente infetta i cani, è una comune causa di enterite eosinofila nel Queensland e in Australia; vari casi sono stati diagnosticati negli USA. Di solito non vengono ritrovate uova nelle feci. L'infezione può essere asintomatica o causare dolore addominale acuto ed eosinofilia. La diagnosi e la terapia sono rappresentate dalla rimozione per via endoscopica del verme.
Sintomi, segni e diagnosi
L'anchilostomiasi è asintomatica nelle maggior parte dei casi.
Può svilupparsi tuttavia, un rash pruriginoso papulovescicoloso (prurito della terra) nel punto di ingresso della larva. La migrazione di un gran numero di larve attraverso i polmoni occasionalmente causa una sindrome di Löffler. Durante la fase acuta, i vermi adulti nell'intestino possono causare dolore epigastrico spastico, anoressia, flatulenza, diarrea e perdita di peso. L'infezione cronica può portare ad anemia sidero-priva e ipoprotidemia, che causa pallore, dispnea, stanchezza, tachicardia, prostrazione, impotenza ed edema. Spesso persiste un'eosinofilia di basso grado. La grave perdita cronica di sangue può portare a ritardo dell'accrescimento, insufficienza cardiaca e anasarca.
L'A. duodenale e il N. americanus producono uova ovali a forma di sottile conchiglia che sono facilmente rinvenute nelle feci fresche. Se le feci non vengono mantenute calde ed esaminate entro alcune ore, le uova possono schiudersi e liberare larve che possono essere confuse con quelle dello Strongyloides. Devono essere valutati lo stato nutrizionale, l'anemia e le riserve di ferro.
Profilassi e terapia
La prevenzione nei confronti di una defecazione non condotta in modo igienico e gli accorgimenti onde evitare il contatto diretto della cute con il terreno sono misure efficaci ancorché poco pratiche nella maggior parte delle zone endemiche. Disinfestazioni periodiche di massa possono essere efficaci per le popolazioni ad alto rischio.
Inizialmente, se l'infestazione è massiccia e l'anemia grave, possono essere necessarie una terapia generale di sostegno e la correzione dell'anemia. L'anemia solitamente risponde bene alla terapia marziale orale, ma in casi molto gravi possono essere necessari ferro parenterale o trasfusioni di sangue.
Appena le condizioni del paziente si stabilizzano si può somministrare un antielmintico. Il mebendazolo è il farmaco di scelta negli USA. È stata riportata una frequenza di guarigione superiore al 99% dopo un ciclo di 100 mg PO bid per 3 giorni. Poiché il farmaco è anche ovocida, è particolarmente adatto nel controllo dell'infezione in aree endemiche. Il mebendazolo non va usato in gravidanza. L'albendazolo in monodose (400 mg) e il pirantel (per N. americanus, in singola dose quotidiana di 11 mg/kg [massimo 1 g]si somministra PO per 3 gg; per A. duodenale, di solito è sufficiente 1 giorno di trattamento) sono efficaci.
Fonte: msd-italia.it