Autore Topic: L’inchiesta sulle pensioni: Tutto iniziò con una confessione...  (Letto 10798 volte)

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11 ottobre 2008 - Paolo Crecchi

L’inchiesta sulle pensioni all’amianto viene innescata dalle rivelazioni di Roberto Piaggio, un ex funzionario del patronato Acai (Associazione cristiana artigiani italiani) indagato per truffa ai danni di invalidi, vedove e pensionati.

Siamo nel 2005 e Piaggio, durante un interrogatorio, segnala ai magistrati che ci sono ben 13 mila pratiche irregolari. Altrettanti lavoratori, cioè, avrebbero beneficiato della legge speciale sull’amianto per andare in pensione prima del previsto.

Sull’argomento amianto c’è poco da scherzare: basta respirarlo una volta e il mesotelioma, tumore che non lascia scampo, aggredisce le vie respiratorie. Dunque i magistrati registrano l’informazione con cautela, ma autorizzano subito il sequestro di un centinaio di pratiche. Se quello che denuncia Piaggio è vero lo Stato ha sborsato 250 mila euro a pratica senza motivo: moltiplicando per 13 mila si ottiene la considerevole cifra di 3 miliardi e 250 milioni di euro.

I sostituti procuratori che si occupano della faccenda sono Luca Scorza Azzarà e Vittorio Ranieri Miniati, ma si scopre che già nel 2004 un fascicolo è stato aperto da Enrico Zucca. Fascicolo a carico di ignoti, e tuttavia il reato ipotizzato è lo stesso: truffa ai danni dello Stato, concessione di benefici a favore di persone che non avevano nessun titolo per ottenerli. Il grimaldello sarebbe sempre lo stesso, l’amianto.

Il 17 ottobre 2007 venti persone tra dirigenti sindacali, impiegati e funzionari dell’Inail (Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro) finiscono nel registro degli indagati. Le accuse sono corruzione, falso ideologico, abuso d’ufficio e naturalmente truffa ai danni dello Stato.

C’è un nome che spicca, nell’elenco, ed è quello di Piero Pastorino, il direttore provinciale dell’Inail tra il 2000 e il 2005, già combattivo sindacalista della Cgil ed ex segretario della Camera del Lavoro. Lui nega. L’inchiesta va avanti. Secondo quanto appurato dai magistrati parecchi lavoratori avrebbero pagato tangenti pur di andare in pensione qualche anno prima.

Le persone giuste sarebbero state i funzionari e gli impiegati, dei patronati o dell’Inail, in grado di modificare curriculum e certificati medici. Non a capocchia, naturalmente, ma utilizzando le leggi speciali sull’amianto.
Le norme prevedono che chi ha lavorato a contatto con le micidiali fibre dell’asbesto, per più di dieci anni, abbia diritto a un bonus contributivo. Naturalmente ci vogliono le prove, le visite mediche effettuate, la dichiarazione del datore di lavoro, le testimonianze... Tutto finto?

Si arriva all’ottobre di quest’anno. Prima l’Inps avverte i pensionati per cause d’amianto che l’assegno è a rischio: «Con la presente le comunichiamo che l’Inail sta procedendo al riesame di alcune certificazioni precedentemente rilasciate quali attestazioni per i periodi di esposizione all’amianto... Pertanto la pensione di cui ella è titolare è da considerarsi provvisoria...».

È il momento del panico. Come se non bastasse, la Procura mette sotto indagine un migliaio di lavoratori a riposo che hanno una sola fonte di reddito, per l’appunto la pensione. Non si conosce il numero degli avvisi di garanzia inviati, ma per centinaia di famiglie genovesi sono giorni di tensione: anche perché, naturalmente, c’è chi il rischio amianto lo ha corso davvero.

Neanche il ragionamento dei magistrati fa una grinza, però.
In sintesi: la crisi della grande industria ha mandato in fumo migliaia di posti di lavoro, politici e sindacati si sono trovati a gestire il disastro e hanno chiuso gli occhi, se non proprio favorito, un utilizzo distorto di un bonus che non era stato ideato come ammortizzatore sociale. Traducendo: la ditta tale chiude e ci sono venti esuberi? Dieci prepensionamenti, dieci a casa grazie all’amianto. E via così.

Ma non solo. Secondo le accuse ipotizzate dalla Procura, le aziende avrebbero ottenuto sgravi contributivi dichiarando il falso all’Inail: si parla di milioni e milioni di premi assicurativi mai versati alle casse dell’istituto.

Rovescio della medaglia, tragico, ci sono pensionati che stanno morendo di mesotelioma plaurico che secondo le stesse aziende hanno lavorato in ambienti salubri e secondo Inps e Inail non hanno diritto ai benefici.

L’ennesimo scandalo all’italiana. E’dell’altro ieri la notizia che sono state tagliate le prime dieci pensioni, perché l’Inail ha deciso di sospendere i benefici. Risultato: chi ha ricevuto la comunicazione dell’istituto ora rischia di perdere definitivamente una parte degli anni di anzianità lavorativa già conteggiata.

Con un’alternativa poco piacevole davanti: o sarà costretto a riprendere servizio per arrivare a maturare il diritto alla pensione, oppure subirà una decurtazione dell’assegno mensile. La seconda prospettiva appare certa per chi è andato in pensione da qualche anno, e magari non può più contare sull’azienda per la quale ha lavorato.

Fonte: ilsecoloxix.ilsole24ore.com
Cristiana

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