Uno studio dell'Università di Milano: sui figli alte probabilità di danni alla tiroide.
La storia di 30 anni fa
Era il 10 luglio quando negli impianti chimici della Icmesa di Meda, vicino Seveso, avvenne
l'incidente che sprigionò la diossina nei comuni lombardi limitrofi.
Da allora sono stati molti gli studi sugli effetti sulla salute della mostruosa nube tossica. Questo
lavoro è stato condotto per vedere quelli a lungo termine sulle successive generazioni, ovvero sui
figli delle donne esposte.
Coinvolte nella ricerca 3.500 donne
E si è trattato di una ricerca molto accurata: gli esperti hanno coinvolto, infatti, 1772 donne delle
zone A e B di Seveso, le zone più contaminate (A, contaminazione molto alta; B, contaminazione
alta), e 1772 donne dalla zona circostante non contaminata.
"Abbiamo valutato tra il 1994-2005 i nati da donne, in tutto 1014", riferiscono gli autori, e misurato
i livelli neonatali di tireotropina ematica (b-TSH), un ormone tiroideo usato come parametro per
capire se la tiroide funziona bene. Livelli di TSH sono troppo elevati sono un indice di disfunzioni
tiroidee che nel bambino possono portare a danni permanenti di sviluppo del corpo e del cervello.
Pessimi i risultati
È emerso che ancora a distanza di decenni dal disastro, i bimbi delle donne della zona A hanno un
rischio di 6,6 volte maggiore di disfunzioni tiroidee (alti livelli di TSH nel sangue); anche nei bimbi
di donne della zona B i livelli di TSH sono risultati più elevati della norma anche se con valori
intermedi rispetto a quelli della zona A.
Ciò significa che, anche a distanza di molti anni dalla contaminazione, l'esposizione materna alla
Tcdd produce effetti dannosi sulla salute dei bimbi, concludono gli autori; serviranno ulteriori
studi prolungati nel tempo per verificare se le disfunzioni tiroidee riscontrate nei bambini saranno
per loro causa di danni di sviluppo.
Fonte: Il Salvagente –quotidiano on line dei consumatori