25/11/08Batteri, spore, fibre vegetali, sale marino, ma anche particelle incombuste, prodotti di combustione, metalli pesanti di origine antropica e qualcos'altro che deriva dalle attività umane... Tutto ciò "galleggia" nell'aria che respiriamo.
Fin dagli albori, gli studi sull'inquinamento atmosferico hanno mirato a quantificare la presenza di sostanze immesse in atmosfera dall'uomo e potenzialmente dannose per la nostra salute, ad esempio certi composti organici come il benzene, che si sono rivelati cancerogeni. Recentemente, si è cominciato a prestare una grande attenzione alla presenza di polveri e particelle di diametro aerodinamico molto piccolo (il cosiddetto "materiale particolato", PM10, PM2.5, ecc.), andando a misurare la loro concentrazione in aria. Tutti sono a conoscenza del fatto che, quando questi valori superano una certa soglia per diversi giorni, si adottano generalmente misure di riduzione del traffico o altri interventi di emergenza.
Questi strumenti standard ci danno anche un'idea della grandezza di queste particelle e dunque di quanto in profondità esse possano penetrare nel nostro apparato respiratorio (vedi qui). Tuttavia, appare importante anche stabilire di cosa si tratti, per comprendere quanto possano essere nocive per la nostra salute. Così si è cominciato a condurre analisi di composizione di questo particolato per capire di cosa può essere composto nei vari luoghi e nelle diverse situazioni meteorologiche.
In questo post non mi addentrerò in questo tema di ricerca, ma voglio solo "dare sfogo" a quella che è una delle prime curiosità dell'homo scientificus: vedere l'invisibile. Per far ciò mi avvalgo del lavoro di ricerca delle amiche e colleghe Adriana Pietrodangelo e Cinzia Perrino, che ringrazio, insieme a Salvatore Pareti che ha composto le immagini che vedrete.
Una parte dell'attività di ricerca di Adriana e Cinzia si svolge con l'ausilio di un microscopio elettronico. Ciò consente loro di andare al di là della semplice analisi chimica della massa del materiale particolato: "vederlo", infatti, significa anche comprendere molto di più sulla sua origine e sulla sua eventuale tossicità.
E poi, le immagini sono suggestive, di una bellezza veramente particolare...
Qui a fianco, a sinistra vediamo un aggregato di carbonato di calcio (la calcite, che è la componente principale del marmo), con un microoorganismo nella parte bassa (freccia). A destra una "zolletta" (la particella cubica) di nitrato di sodio cui si sono "attaccati" degli ossidi di ferro (freccia).
In generale, il microscopio elettronico dà la possibilità di "vedere" tre grandi classi di materiale particolato:
quello inorganico di tipo naturale (come ad esempio la calcite nella prima immagine appena mostrata), derivante da trasporto od erosione (frammenti di suoli, rocce e sedimenti, sali, sabbia, ecc.);
quello organico naturale (virus, batteri ed altri microorganismi, spore, frammenti vegetali e di tessuti biologici, ecc.);
quello originato da attività umane, come le particelle metalliche (in genere ferro, ma anche rame, alluminio, zinco ed altri metalli in tracce), le ceneri e gli aggregati di natura carboniosa generati dal traffico o dal riscaldamento domestico.
Le due immagini a sinistra mostrano "oggetti" assolutamente naturali: quello a sinistra è un batterio, mentre a destra si vede una particella di cloruro di potassio - un normale sale (come il più noto cloruro di sodio, il sale da cucina) - che si trova in molte rocce. Occhio alle dimensioni! L'immagine a sinistra è stata ottenuta con un ingrandimento tre volte maggiore di quella di destra, dunque il batterio è molto più piccolo, come si comprende anche dalla scala di lunghezze che compare sempre nella parte bassa delle immagini.
Infine, l'immagine qui a sinistra mostra una sferetta di ferro (chiaramente di origine antropica) identificata dalla freccia, vicino ad una fibra vegetale: si noti la differenza di dimensioni. A destra, invece, viene "scovato" un aggregato carbonioso da combustione. L'immagine a destra ha un ingrandimento doppio rispetto a quella a sinistra.
Insomma, oggi siamo in grado di fare l'identikit di un respiro...
... per giungere ad una maggiore comprensione di ciò che ci circonda, ma anche per vedere l'invisibile, "fotografandolo" con accuratezza e, perché no, anche con arte...
Fonte:
antonellopasini.nova100.ilsole24ore.com