Autore Topic: SOSTANZE TOSSICHE UTILIZZATE COME FERTILIZZANTI  (Letto 10507 volte)

cristiana

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SOSTANZE TOSSICHE UTILIZZATE COME FERTILIZZANTI
« il: Agosto 09, 2010, 12:12:08 »
03/07/2007

Truffa dei rifiuti, compost cancerogeno sui campi
Venivano pagati per smaltire sostanze tossiche che in realtà utilizzavano come fertilizzanti.

Tra i cinque imprenditori arrestati a Bologna dai carabinieri del Noe c’è anche un tarantino. Si tratta del trentaquattrenne Pietro Mandorino.
Nelle indagini condotte dai militari del Noe di Bologna e di Treviso e coordinati dal pm Antonello Gustapane sono indagate a piede delibero altre quarantasette persone.
Sotto sequestro sono finite anche undici società, impianti e aziende agricole. Le persone coinvolte nella maxi truffa devono rispondere di associazione a delinquere finalizzata allo smaltimento illecito di rifiuti.
L’organizzazione è riuscita a trafficare 800mila tonnellate di rifiuti in un paio di anni intascando ben otto milioni di euro. L’attenzione degli investigatori dell’Arma nel 2005 si erano concentrate su Pierpaolo Cavallari 41enne residente a Ravenna già coinvolto nell’inchiesta Eldorado del dicembre del 2003.
Secondo l’accusa l’imprenditore attraverso la società Sineco srl e grazie al sito di stoccaggio messo a disposizione da una società di Vicenza, in più occasioni sarebbe stato sorpreso a smaltire centinaia di tonnellate di materiali, anche cancerogeni, attraverso la miscelazione e la falsificazione dei codici dei rifiuti.
I carabinieri del Nucleo ecologico però durante i controlli sono riusciti ad accertare che erano diversi i siti in cui venivano abbandonati i rifiuti nocivi.
La società Sineco ha poi cambiato nome trasformandosi in Ecoser e gestita dal sessantatreenne bolognese Angelo Farinelli, amministratore unico, dal 34enne tarantino Pietro Mandorino e dal trentenne bolognese Roberto Lelli, entrambi gestori dell’impianto di stoccaggio.
Il terzetto aiutato da una dipendente della Ecoser che si occupava di falsificare il codice dei rifiuti hanno proseguito l’opera di Cavallari.
Si occupavano di tutto: trasporto, stoccaggio e smaltimento dei rifiuti pericolosi e non. L’inchiesta ha subito una accelerazione quando gli inquirenti si sono accorti che i rifiuti oltre ad essere accumulati in centri di stoccaggio venivano sparsi su terreni coltivati sotto forma di “pseudo-compost”.
Infatti in diverse circostanze in tre frutteti di proprietà di società vicine alla Ecoser sarebbero arrivate grosse quantità di presunto compost, materia prima ottenuta dalla lavorazione dei rifiuti umidi della raccolta differenziata urbana. In realtà secondo l’accusa si sarebbe trattato di miscele di sostanze anche cancerogene.
I carabinieri quindi sono intervenuti prima che gli alberi dessero i frutti che inevitabilmente sarebbero finiti sulle tavole di ignari consumatori.

Fonte: tarantosera.com
Cristiana

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