16-08-08
Veleni nel piatto
Questo l’inquietante titolo del dossier realizzato dal WWF. A finire sotto accusa sono i composti chimici tossici nascosti nei contenitori per cibi che poi finiscono sulle nostre tavole. Attenzione alle scatole in alluminio, alle confezioni in plastica…
Sono due i colossi coinvolti nella questione del latte artificiale contaminato dall’inchiostro della confezione: la Nestlé da una parte e la Tetrapak dall’altra. Ma per un caso portato alla ribalta dalle cronache, forse anche per i nomi altisonanti degli attori chiamati in causa, quante volte ogni giorno finiamo per intossicarci con cibi inscatolati, avvolti e riscaldati? Secondo il dossier “I veleni nel piatto”, pubblicato in questi giorni dal WWF, non tutte le confezioni che contengono alimenti che portiamo in tavola sono sicure. I veleni nascosti sono molti e spesso si stanno ancora studiando i loro effetti sulla salute. Nello studio targato WWF sono finiti sotto osservazione molti contenitori metallici per alimenti, quali scatolame e lattine, che sono rivestiti al loro interno da una resina che contiene bisfenolo A, tipico "interferente endocrino" associato all’insorgenza di malformazioni, aborti e cancro. L’aumento del consumo di cibi in scatola, risulta sempre dal dossier, ha anche provocato un aumento dei livelli di contaminazione da metalli quali ferro, cromo, arsenico, nichel, rame, alluminio e stagno che possono essere ceduti all’alimento dal contenitore. Altri imballaggi alimentari come pellicole per alimenti, contenitori in plastica, usati nelle confezioni di largo consumo, contengono altre sostanze pericolose, come gli ftalati, composti clororganici utilizzati per rendere la plastica più morbida ed elastica. Queste sostanze riescono a persistere a lungo senza degradarsi accumulandosi facilmente negli organismi.
Va prestata inoltre molta attenzione ai contenitori destinati a riscaldare o cuocere cibi nei forni a microonde perché come ricorda uno studio del 2002 (Nerin et al) le concentrazioni di composti chimici ceduti da questi contenitori sono direttamente proporzionali alle temperature raggiunte nel processo di cottura. Un pericolo nascosto e poco considerato, ci ricorda il dossier del WWF, poiché spesso si crede che la plastica dei contenitori, essendo trasparente ai raggi, non subisca riscaldamento. Al contrario, il contenitore per microonde può raggiungere anche temperature superiori a 180° C dopo solo 5 minuti di riscaldamento. Lo studio ha valutato che composti quali metilbenzene, etilbenzene, 1-octene, xilene, stirene e 1,4 diclorobenzene vengono rilasciati dai comuni contenitori presenti in commercio fabbricati per i forni a microonde. Si tratta di sostanze aromatiche alcune delle quali cancerogene.
Alessandra Mariotti
15/12/2005
Fonte: buonpernoi.it