La preparazione delle tisane: La tisana, fonte di benessere
Le tisane sono il preparato fondamentale in ambito fitoterapico. Vanno preparate con piante medicinali fresche o essiccate (non conservate oltre i 18 mesi) per avere il massimo dei principi attivi quali olii essenziali, tannini, mucillagini, glucosidi, alcaoidi, amari, vitamine, sali minerali e oligoelementi.
Le tisane vanno assunte giornalmente e con regolarità perché:
- essendo costituite dal 98% di acqua, favoriscono la reidratazione indispensabile per la circolazione sanguigna e per una efficace depurazione renale
- sono ricche di vitamine (gruppo B, C, folati) e sali minerali (soprattutto potassio, magnesio e oligoelementi) con le note funzioni protettive e regolatrici
- contengono dei veri e propri medicinali, quali ad esempio le essenze antisettiche, balsamiche, aromatizzanti, molto preziose per la difesa immunitaria, per la diuresi, per l´attività digestiva e epatoprotettice.
Ogni pianta con cui viene preparata la tisana ha poi indicazioni specifiche:
- la malva è un delicato lassativo
- la menta è rinfrescante
- il tiglio è sudorifero
- la gramigna è diuretica
- il tarassaco è un disintossicante epatico
- il salice è un antiinfiammatorio
- il rosmarino è un tonificante
Vi consiglio due formulati:
1. tisana rilassante per il corpo e tonificante per la mente: fiori di tiglio, fiori di biancospino, poche foglie di menta
2. tisana digestiva e blandamente lassativa: fiori di malva, fiori di camomilla, semi di finocchio, radice di altea
Come si preparano le tisane?
La procedura è semplice. Si possono miscelare diversi tipi di piante con azione sinergica insieme a piante correttive del sapore. Si sminuzzano le erbe o i fiori, o si triturano le radici e le cortecce. La quantità di solito è di 3 grammi per ogni 100 ml di acqua (1/2 cucchiaino da minestra per tazza d´acqua).
- Se si fa tisana in infuso basta versare l´acqua bollente sul preparato precedentemente triturato, lasciandola in infusione da 5 (fiori delicati) ai 10-15 minuti (foglie e fiori più resistenti) in un recipiente provvisto di coperchio.
Trascorso il tempo necessario si filtra il preparato. I principi attivi liberati dall´infusione sono spesso volatili, per cui è necessario bere l´infuso al più presto o tenerlo chiuso da un coperchio.
La tisana a infuso è generalmente usata per foglie e fiori, utile soprattutto per estrarre gli olii essenziali.
- Se si fa la tisana in decotto bisogna versare il preparato precedentemente triturato in acqua fredda, facendolo poi bollire a fuoco lento per 10-20 minuti in un recipiente con coperchio. Trascorso il tempo necessario si filtra il preparato. Questa preparazione va attuata con radici, legni, semi, cortecce e foglie coriacee per le quali l´infusione non è sufficiente ad estrarre i principi attivi (soprattutto tannini, amari e mucillagini).
Rosa canina: la ricca fonte di vitamina C
Avreste mai pensato di curarvi con una rosa? Una specie in particolare, quella canina, è davvero ottima per lenire i nostri acciacchi invernali.
Il merito è tutto del dio Bacco. Se possiamo ammirare la soavità e la bellezza della rosa e attingere alle sue innumerevoli proprietà è lui che dobbiamo ringraziare. La leggenda narra infatti che il dio del vino, invaghitosi di una ninfa, tentò di conquistarla, ma lei fuggì finché non inciampò in un cespuglio. Cespuglio che per riconoscenza Bacco trasformò in rosa, facendogli spuntare splendidi fiori di un delicato color rosato, il colore delle guance della sua ninfa.
Lasciando però la mitologia per la scienza veniamo a sapere che la rosa è nata in realtà più di quaranta milioni di anni fa. A quel tempo datano infatti i reperti fossili di questo fiore ritrovati nel Colorado e nell´Oregon. Un fiore resistente, non c´è che dire, che ha passato indenne secoli e secoli, differenziandosi in varie specie.
Tra le tante oggi conosciute anche la rosa canina. Rosa canina? Che c´entra, vi chiederete, il cane con la rosa? Ancora una volta è la leggenda a venirci in aiuto. Si narra che in tempi antichi la radice di questa pianta venisse utilizzata contro la rabbia trasmessa dai morsi dei cani. Per questo nel 1700 Linneo, il naturalista svedese fondatore della moderna sistematica botanica e zoologica, attribuì a questa rosa l´appellativo 'canina'.
In realtà però le attuali conoscenze farmacologiche hanno escluso che la rosa canina abbia qualche effetto sulla malattia trasmessa dei cani. Ben altre sono invece le sue proprietà che ne fanno un fitoterapico utilissimo nella stagione invernale. A illustrarcelo in dettaglio, il dott. Bianchi. A lui la parola.
La rosa canina, la cui altezza può raggiungere anche i 3 metri, è un arbusto della famiglia delle rosacee. Cresce in climi temperati e freddi e nel nostro paese è diffusa soprattutto sugli Appennini e sulle Alpi lungo le siepi, nei boschi e in luoghi cespugliosi..
Botanica
Camminando in collina e in montagna la rosa canina è facilmente distinguibile. Il suo fusto verdastro e i suoi rami (eretti nella parte inferiore e ricadenti in quella superiore) sono ricoperti di aculei. Le foglie impari-pennate a 5-7 foglioline sono ovali, dentellate e allungate.
In primavera quando fiorisce l´individuerete senza problemi. Basta prestare attenzione ai suoi fiori: sono a 5 petali e di un bel rosa vivace. Di color intenso (rosso scarlatto) anche i suoi frutti, o meglio i suoi falsi frutti chiamati cinorrodonti. All´interno sono ricchi di semi e di peluria mentre all´esterno presentano una sottile scorza. Sono proprio loro, i falsi frutti della rosa canina a rappresentare la parte erboristicamente più interessante di questa pianta, perché ricchi di vari principi attivi.
Principi attivi
Una volta giunti a maturazione, i cinorrodonti vengono raccolti e utilizzati nella stagione invernale vista la loro altissima concentrazione di vitamina C. Ne possiedono più di qualsiasi altro frutto. Se l´arancia contiene mediamente 50 mg per etto di acido ascorbico (vitamina C) la rosa canina ne possiede addirittura 2250 mg.
È dunque la sorgente naturale più ricca di vitamina C. Ma sono anche altri i principi attivi che si trovano nei suoi frutti: tannini, pectine, carotenoidi e soprattutto bioflavonoidi, pigmenti naturali dall´importante azione antiossidante.
Proprietà medicinali
Contenendo un elevato quantitativo di acido ascorbico, la rosa canina (o meglio i suoi falsi frutti) è indicata per combattere le infezioni alle vie respiratore (orecchie, naso e gola) in quanto rafforza le difese dell´organismo. Svolge quindi un´azione immunostimolante nel prevenire influenze e raffreddori, in particolare nei bambini.
Ha inoltre un´azione antinfiammatoria e antiallergica. Secondo studi condotti dal premio Nobel Linus Pauling e da ricercatori statunitensi, la rosa canina assunta in forti dosi preverrebbe anche la crescita cancerogena.
I cinorrodonti hanno inoltre proprietà astringenti (grazie alla presenza di tannini sono efficaci nella cura delle diarree) e diuretiche (stimolano l´eliminazione delle tossine tramite l´urina).
Modo d'utilizzo
Se nella stagione autunnale volete darvi alla raccolta di cinorrodonti ricordate di raccoglierli quando sono ben maturi e non dimenticate di privarli dei semi e dei peluzzi. Potete poi utilizzarli in decotti, efficaci in caso di diarree e di problemi diuretici. I decotti così come le tisane sono inoltre molto indicati come cura preventiva e curativa contro l´influenza. Vi consiglio di assumere 1 tazza di tisana 3 volte al dì.
I frutti della rosa canina sono ottimi anche per preparare conserve e marmellate, molto indicate per i bambini: facendosene una scorpacciata a merenda si rinforzeranno le difese immunitarie. Al posto della marmellata che trovate anche nei negozi di prodotti naturali, potete dar loro anche lo sciroppo di rosa canina: 2/3 cucchiai per 40 giorni.
Frizione fredda, la ginnastica circolatoria
La frizione fredda è una terapia idroterapica naturale. Risale a molti secoli fa quando era comunemente utilizzata come pratica di auto lavaggio in quanto non necessita di acqua corrente. E´ stata poi nobilitata da vari autori tra cui Lazaeta e Kneipp e oggi viene considerata ottima per mantenere una buona igiene vascolare.
Come mai?
La frizione fredda agisce sugli sfinteri vascolari precapillari, riattivandoli e mantenendoli vivi e dinamici. Passando infatti il panno freddo sul corpo (come si vede dal disegno) si crea una vasodilatazione cutanea con il conseguente arrossamento della parte che viene frizionata. In questo modo si sollecita il circolo sanguigno delle vene, dei capillari e delle arteriose.
La frizione fredda ha anche altre importanti funzioni:
- crea uno stimolo meccanico che attiva tutti i ricettori periferici del sistema nervoso
- permette la scoperchiatura dei pori cutanei consentendo una pulizia più profonda del semplice lavaggio.
Quando è indicata la frizione fredda?
Ve la consiglio nei momenti in cui vi sentite stressati o spossati. Al mattino agisce come tonificante e alla sera come rilassante.
Come si pratica la frizione fredda?
Bisogna piegare il panno, bagnarlo in acqua fredda e strizzarlo leggermente. Il panno va poi passato su tutto il corpo in modo veloce ed energico. A ogni movimento rivoltate il panno e risciacquatelo almeno una volta per mantenerlo sempre freddo.
Cominciate con le braccia: dal dorso della mano fino alla spalla e ritorno e poi dal palmo della mano fino all´ascella. Prima la mano destra e poi quella sinistra.
Passate poi al collo (parte anteriore) e al petto (movimenti verticali da destra a sinistra).
Fate poi movimenti ampi circolari in senso orario sul ventre.
Le gambe vanno strofinate all´esterno (dalla caviglia all´anca) e all´interno (dalla caviglia all´inguine).
Passate poi al collo (parte posteriore), al dorso (movimenti verticali da destra a sinistra).
Poi ritornate nuovamente alla gambe che passerete questa volta posteriormente dalla caviglia al gluteo.
Finite la frizione passando il panno sotto la pianta del piede destro e poi sinistro.
Dopo la frizione si torna a letto per una mezz´ora circa o ci si veste rapidamente e si fa movimento per sviluppare la reazione di calore.
Gelo sfidato, viso salvato
Mani screpolate? Viso arrossato? Ecco come proteggere la nostra pelle nella stagione invernale.
In estate è dal sole che dobbiamo proteggerla. Nella stagione invernale invece i nemici della nostra pelle sono freddo, umidità e vento.
Per sfidarli sfoderiamo spesso dagli armadi guanti di pile, sciarpe di pura lana vergine, fasce paraorecchie... C´è anche chi, più audace, ricorre all´arma del passamontagna, rischiando però di passare per un assalitore di banche. Decisamente meglio lasciare certe attrezzature alle gite in montagna!
In alternativa potete proteggere il vostro viso con le cure che ci illustrerà qui di seguito il dott. Bianchi.
La pelle in inverno tende spesso a screpolarsi e a seccarsi. Sono soprattutto le mani e il volto, le parti più esposte, a pagare le maggiori conseguenze delle rigide temperature. Il freddo, provocando una vasocostrizione, riduce infatti la circolazione periferica che deve invece essere ripristinata. Ottimi a questo scopo l'unguento o la pomata di calendula per loro azione ammorbidente, emolliente e anti infiammatoria. Sono da spalmare due o tre volte al giorno sul viso e sulle mani.
Consiglio l'utilizzo dell'unguento anche agli sciatori poiché favorisce un graduale assorbimento dei raggi solari, prevenendo le scottature ed evitando che la pelle si desfogli.
Tenete conto che questo unguento dà una protezione solare media (livello 3-4) e quindi nei soggetti di carnagione chiara deve essere utilizzato spesso e in gran quantità.
Per riattivare la circolazione delle mani e lenire la loro secchezza, è molto indicato anche l´amaro di erbe svedesi Maria Treben, un composto di varie piante medicinali (tra cui Aloe, Mirra, Zafferano, Cassia, radici di rabarbaro, Curcuma) messo a punto da un celebre medico svedese, il dr. Samst. Tra le varie proprietà curative attribuite a tale composto, il dr. Samst citava proprio il loro potere lenitivo in caso di un principio di congelamento delle estremità. L'amaro è da applicare direttamente sulle mani (15 gocce), che vanno poi sfregate vigorosamente.
E se proprio unguenti, pomate e erbe svedesi non bastano, fate dei maniluvi, cioè dei bagni alle mani. Immergetele per una decina di minuti fino ai polsi in un recipiente in cui verserete una tisana tiepida preparata con fiori e foglie di calendula.
A questi trattamenti è bene associare l'assunzione di tisane calde a base tiglio e biancospino che facilitano la sudorazione e la circolazione periferica.
Vi consiglio anche di nutrire la pelle con le vitamine del gruppo A e B contenute in grandi quantità nel lievito di birra. Assumetene 2 compresse per 3 volte al dì in cicli di 20 giorni al mese. Associatevi inoltre del succo di carota; mezzo bicchiere prima dei pasti a giorni alterni.
Fregare e spazzolare: i segreti per piedi caldi
In questa stagione il freddo si fa sentire e spesso fa soffrire i nostri piedi.
Ecco alcuni rimedi contro i piedi freddi.
I piedi freddi sono un problema legato alla circolazione periferica: il sangue non affluisce bene alle estremità. Per curare questo spiacevole inconveniente invernale è quindi necessario riattivare la circolazione e in particolare gli sfinteri precapillari.
Molto utili sono le fregagioni e le spazzolature.
Le fregagioni sono svolte con un panno o con un asciugamano che, dopo essere stato inumidito, viene sfregato vigorosamente. Possono essere fatte fredde per creare una reazione di vasodilatazione o calde se i piedi sono proprio gelati (poi successivamente fredde). La fregagione deve essere fatta partendo dalle estremità dei piedi verso il centro della gamba fino al ginocchio. Bisogna continuare finché sulla parte interessata non si crea un arrossamento.
La spazzolatura si effettua invece con spazzole di crine naturale. Il principio è lo stesso: riattivare la circolazione periferica. A differenza della fregagione la spazzolatura ha un´azione più rapida: i piedi e la gamba diventano rossi dopo solo pochi secondi. Spazzole per questo trattamento si trovano in negozi di prodotti naturali.
Per avere sempre piedi caldi è bene inoltre indossare calze di lana che mantengono le estremità a una buona temperatura e scarpe in pelle morbida con suola in cuoio che riparano il piede, ma lo lasciano traspirare bene e non intralciano la corretta circolazione del sangue.
Contusioni sugli sci? Ottimi arnica e iperico
Qualche caduta di troppo sulle piste? Il dottor Roberto Bianchi ci illustra come applicare arnica e iperico sulle parti dolenti dopo una giornata di sci.
Calzati gli sci (carving possibilmente!) e stretti al punto giusto gli scarponi siete pronti a lanciarvi nella mischia. Inutile dire che per non rimetterci braccia, gambe, ginocchia e spalle dovete sciare con prudenza, calibrando velocità e mantenendo una traiettoria ben definita. Sterzate e controsterzate vi possono costare caro: per attutire i colpi non possiamo certo contare su una carrozzeria! Qualche ruzzolone però, specie se siete alle prime armi, è d´obbligo. E se la caduta vi lascia postumi un po´ dolorosi, basta affidarsi all´arnica e all´iperico, seguendo i consigli del dottor Roberto Bianchi.
Una brutta caduta sugli sci va presa con la dovuta attenzione. È innanzitutto necessario sottoporsi a una visita medica. Se questa ha escluso fratture e lussazioni, potete curare distorsioni o contusioni con l'arnica o con l'iperico.
L'arnica appartiene alla famiglia delle Composite. È un´erba perenne fornita di rizoma, che cresce sulle Alpi e sugli Appennini. Raggiunge un´altezza di circa 30 cm. Fiorisce tra maggio e luglio con fiori di un colore giallo-arancione.
Per le sue proprietà antisettiche cicatrizzanti e riparative è sempre stata usata come antitraumatico naturale.
È infatti indicata in caso di contusioni e di ecchimosi, in quanto facilita il riassorbimento del sangue che fluisce dai vasi sanguigni lesi al tessuto interstiziale.
Potete utilizzare l´arnica come coadiuvante per distorsioni, per traumi da sci o per dolori muscolari dopo lunghe passeggiate in montagna:
-sottoforma di tintura madre, frizionando la parte dolente
-sottoforma di composto omepatico: arnica 5CH tre granuli due volte al dì
Anche l´iperico, in particolare l´oleolito di iperico, è utilissimo in caso di traumi e contratture da freddo, grazie alla sua azione antinfiammatoria, antinevralgica e ricostruttrice tessutale.
Mettete qualche goccia di oleolito di iperico sulla parte dolente e massaggiate. Ricordate di non esporre mai al sole la pelle trattata con l´oleolito di iperico perché contiene sostanze con effetti fotosensibilizzanti. L´oleolito va quindi applicato sulle parti contuse solo dopo aver preso il sole, verso sera, altrimenti è facile l?insorgenza di dermatiti o reazioni di fotosensibilizzazione.
L'oleolito di iperico, che non va confuso con l´olio essenziale di iperico, è un macerato oleoso: i fiori dell´iperico sono stati sciolti nell´olio extravergine di oliva. Può essere acquistato in farmacia e nelle migliori erboristerie o preparato in casa. Basta raccogliere in giugno e in luglio i fiori freschissimi di iperico e macerarli subito nell´olio extravergine di oliva: 2 etti di fiori in un litro d´olio. Il contenuto va versato in una bottiglia, saturandola bene e lasciandola esposta al sole per 40 giorni, agitando bene la bottiglia ogni 2-3 giorni. L´olio assumerà un colore rossastro e diventerà appunto oleolito di iperico.
L'iperico, pianta erbacea dai fiori gialli che cresce spontaneamente in Europa e in Asia occidentale, ha anche altre importanti proprietà fitoterapiche.
a cura del Dott. Bianchi e di Alessandra Mariotti
Fonte: buonpernoi.it