L’Epa, l’agenzia statunitense per la protezione ambientale, ha deciso di mettere al bando le pentole al teflon, per intenderci quelle antiaderenti, perché la sostanza usata per realizzarle (l’acido perfluoroctanoico) è tossica.
È risaputo che le padelle antiaderenti, una volta graffiate, non vanno più usate. Ma ora l’Epa, l’agenzia statunitense per la protezione ambientale, va oltre e chiede alle aziende di eliminare la patina antiaderente. Come mai? A finire sotto accusa è l’acido perfluoroctanoico (Pfoa) utilizzato per la realizzazione del Teflon, quella sostanza che, posta sulle pentole in fase di fabbricazione, impedisce poi ai cibi messi in padella di bruciarsi. Il punto è che l’acido perfluoroctanoico è un composto tossico: studi statunitensi sugli animali hanno evidenziato che livelli elevati di esposizione al Pfoa causano nei topi danni al fegato e all’apparato riproduttivo.
Perché allora viene usato per la realizzazione della patina antiaderente? Innanzitutto va detto che questa sostanza è stata inventata prima del 1981 ed è quindi scampata al test che prevede controlli rigorosi sui nuovi composti chimici messi in commercio. In secondo luogo vi sono studi che evidenziano come la sostanza, in sé tossica, possa essere innocua dopo il processo che porta alla produzione del materiale antiaderente noto come teflon. Il responso dei ricercatori sulla questione non è insomma ancora chiaro. Tuttavia la decisione dell’Epa di imporre alle aziende di ridurre del 95% l’uso del Pfoa entro il 2010 per arrivare alla sua completa eliminazione nel 2015 dimostra chiaramente come sia meglio stare alla larga da questa sostanza che, tra l’altro, non si trova solo nelle pentole.
Il Pfoa viene infatti utilizzato anche nella fabbricazione di tessuti per l’abbigliamento e in materiali da arredamento. Lo ritroviamo inoltre come componente di farmaci, schiume antincendio, lubrificanti, adesivi, cosmetici, insetticidi, rivestimenti per tappeti. Insomma questa sostanza è un po’ dovunque. Non meravigliamoci quindi se, studi eseguiti da Greenpeace e dal WWF, hanno riscontrato sue tracce addirittura nel sangue delle donne incinte e nei cordoni ombelicali dei loro bambini. Ma non solo. Tracce di acido perfluoroctanico sono state trovate anche nelle riserve d'acqua vicine agli impianti di produzione dell’azienda DuPont e che fabbrica teflon. E l’azienda ha dovuto sborsare 10,25 milioni di dollari per riparare ai danni causati. E non è tutto. A febbraio la Dupont ha accettato di pagare altri 16,5 milioni di dollari per chiudere il contenzioso con l'Epa per l'accusa di aver tralascialo di riferire periodicamente all’agenzia i possibili rischi per la salute provocati dall'acido perfluoroctanico.
Fonti:
Greenpeace.it
greenplanet.net
italiasalute.it
Corriere della sera, 26 gennaio 2006
Altreconomia, marzo 2006