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cristiana

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Aumentano i nemici della fertilità
« il: Agosto 13, 2010, 12:30:00 »
20/10/08

Aumentano i nemici della fertilità
Dopo quelli già noti, ora sotto accusa un pesticida largamente usato. Nuove ricerche sugli «interferenti endocrini»


Da qualche anno la comunità scientifica sollecita una regolamentazione più severa per gli interferenti endocrini(IE), sostanze che hanno ripercussioni negative sullo sviluppo neurologico e sulla fertilità. Si tratta di sostanze ancora poco conosciute dai non esperti, nonostante siano presenti in così tanti beni di consumo e alimenti da essere ritenuti contaminanti ubiquitari. L'ultima sollecitazione in proposito è firmata dall'équipe di tossicologia alimentare e veterinaria dell'Istituto Superiore di Sanità, guidata dal professor Alberto Mantovani, che per la prima volta accusa una nuova sostanza, il pesticida clorpirifos, di alterare la regolazione ormonale.

La questione è molto delicata perché si tratta di un insetticida ancora molto utilizzato, già ritenuto causa di perdita di memoria e insonnia nei lavoratori esposti alla sostanza. Lo studio dell'Istituto Superiore di Sanità, che verrà pubblicato sulla rivista Environmental Health Perspectives, ha dimostrato che il clorpirifos provoca in animali da laboratorio, esposti a quantità inferiori alle soglie di tossicità sinora individuate, effetti negativi permanenti nel dialogo tra sistema nervoso e sistema endocrino, alterando la produzione di due proteine, l'ossitocina e la vasopressina. Per di più, gli effetti negativi dell'esposizione pre e neonatale si rilevano anche negli esemplari una volta divenuti adulti, con una maggiore criticità nei maschi. Il rischio di tossicità del pesticida potrebbe riguardare, quindi, soprattutto le donne in gravidanza, nonché il feto, e i bambini. L''auspicio del mondo scientifico è che questa ricerca e gli ulteriori studi di conferma siano lo spunto per rivedere i limiti massimi di residui ammessi.

La lista degli interferenti endocrini è lunga: comprende, per esempio, oltre alle più note diossine, i ritardanti di fiamma utilizzati in apparecchiature elettroniche, nei tessuti di arredo, nelle tappezzerie. «I ritardanti di fiamma sono diffusissimi - sottolinea Mantovani -. Si tratta di sostanze poco biodegradabili che, disperdendosi nell'acqua e nel terreno si accumulano nel grasso degli animali, e finiscono inevitabilmente nella catena alimentare, col risultato di essere ingeriti dall'uomo attraverso latte, carne, pesce. Eppure non esistono limiti per la loro presenza negli alimenti».

Nella lista troviamo anche gli ftalati - plastificanti utilizzati in moltissimi prodotti e fino a qualche anno fa anche nei giocattoli e negli articoli di puericultura - e il bisfenolo A, che negli ultimi anni è stato oggetto di numerosi studi di tossicità: negli Stati Uniti le autorità sanitarie lo ritengono una sostanza il cui uso va ridotto, perché rischioso per il feto. «Al riguardo l'Efsa nel 2006 ha escluso problemi da bisfenolo A in alcuni tipi di biberon, per i livelli molto bassi della sostanza che verrebbero rilasciati, ma alla luce di un numero crescente di nuove ricerche l'Agenzia europea sta analizzando attentamente il problema della presenza diffusa di bisfenolo nell'ambiente.

«Una prima regolamentazione - precisa Mantovani - dovrebbe venire dal Reach, il nuovo regolamento europeo sulle sostanze chimiche, che prevede la registrazione obbligatoria per tutti gli IE e la presentazione di dossier molto accurati sulla sicurezza e la tossicità. Basti dire che si tratta dello stesso trattamento riservato ai composti cancerogeni e mutageni». E le sostanze che non supereranno le verifiche saranno vietate. Peraltro, da anni è possibile sostituire alcuni IE con sostanze non sospette, come già fanno aziende più attente all'ambiente e alla salute dei consumatori. In un recentissimo convegno sugli interferenti endocrini promosso dall'Istituto superiore di sanità, si è sottolineato anche il problema dell'accumulo di queste sostanze: i dati preliminari di una ricerca mostrano che topi alimentati nelle prime fasi di crescita con pesce contaminato non mostrano immediatamente sintomi tossici, ma presentano alterazioni della tiroide e del sistema immunitario.

Roberto La Pira

Fonte: corriere.it/salute
Cristiana

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