I pericoli dell’uranio impoveritoQuesto metallo emette particelle alfa, beta e raggi gamma. Sia le particelle alfa sia quelle beta non hanno una grande capacità di penetrazione e, in pratica, possono essere arrestate già dalla pelle o al massimo dal tessuto delle uniformi. I raggi gamma no, sono radiazioni ad alta energia ma, come si è detto, l’emissione dell’uranio impoverito è molto debole. Inoltre si deve tenere presente che il nucleo di uranio è posto all’interno del proiettile e, quindi, la radiazione risulta schermata. Studi condotti dal Dipartimento della Difesa statunitense avrebbero dimostrato che l’equipaggio dei carri che ospitano l’intero munizionamento del carro sono esposti a una dose di radiazioni che non supera i livelli di sicurezza stabiliti per la popolazione.
Con l’uranio impoverito, di conseguenza, i pericoli non sono legati tanto alla radioattività quanto al fatto che come tutti i metalli pesanti, a partire dal piombo, è tossico e tende ad accumularsi nell’organismo (in particolare ossa e reni). Il pericolo di intossicazione ha origine dal fatto che al momento dell’impatto il penetratore di uranio impoverito letteralmente si polverizza bruciando, è quindi si ha dispersione nell’aria, e poi nel terreno e nell’acqua, di particelle che possono essere inalate, bevute, introdotte con gli alimenti. In pratica, è come usare un gas tossico i cui effetti, però, si manifestino con l’andare del tempo e non immediatamente come avviene con i gas nervini o altre armi chimiche.
Che cosa risulta finoraPer capire gli effetti sull’organismo del metallo è bene distinguere tra esposizione interna ed esterna. La pericolosità dell’esposizione esterna dipende dall’emissione di radiazioni: è vero che l’uranio impoverito e l’uranio naturale sono debolmente radioattivi, ma è anche vero che oggi si tende a credere che non esistano dosi di radiazioni innocue. Comunque, a oggi non risulta che l’esposizione esterna all’uranio impoverito causi direttamente tumori del sangue o tumori solidi. Vero è che secondo alcuni studiosi aumenta comunque il rischio di tumori.
Per l’esposizione interna, invece, il discorso cambia e anche la debole radioattività delle particelle del metallo diviene pericolosa: infatti queste si arrestano nei polmoni, se riescono a superare lo sbarramento delle prime vie aeree, e lì restano per parecchi anni esercitando il loro effetto distruttivo.
Nei polmoni, però, si fermano soltanto le particelle insolubili, mentre quelle che si sciolgono nei fluidi passano in circolo e vanno a esercitare una serie di effetti tossici in primo luogo a carico dei reni, come avviene per il piombo. Non è ancora chiarito se, come per il piombo, anche per l’uranio impoverito si possano avere effetti neurologici a livelli inferiori a quelli necessari perché si presenti la tossicità renale.
Secondo alcuni studi, condotti però con un occhio di riguardo all’establishment militare, il rischio della contaminazione ambientale è poco più che trascurabile, ma non esistono indagini serie e controllate al riguardo.
Altre fonti, vicine ai movimenti pacifisti, fanno invece presente che dopo la guerra del Golfo in Iraq la leucemia è balzata dal settimo al quarto posto per diffusione tra i tumori. Di certo almeno uno studio, condotto su reduci americani dal conflitto in Iraq dimostrerebbe conseguenze sul sistema nervoso, minore efficienza cognitiva, tra coloro che hanno subito l’esposizione interna, provata dai superiori livelli di uranio riscontrati nelle urine. Studi in vitro molto recenti, poi, hanno mostrato che l’uranio impoverito induce la mutazione degli osteoblasti umani (le cellule che costruiscono le ossa) nella variante cancerogena, anche se poi gli autori dicono che questo non significa necessariamente che lo stesso effetto si produca nell’organismo. Tutti indistintamente proclamano comunque che sono necessari altri studi. Intanto, senza sapere quali possano essere gli effetti, si continuano a usare i proiettili incriminati.
Fonti:
Fetter s, von Hippel N. The hazard posed by depleted uranium munitions. Science & Global Security 1\999 8:2; 125-161
McDiarmid MA et al. Health effects of depleted uranium on exposed Gulf War veterans. Environ Res 2000 Feb;82(2):168-80
Durakovic A. Medical effects of internal contamination with uranium. Croat Med J 1999 Mar;40(1):49-66
Miller AC et al. Transformation of human osteoblast cells to the tumorigenic phenotype by depleted uranium-uranyl chloride. Environ Health Perspect 1998 Aug;106(:465-71
Il rapporto del Dipartimento della Difesa statunitense sull'esposizione durante la guerra del Golfo,
http://www.gulflink.osd.mil/du/