Post del 10/10/06
a cura di Anna Ermanni
È stato ipotizzato che il mercurio, metallo pesante altamente reattivo e senza attività fisiologica riconosciuta, possa incrementare il rischio di cardi ovasculopatie. Poiché il consumo di pesce rappresenta il principale veicolo di esposizione al mercurio, il contenuto di quest'ultimo nel pesce stesso potrebbe contrastare gli effetti benefici degli acidi grassi n-3 presenti nel pesce.
In uno studio condotto in otto paesi europei e in Israele, è stata valutata l'associazione tra i livelli di mercurio e di acido docosaesaenoico (DHA) con il rischio di primo infarto miocardico. Lo studio ha arruolato 684 uomini con diagnosi di primo infarto miocardico e 724 soggetti nel gruppo di controllo. I livelli di mercurio nei soggetti colpiti da infarto sono risultati più elevati del 15 per cento rispetto gli appartenenti al gruppo di controllo. L'incremento percentuale associato con la quantità più elevata di mercurio rispetto a quella più bassa è pari a 2,16. Inoltre i livelli di DHA sono risultati inversamente associati al rischio di infarto miocardico.
La conclusione dello studio giudica i livelli di mercurio direttamente associati al rischio di infarto miocardico, mentre i valori di DHA sono inversamente associati al rischio. Alti livelli di mercurio nel pesce possono quindi ridurre l'effetto cardioprotettivo di una dieta che preveda l'assunzione di significative quantità di pesce.
La ricerca è stata pubblicata dal periodico "New England Journal of Medicine" e "Doctor".