Autore Topic: Il lungo viaggio dei veleni: scorie nucleari partite per la Normandia  (Letto 10650 volte)

cristiana

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Le scorie nucleari partite per la Normandia, l’operazione costerà 250 milioni  

Anche per le ultime 235 tonnellate di combustibile nucleare rimaste in Italia è arrivato il momento di fare le valigie: partiranno per la Normandia, destinazione La Hague, dove verranno riprocessate dai francesi di Areva. Le prime barre di combustibile nucleare a salutare l’Italia saranno quelle che «dormono» nella centrale atomica di Caorso: sono 190 tonnellate e il primo treno è previsto per l’autunno. Poi toccherà al Vercellese, che verrà svuotato delle 45 tonnellate di materiale radioattivo concentrate tra l’ex centrale Fermi di Trino e il deposito Avogadro di Saluggia, che da domenica ha aperto le porte anche alle barre dell’adiacente piscina Eurex.

Ma non è un addio, è solo un costoso «arrivederci»: in base all’accordo firmato nella serata di martedì tra Areva e Sogin, infatti, l’Italia verserà ai francesi 250 milioni di euro e questi ultimi si impegneranno a restiruire i residui (compattati e messi in sicurezza) entro un termine massimo che è stato fissato al 31 dicembre 2025.

Divieto di fermata. Il materiale radioattivo verrà spedito oltralpe via treno, e in totale si renderanno necessari 29 trasporti: 16 partiranno da Caorso, 10 dal deposito Avogadro di Saluggia (che ha già accolto il combustibile avanzato dalla centrale campana di Garigliano) e 4 da Trino, dove è in corso lo smantellamenteo della Centrale Fermi. In tutti i casi si ripeterà il copione già visto dal 2003 a oggi con le partenze per Sellafield, in Inghilterra: le barre verranno inserite in giganteschi cilindri, i «cask», che prima verranno caricati su tir e poi, alla stazione più vicina, trasferiti sui vagoni.

Ed è qui che partirà il viaggio vero e proprio: prima Torino, poi il traforo del Fréjus, Modane e di qui tutta la Francia, in diagonale. Fino al centro di riprocessamento di Flamanville, sul canale della Manica, il convoglio incederà lento ma inesorabile, con il divieto assoluto di fermarsi: le barre, infatti, non gradiscono «scossoni», e già nel 2003 i treni con destinazione Inghilterra viaggiavano con il tachimetro incollato sui 40 all’ora. Dietro, davanti e sopra ai cask decine, centinaia di agenti.

Sospiro di sollievo. Ma questi sono dettagli: l’importante, dice chi abita intorno ai siti, è che il combustibile se ne vada. L’ideale sarebbe un biglietto di sola andata, ma già la prospettiva di separarsene per una quindicina d’anni è sempre meglio di niente. «Ha prevalso la linea della responsabilità ambientale, scevra da interessi politici, ma completamente focalizzata su interventi mirati a correggere gli effetti negativi dell’impatto della civiltà sulla natura - commenta il presidente della Provincia di Vercelli, Renzo Masoero -. Speriamo che coloro che dicono sempre “no” rispettino almeno questa decisione di buon senso». Anche per l’assessore regionale all’Ambiente del Piemonte, Nicola de Ruggiero, «è un passo importante, perché con il contratto siglato dalle due società si definiscono le modalità di esecuzione del trasferimento e del riprocessamento di tutto il materiale esistente, compreso anche quello depositato nella nostra regione». Proprio in Piemonte, d’altronde, era scattato l’ultimo allarme: la piscina Eurex a fine febbraio aveva registrato le prime perdite di liquido contaminato al di fuori dell’area protetta e tracce di acqua radioattiva (anche se su livelli non pericolosi) erano state trovate nel pozzo di una cascina di Saluggia.

«Con la firma di questo contratto - ha commentato intanto Massimo Romano, amministratore delegato di Sogin - l’Italia condivide con altri Paesi, fortemente impegnati nella produzione nucleare, la scelta di riprocessare il combustibile irraggiato e rende più certi tempi e modalità del piano di “decommissioning” degli ex impianti nucleari». «L’avvio del riprocessamento consentirà di realizzare le operazioni di bonifica dei siti in condizioni di maggior sicurezza e in un clima di proficua collaborazione con i territori interessati», aggiunge Romano. In ogni caso, per il combustibile ci sarà il tempo di una cura dimagrante: il trattamento effettuato a La Hague consentirà di separare le materie valorizzabili, per le quali Areva si è impegnata a individuare un futuro impiego, dai rifiuti finali, che saranno restituiti in una forma che ne riduce il volume e ne garantisce la sicurezza nel lungo termine.

Vetro e residuati misti. L’Italia spedirà in Francia una quarantina di «cask» e se ne vedrà restituire 11: 5 di vetro e 6 di residui misti. Il governo dovrà aver trovato un sito per lo stoccaggio definitivo: «Abbiamo 20 anni di tempo per pensarci, una soluzione la troveremo», commenta un addetto ai lavori che preferisce l’anonimato. «Si è chiusa positivamente una parentesi delicata. Da oggi comincia una nuova fase di lavoro: dobbiamo avere la consapevolezza che, dopo anni di incuria, il problema nucleare è prima di tutto quello di darsi una credibile gestione dei suoi esiti», ha fatto presente il ministro dello Sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, che ha annunciato l’intenzione di presentare alle Regioni una «road map» per l’individuazione di un deposito dei rifiuti nucleari. (10/05/07)
MARCO FERRANDO

Fonte: lastampa.it
Cristiana

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