Autore Topic: I due volti della Talidomide (Contergan)  (Letto 11275 volte)

cristiana

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I due volti della Talidomide (Contergan)
« il: Luglio 31, 2010, 07:12:13 »
La Talidomide fu sintetizzata nei primi anni 50 in Germania dalla società farmaceutica Grunenthal.

Il farmaco ottenne l’indicazione come sedativo, antinausea ed ipnotico, rivolto in modo particolare alle donne e venne commercializzato a partire dal 1957, dopo alcuni anni di prove su animali.

Ben presto la commercializzazione della Talidomide fu estesa a quasi 50 Paesi con diversi marchi, tra cui Contergan.

Grunenthal, tramite la società americana Richardson-Merrell, cercò di registrare la Talidomide anche negli Stati Uniti, ma incontrò l’opposizione dell’Agenzia di controllo, FDA ( Food and Drug Administration ).

Con l’uso della Talidomide, cominciarono ad emergere i primi casi di neuropatia periferica e di bambini che nascevano con gravi malformazioni tra i quali la focomelia.
In altri casi i bambini nascevano con difetti agli occhi e alle orecchie o a carico di organi interni ( ad esempio l’intestino ).

Solo alla fine del 1960, la rivista medica, British Medical Journal, pubblicò una lettera di un medico inglese che segnalava casi di neuropatia periferica con l’impiego della Talidomide.

Ma il caso Talidomide scoppiò nel 1961 quando un pediatra tedesco segnalò più di 150 casi di malformazioni in neonati di madri che avevano assunto la Talidomide.

In seguito a queste dichiarazioni, alla fine del 1961 le Autorità sanitarie tedesche obbligarono Grunenthal a ritirare il farmaco dal commercio per i suoi effetti teratogenici, responsabili della nascita di migliaia di bambini focomelici.

Nonostante il ritiro in Germania la Talidomide rimase sul mercato ancora per diversi mesi in alcuni Paesi come l’Italia.

Si stima che la Talidomide provocò la nascita di 8.000 - 12.000 neonati con malformazioni. Inoltre, 40.000 persone svilupparono neuropatia periferica indotta dalla Talidomide.

In seguito, la maggiore conoscenza degli effetti della Talidomide ha permesso una sorta di riabilitazione del farmaco, che ha mostrato di possedere proprietà antiangiogeniche ed immunomodulanti.

Nel 1998 la Talidomide ha ottenuto l’approvazione dell’FDA ( Food and Drug Administration ) per il trattamento dell’eritema nodoso leproso, una complicanza dermatologica che riguarda pazienti affetti da lebbra.

L’impiego della Talidomide è stato autorizzato anche dalle Agenzie regolatorie di Francia, Australia, Nuova Zelanda, Turchia e Israele per alcune indicazioni quali il mieloma multiplo e l’eritema nodoso leproso.

In Italia il farmaco non è ancora registrato.

In campo oncoematologico, la Talidomide è utilizzata con risultati positivi soprattutto nel trattamento del mieloma.
I meccanismi di azione della Talidomide sono soprattutto di tipo antiangiogenico ( blocco dell’apporto di sangue al tumore e della formazione di nuovi vasi ) ed immunomodulatorio ( aumento della risposta immunitaria dell’organismo nei confronti del tumore ).

Numerosi studi hanno dimostrato l’efficacia della Talidomide nei pazienti con mieloma refrattario o recidivante, ma recentemente ne è stata evidenziata l’efficacia anche nei pazienti mai sottoposti a chemioterapia.

Pur non causando gli effetti collaterali tipici della chemioterapia ( nausea, vomito, caduta dei capelli, ecc ), la Talidomide può provocare eventi avversi anche gravi ( sonnolenza, stitichezza, neuropatia periferica, rash ecc ).

Uno studio, pubblicato su The Lancet dall’Intergroupe Francophone du Myelome ( IFM ) e che ha coinvolto quasi 500 pazienti di età compresa tra i 65 e i 75 anni mai sottoposti a chemioterapia, ha confermato l’importanza dell’impiego della Talidomide nella terapia del mieloma multiplo dell’anziano.
Nello studio, la terapia standard a base di Prednisone e Melfalan e la terapia con Melfalan seguita da trapianto di cellule staminali, sono state confrontate con uno schema terapeutico che prevedeva l’aggiunta di Talidomide.
Dopo un follow-up medio di 51,5 mesi è stata osservata una sopravvivenza mediana maggiore per i pazienti in terapia combinata con Melfalan, Prednisone e Talidomide, rispetto ai pazienti assegnati al protocollo Melfalan e trapianto di cellule staminali ( 51,6 mesi, 33,2 mesi e 38,3 mesi, rispettivamente ).

Secondo gli Autori il protocollo MPT ( Melfalan, Prednisone, Talidomide ) dovrebbe diventare lo standard per la terapia del mieloma multiplo in questa categoria di pazienti.

Nonostante gli effetti positivi ottenuti grazie all’impiego della Talidomide, sono necessari ulteriori studi per definire meglio i meccanismi di azione del farmaco, i dosaggi ottimali, il numero di somministrazioni ed i tempi ottimali di inizio e fine terapia. ( Xagena2007 )

Fonte: www.farmacologia.net
1) Wikipedia, 2007; 2) FDA, 2007; 3) The Lancet, 2007
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Cristiana

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