Autore Topic: Come scoprire se si hanno allergie (alimentari, ai metalli, ecc.)  (Letto 71384 volte)

cristiana

  • Administrator
  • Hero Member
  • *****
  • Post: 2797
  • Sesso: Femmina
    • Mostra profilo
    • Intossicazioni croniche da accumulo di elementi tossici
Ci sono dei soggetti che sanno per certo di essere allergici ai metalli perchè hanno avuto reazioni cutanee causate da anelli, orologi, ecc., quindi loro già sanno di esserlo, ma sarebbe comunque prudente eseguire i test e gli esami per verificare questa possibilità.
La diagnosi di allergia alimentare è semplice ed immediata solo quando compaiono sintomi caratteristici, piuttosto severi, tanto da portare a visite urgenti subito dopo l'assunzione di un determinato alimento. Molto più frequentemente le cose non sono così lineari: se la reazione è ritardata, i sintomi sono variabili o incostanti, la diagnosi è più difficile.

Controindicazioni alla testificazione
I test allergologici non possono essere eseguiti in caso di patologie allergologiche in fase acuta.
I test epicutanei (patch test) non possono essere effettuati in caso di recente esposizione a radiazioni ultraviolette (sole, UVA, UVB), dovendo passare almeno 1 mese dall'ultima esposizione.
Per sottoporsi a prove allergologiche è necessaria la sospensione delle terapie antistaminiche e/o corticosteroidea sistemica per un periodo minimo di 7 giorni.
Per i pazienti in terapia corticosteroidea cronica è necessario consultare il Medico Curante per le modalità di sospensione graduale del farmaco, salvo controindicazioni.
Per i pazienti in terapia corticosteroidea topica (spray nasale, gtt oculari, creme, pomate e/o lozioni) non è prevista alcuna sospensione.

Il patch test è specifico per la diagnosi delle dermatiti allergiche da contatto, indolore, di facile e semplice esecuzione ambulatoriale, ma è bene rivolgersi ad un serio specialista allergologo.
Consiste nell'applicare sulla pelle della schiena del paziente alcuni dischetti di alluminio contenenti ciascuno una particolare sostanza (allergene) potenzialmente responsabile della dermatite.
Tra i gruppi di sostanze che vengono testate ricordiamo: alcuni metalli (cromo, nichel, cobalto), farmaci (antibiotici, anestetici, antiistaminici) conservanti per prodotto di igiene personale, profumi, resine, sostanze della gomma, tensioattivi contenuti in detergenti e coloranti.
Tali dischetti vengono mantenuti sulla cute per 48 ore grazie a particolari cerotti anallergici.
Una volta tolti, una eventuale risposta allergica a qualcuna delle sostanze applicate sarà individuata per la presenza di arrossamento, prurito e piccole vescicole localizzate alla sede di contatto.
 Esiste una “serie odontoiatrica” che contiene molti degli antigeni derivanti dai materiali odontoiatrici.
Occorre tener presente che non tutte le reazioni immunologiche implicano una reazione epicutanea, da cui il significato parziale degli esiti negativi a questo test.
Il patch test si fa in quasi tutti gli ospedali dietro prescrizione del medico di famiglia, pagando il ticket e NON si deve fare in estate.

Il test MELISA (Memory Lymphocyte Immuno Stimulation Assey) è attualmente la metodica analitica più sofisticata per la determinazione della reattività immunologica ai metalli. E' un test del sangue che misura l’ipersensibilità ai metalli e ad altri allergeni e quindi rileva direttamente la presenza di cellule del sistema immunitario capaci di attivarsi in presenza di tracce del metallo e creare reazioni di ipersensibilità sia locali che sistemiche.
E' un test molto costoso e attualmente è possibile farlo in Germania, Belgio, Repubblica Ceca ed in America, ma può anche essere ordinato presso cliniche private in Inghilterra, Francia, Svizzera e Sud Africa. Molte persone scelgono di farlo perchè hanno paura di essere allergici alle protesi in titanio.
il titanio ha dimostrato di possedere ottime caratteristiche di biocompatibilità e di essere adatto a molti impieghi non solo in ortodonzia, ma anche in ortopedia, o cardiologia: non determina fenomeni di sensibilizzazione, si è dimostrato uno dei materiali più tollerabili dal nostro organismo, è leggero, ha elevata resistenza meccanica e alla corrosione. Credo che l'eccezione alla regola potrebbe esserci come in tutte le cose, ma se una persona non è allergica neanche al nichel credo sia praticamente impossibile che lo sia al titanio.

Il Foto test. Il paziente viene irradiato su una superficie cutanea non abbronzata (solitamente il gluteo) con radiazioni UVA e UVB; il medico procede ad effettuare due letture del test, dopo 30' e dopo 24h, individuando la MED (dose minima eritematogena) e le eventuali reazioni patologiche all'irradiazione.
Per questo test le modalità sono le stesse descritte per il patch test, salvo che per la rimozione dell'apparato testante dopo 48h, e l'irradiazione, per il tempo valutato necessario, della sede di applicazione dei test; dopo 24h verrà effettuata la lettura.

Il Prick test è un esame di semplice esecuzione, di elevata accuratezza e minima invasività, con rischio quasi nullo di effetti collaterali.
Viene eseguito sulla superficie volare dell'avambraccio o sul dorso, quando gli allergeni da testare sono numerosi. Si attua mettendo una goccia di estratto allergenico (pollini, inalanti, alimenti) sulla cute; successivamente, con apposita lancetta sterile, si punge la cute in corrispondenza di ciascun estratto.
Dopo 15-25 minuti si valuta la presenza di eritema, prurito e pomfi, segni di positività del test.

Test specifici per allergia alimentare. Nel sospetto di allergia alimentare vengono condotti particolari test oltre a quelli standard (prick test e RAST) volti a identificare gli alimenti scatenanti le reazioni avverse sia immediate che ritardate (SAFT, food labial challenge, scratch patch test, challenge in aperto ripetuto associato a dieta diagnostica, etc.).

RAST test.Quando non è possibile l'esame cutaneo (es. per la presenza di reattività cutanea estrema o di ansietà del paziente) o permangono dubbi, si può procedere ai test di laboratorio sul sangue, dove si ricercano un tipo specifico di anticorpi, le immunoglobuline E (IgE), utilizzando un metodo radioimmunologico (RAST test) oppure immunoenzimatico (CAP- System).
Per diversi motivi questi test non andrebbero utilizzati a tappeto ma come conferma, in caso si sospetti un'allergia ad un determinato alimento e tenendo conto della storia personale. Infatti, se le sostanze valutate mediante test cutaneo sono numerose, è possibile la comparsa di falsi positivi, ossia il paziente reagisce ad una determinata sostanza anche se in realtà non è allergico nei suoi confronti, e si creano così preoccupazioni inutili. I falsi positivi sono possibili anche con i test di laboratorio: possono, infatti, essere presenti anticorpi nei confronti di alimenti che, in realtà, sono sempre stati tollerati oppure che hanno provocato allergia in passato, ma ora risultano tollerati. Inoltre, i test allergologici non sono indicativi in caso di intolleranze alimentari non mediate dagli anticorpi. Per alcuni alimenti le prove allergologiche devono essere ripetute periodicamente per verificare se la reazione immunologica dell'organismo si stia attenuando.
Se i test risultano positivi, ma i sintomi non sono chiari, per evitare restrizioni alimentari inutili soprattutto nei confronti di alimenti fondamentali, si procede all'esecuzione di un ulteriore test che è il test di provocazione orale, da svolgere in ambulatori attrezzati e con la supervisione di personale medico. Queste prove vengono eseguite somministrando ogni alimento sotto forma di gocce, capsule o pappine in modo da eliminare completamente la componente psicologica legata all'assunzione di una porzione di cibo vera e propria e si osservano eventuali reazioni che si sviluppano in seguito all'assunzione dell'alimento. Questo test permette di avere la conferma dell'effettiva allergia ad un dato alimento, che verrà quindi eliminato dall'alimentazione.
Il test di provocazione viene anche utilizzato per valutare uno stato di tolleranza che il soggetto allergico abbia eventualmente conseguito nel tempo, quando i test allergologici cutanei o di laboratorio evidenziano una attenuazione della risposta immunitaria.

Test specifici per orticaria. Nel sospetto di orticaria di tipo fisico o cronica autoimmune vengono condotti particolari test di scatenamento (test del cubetto di ghiaccio, test da sforzo, test del siero autologo, etc.).

Fonti: saninforma.it,clinicadermatologica.mo.it,melisa.org
Cristiana

"Vivi la tua vita meglio che puoi circondato dall'amore che ti meriti!"
"Solo l'informazione potra' salvarci quando tutti gli ignoranti moriranno con il sorriso sulle labbra!"

cristiana

  • Administrator
  • Hero Member
  • *****
  • Post: 2797
  • Sesso: Femmina
    • Mostra profilo
    • Intossicazioni croniche da accumulo di elementi tossici
Re:Come scoprire se si hanno allergie (alimentari, ai metalli, ecc.)
« Risposta #1 il: Agosto 07, 2010, 02:09:17 »
martedì 08 maggio 2007

INTOLLERANZE ALIMENTARI:
HIGEA, l’esame del sangue per individuarne le cause.


HIGEA, il nuovo test del Centro Analisi Fleming individua l’intolleranza alimentare IgG mediata in modo veloce, sicuro e facilmente interpretabile.

Rapido, preciso e non invasivo, Higea è il nuovo test dei laboratori di analisi A.Fleming in grado di individuare quali intolleranze alimentari infastidiscono la vita di numerose persone.
Higea è un esame del sangue e si basa sull’analisi del dosaggio di Immunoglobuline di tipo G (IgG) e ha dunque la capacità di individuare l’alimento che ne scatena la reazione. Fino ad oggi le intolleranze alimentari venivano individuate con metodologie come il Citotest e l’Alcatest non legati all’individuazione degli anticorpi IgG. La loro precisione era limitata e spesso offriva possibilità di test molto costosi con difficoltà tecniche di esecuzione. Oggi Higea, invece, rappresenta il modo rapido, preciso e facilmente interpretabile, per individuare con maggior precisione gli alimenti da evitare o variare nella propria dieta alimentare.

Il test
Higea è l’acronimo che sta per Human Immunoglobulis G-Testing Aliments e consiste in un unico prelievo del sangue (meglio se a digiuno perché si basa sull’analisi del siero). Individua la presenza e l’intensità nel sangue delle immunoglobuline di tipo G (IgG). Higea rappresenta non solo un importante aiuto nella diagnosi clinica differenziale ma anche un utile strumento di monitoraggio della terapia in corso o dei possibili effetti di un graduale reinserimento dell’alimento intollerato nella dieta del paziente.
Ad oggi sono a disposizione 3 tipologie di analisi specifiche per intolleranze alimentari immunomediate: Higea 5 alimenti, Higea 40 alimenti, Higea 93 alimenti.
Si consiglia il test agli adulti con disturbi cronici e dieta costante, ai bambini dai 2 ai 12 anni che mostrino sintomi di disturbi cronici o in caso di disturbi ad insorgenza recente (2 o 3 mesi) e di cui non sia chiara l’eventuale cronicità.

Metodologia del test
Il test è basato su un metodo immunoenzimatico (metodica ELISA) che consente l’identificazione e il dosaggio di anticorpi IgG (comprese le sottoclassi) diretti contro un pannello di antigeni alimentari. Grazie alla presenza di più calibratori, ottiene un risultato semi-quantitativo di anticorpi eventualmente presenti nel sangue del paziente: più alta è la presenza dell’anticorpo più probabile è l’intolleranza verso l’alimento.

Gli aspetti innovativi
La precisione del test è uno degli aspetti più innovativi: Higea è in grado di indicare quali cibi siano da evitare ottenendo una diagnosi clinica differenziale. Basa i parametri di misurazione degli anticorpi IgG su standard internazionali rendendolo più attendibile e confrontabile ad altri test.
Ad Higea si abbina la consulenza del nutrizionista. Conoscere gli alimenti a cui il paziente è intollerante permette di impostare una dieta ad hoc, regolando il suo metabolismo non semplicemente in base all’eliminazione delle sostanze responsabili, ma impostando una dieta varia in modo da impedire l’insorgere di nuove intolleranze. Questo tipo di terapia fondata sulla rotazione alimentare indebolisce o annulla i numerosi effetti nocivi delle intolleranze. Ad esempio: è importante far comprendere al paziente che sarebbe errato consumare giornalmente prodotti alternativi a base di soia come alternativa ai latticini, perché tale soluzione potrebbe indurre lo sviluppo di una nuova intolleranza, questa volta alla soia.

Intolleranze alimentari: insorgenza e dinamica
Le intolleranze alimentari possono essere causate da diversi fattori, quali ad esempio l’alterazione dei cibi nei processi industriali, l’uso eccessivo di medicinali, alcool, la presenza di stress emotivi e fisici, particolari fattori ambientali, l’abitudine ad una dieta non equilibrata. Possono insorgere nel momento in cui si inserisce nella dieta un alimento nuovo o quando lo si assume troppo frequentemente. Esse quindi, sono molto più comuni di quanto si pensa e si sviluppano nel tempo.
A differenza di quanto avviene per le allergie, l’intolleranza è caratterizzata da una ipersensibilità tardiva. Contrariamente alle allergie infatti, la cui reazione organica è dirompente, intensa, locale e si esaurisce in breve tempo, per le intolleranze essa avviene gradualmente, con una sintomatologia legata alla quantità di alimento assunto e al fenomeno di accumulo di sostanze ritenute tossiche per l’organismo. Si generano disturbi cronici come neurodermatiti, emicranie, obesità o eccessiva magrezza, disturbi gastro-intestinali o cardiovascolari, reumatismi, varie patologie croniche e depressione.
Esistono due tipi di intolleranze alimentari: immunomediate e non immunomediate.
Nelle intolleranze immunomediate gli alimenti reagiscono coi recettori dei mastociti che legano le IgG, rilasciando istamina e tiramina, i responsabili delle classiche reazioni come orticaria, disturbi gastrici, diarrea ecc. Le intolleranze non immunomediate hanno invece carattere enzimatico (interessando il metabolismo di determinati alimenti quali aminoacidi, zuccheri e proteine), farmacologico (che dipende dalle sostanze farmacologicamente attive contenute negli alimenti) o indefinito (principalmente dipendenti da additivi le cui dinamiche immunologiche sono in fase di studio).
In un soggetto sano gli alimenti vengono tollerati grazie alla membrana mucosa intestinale e alla flora batterica che fanno fluire e assorbire i contenuti nutrizionali nell’organismo trattenendo le molecole nocive. Quando la membrana intestinale è danneggiata, o la flora batterica alterata, aumenta la permeabilità ad alcuni alimenti che passano direttamente all’organismo che attiva i propri processi di difesa con l’attivazione di anticorpi IgG.
L’importanza di individuare attraverso un test specifico i cibi a cui si è intolleranti risiede nel fatto che il consumo ripetuto di queste sostanze, stimolando enzimi aggressivi che finiscono con l’attaccare i tessuti, scatena le patologie croniche elencate in precedenza.
L’insorgere di disturbi cronici deriva, in alcuni casi, dall’eccessiva quantità di Tnt-Alfa, un mediatore che viene liberato nel corso delle reazioni immunitarie e che si lega ai recettori dell’insulina della cellula, fino a comprometterne la naturale regolazione.
 
Il Centro di analisi A.Fleming, del gruppo Générale de Santé, offre servizio di laboratorio di analisi e service di laboratorio tra i più qualificati in Italia con un ampia gamma di test diagnostici e analisi cliniche disponibili a strutture sanitarie quali laboratori, Istituti di Cura Privati e Ospedali Pubblici. Con il marchio FlemingLabs fornisce nelle provincia di Brescia servizi di analisi in 3 laboratori, 22 punti prelievo e 1 poliambulatorio multifunzionale; in 600 località italiane vengono garantite analisi FlemingLabs a 800 clienti al giorno grazie a 10 sedi logistiche Fleming decentrate e 70 automezzi.
 
Fonte: Cybermed.it
Cristiana

"Vivi la tua vita meglio che puoi circondato dall'amore che ti meriti!"
"Solo l'informazione potra' salvarci quando tutti gli ignoranti moriranno con il sorriso sulle labbra!"