19-01-13Stop al mercurio: 140 Paesi firmano l'accordo per ridurne l'utilizzoRaggiunto nella notte a Ginevra l’accordo sul testo di una Convenzione internazionale sul mercurio, che consentirà di diminuire, a livello mondiale, le emissioni di questo metallo pesante, molto tossico per la salute e per l'ambiente.
Ad annunciarlo il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente e la Svizzera, che, insieme alla Norvegia, ha avviato questo processo dieci anni fa. Hanno firmato il documento oltre 140 Paesi.
Sull’importanza dell’accordo, Salvatore Sabatino ha intervistato Nicola Pirrone, direttore dell’Istituto sull'inquinamento atmosferico del Consiglio Nazionale delle Ricerche:
R. – L’importanza maggiore sta nel fatto che questo accordo pone l’accento su un problema ormai annoso come quello dell’impatto dell’incremento da mercurio sulla salute dell’uomo e sugli ecosistemi. Il maggiore risultato di questa negoziazione è proprio aver accettato l’esistenza del problema, che qualcosa andava fatto. Le decisioni sono state abbastanza importanti.
D. - L’accordo consentirà di diminuire a livello mondiale le emissioni di mercurio molto tossiche per la salute e per l’ambiente. Ma quali sono i danni che questo metallo pesante può provocare?
R. – I danni sono tanti. Al sistema nervoso centrale e anche al sistema cardio-circolatorio, alla funzionalità di molti organi, come i reni. Tutto questo riguarda soprattutto quelle popolazioni maggiormente esposte, che utilizzano mercurio nelle varie lavorazioni artigianali; in questi casi può provocare danni irreversibili.
D. – C’è poi un altro problema che è quello dello smaltimento del mercurio, che è ancora da affrontare seriamente…
R. – Questo è uno dei problemi più importanti, perché il mercurio è stato già eliminato da molti processi industriali, come la produzione da soda caustica e molti impianti hanno sostituito le particelle al mercurio con altre tecnologie e, quindi, questo ha determinato una produzione di mercurio disponibile, che in qualche modo va ricollocato in depositi ad hoc.
D. - Quali sono gli oggetti in cui è presente questo metallo pesante?R. – Molti. Questo metallo pesante è l’unico che a temperatura ambiente è allo stato liquido e presenta caratteristiche di conducibilità elettrica molto elevate e quindi è stato impiegato in molti beni di largo consumo, come i beni elettronici;
è utilizzato anche nella farmacopea, quindi in molti farmaci, che prima o poi vanno a finire nei rifiuti. Sappiamo che i rifiuti possono andare a finire negli inceneritori o nelle discariche e in ogni caso diventa un problema da gestire.
D. - E’ molto utilizzato anche nell’ambito dell’odontoiatria. Lì c’è un contatto diretto……R. - Questo è stato uno dei temi in discussione nell’ambito della negoziazione che si è conclusa questa notte. Sì, c’è un impatto diretto, viene utilizzato come amalgama nelle otturazioni dentarie e l’impatto è diretto: il mercurio gassoso viene rilasciato in bocca e penetra facilmente tutte le barriere fino ad arrivare al cervello.D. – Lei dirige un centro che coordina, tra le altre cose, anche un programma di osservazione a scala globale sul mercurio. Quali sono le vostre principali attività?
R. – Noi lavoriamo sulle problematiche di mercurio ormai da oltre 15 anni. Abbiamo costituito questo centro di riferimento nazionale attraverso un accordo tra il Consiglio Nazionale delle Ricerche e il Ministero dell’ambiente per candidare l’Italia ad essere uno dei Paesi guida nella implementazione del futuro trattato internazionale sul mercurio. Stiamo realizzando un sistema di osservazione a scala globale, che misura le concentrazioni in atmosfera e nelle precipitazioni. Questo sta avvenendo grazie a un grosso progetto finanziato dalla Commissione europea e coinvolge circa 40 Paesi in tutto il mondo. Il nostro istituto ha l’onere e l’onore di coordinare questo grande programma internazionale che sta ponendo le basi per l’implementazione del futuro trattato. Come sappiamo, infatti, nei trattati occorre verificare l’efficacia delle misure di riduzione dell’emissione, se poi effettivamente determinano una riduzione delle concentrazioni nell’ambiente e, quindi, poi l’impatto sulla catena alimentare e sulla salute dell’uomo.
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