Autore Topic: Incubo amianto, l’Inps risarcirà 12 lavoratori  (Letto 18003 volte)

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Incubo amianto, l’Inps risarcirà 12 lavoratori
« il: Settembre 02, 2010, 12:44:12 »
2 settembre 2010

È una delle prime sentenze del genere emesse dal giudice del lavoro del tribunale di Lecco. Il ricorso è stato presentato nel febbraio del 2008 e si è concluso nelle scorse settimane

Due sentenze che fanno giurisprudenza: otto lavoratori delle Officine Costamasnaga e quattro delle ex Acciaiere Falck di Arcore hanno ottenuto il riconoscimemnto dell’esposizione all’amianto. È una delle prime sentenze del genere emesse dal giudice del lavoro del tribunale di Lecco. Il ricorso è stato presentato nel febbraio del 2008 e si è concluso nelle scorse settimane. Le sentenze sono state depositate nei giorni scorsi.

Il giudice del lavoro Giovanni Gatto ha accolto le istanze presentate dagli avvocati Paolo Baio e Alberto Sangregorio e condannato l’Inps ad erogare in favore degli stessi lavoratori maggiorazioni contributive. Il ricorso è in base alla legge 257/92 e successive modificazioni.

«La normativa vigente - spiega l’avvocato Paolo Baio, difensore dei dodici lavoratori - ha predisposto una specifica regolamentazione per la protezione dei lavoratori nell’ambito di tutte le attività lavorative nelle quali vi è il rischio di esposizione alla polvere proveniente dall’amianto o dai materiale contenenti il minerale».

La vicenda giudiziaria prende avvio quando i dodici lavoratori, undici sono in pensione, uno invece è prossimo al congedo dall’azienda, si vedono negare l’incremento contributivo, riconosciuto dalla legge, per l’esposizione all’amianto. «Abbiamo raccolto una serie di elementi e testimonianze - aggiunge il difensore - e da lì abbiamo stilato il ricorso».

Il racconto di alcuni operai
e le testimonianze raccolte durante l’istruttoria del giudice Paolo gatto sono impressionanti. Un lavoratore di 55 anni delle officine Costamasnaga, assunto nei primi anni Settanta con la qualifica di falegname-arredatore, venne però adibito al montaggio e allo smontaggio d’arredi e d’impianti delle carrozze ferroviarie fino ai primi anni Ottanta. Successivamente svolse mansioni di montatore di carri e carrelli sempre presso i reparti di costruzione carrozze, noto anche come reparto Rcf, fino alla pensione.

L’azienda durante l’intero periodo lavorativo ha consegnato al lavoratore materiali infortunistici, ad esempio guanti, grembiuli, ghette, coperte termiche che ai tempi erano composti prevalentamente da amianto. Invece i quattro lavoratori della ex Falck di Arcore erano adibiti al reparto tondi «con una concreta esposizione al rischio da polveri di amianto». I quattro lavoratori, come sostiene l’avvocato Paolo Baio, «hanno presentato ricorso al tribunale di Lecco, essendo residenti in provincia e non a quello (Monza ndr.) dove aveva sede l’azienda».

Le due sentenze sono destinate ad avere un seguito, altri lavoratori sono pronti a presentare istanze e ricorsi per parsi riconoscere l’esposizione all’amianto. L’iniziativa legale è stata infatti patrocinata dall’Inca-Cgil di Lecco e l’avvocato Paolo Baio va oltre: «Con queste sentenze si fa chiarezza anche sul riconoscimento del rischio dell’esposizione all’amianto e lavoratori e pensionati devono sapere che ci sono leggi a loro tutela, oltre ad ottenere vantaggi da un punto di vista contributivo».

di Angelo Panzeri

Fonte
Cristiana

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