Gli scienziati, riuniti a Erice (Trapani), hanno lanciato l’allarme: la plastica è entrata nella catena alimentare contaminando i pesci che poi noi portiamo in tavola con gravi conseguenze per la nostra salute.Dal focus sulle sostanze plastiche negli ambienti marini svoltosi a Erice (Trapani) nei giorni scorsi è stato lanciato un grido dall’allarme. Charles Moore, dell'Algalita Marine Research Foundation di Long Beach (Usa), ha spiegato che “l'enorme quantità di plastica dispersa negli oceani a livello globale produce particelle nocive che vengono liberate nelle acque, contaminando i pesci e altri organismi marini che trattengono sostanze come il policarbonatoplastico (Pcb), la diossina e altre molecole teratogene, entrando così nella catena alimentare dell'uomo”.
A essere assimilate sono soprattutto “la diossina, il Pcb, il Pvc (Polivinilepolidrato) e altre sostanze - ha aggiunto Shanna H. Swan del Centro di Epidemiologia riproduttiva di Rochester - e abbiamo osservato che
nei bambini maschi nati da madri nelle quali si registrano alti livelli di questi elementi alcuni caratteri sessuali appaiono alterati”.
Come ulteriori conseguenze della diffusione di sostanze plastiche nella catena alimentare, gli studi epidemiologici presentati a Erice dimostrano un eccessivo sviluppo del seno, una maggiore frequenza di casi di obesità e asma, ma anche disfunzioni immunitarie.
Alessandra Mariotti
19/9/2006 Fonte:
www.consumietici.it
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