Autore Topic: Stoviglie brillanti? Meglio i detersivi bio  (Letto 10460 volte)

cristiana

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Stoviglie brillanti? Meglio i detersivi bio
« il: Agosto 16, 2010, 04:28:02 »
Crediamo erroneamente che i nostri piatti, dopo un bel lavaggio, sino puliti e invece i detersivi che utilizziamo finiscono per intossicarci: ricerche dicono che ogni anni ingeriamo da 0,1 a 1 gr di tensioattivi che proprio salutari non sono…

Senza saperlo finiamo per mangiare, insieme alle pietanze del nostro piatto, anche i residui di detersivo, di quel detersivo con cui puliamo le nostre stoviglie.

E il rischio aumenta se per il lavaggio in lavastoviglie utilizziamo le tavolette monodose e multifunzionali, le famose 3 in 1 o 5 in 1 di Finish, Pril e Svelto.

A sollevare la questione è stata, nelle ultime settimane del 2006, la rivista il Salvagente (n° 46) che ha messo sotto la lente noti marchi produttori di tavolette per lavastoviglie. Nell’inchiesta si sottolinea come questi detersivi monodose, se non usati in determinate condizioni (lavastoviglie a pieno carico, piatti sporchi, acqua con durezza media, temperatura del ciclo di lavaggio né troppo alta né troppo bassa, non usare né brillantante né sale), finiscano per procurare danni alle stoviglie, ma quel che è peggio anche all’ambiente e all’uomo.

Perché sono molto più potenti dei tradizionali detersivi, dovendo racchiudere l’efficacia di più componenti. Inoltre, essendo monodose, non si adattano alle esigenze di ciascun carico di lavastoviglie, ma sono calibrati per pulire a fondo piatti molto sporchi di una lavastoviglie di medie dimensioni completamente stipata di stoviglie. Ne consegue che se si usa la “pastiglietta” in apparecchi più piccoli, magari riempiti per metà, i piatti risulteranno sì puliti, ma finiranno inevitabilmente per conservare tracce di detersivo perché ne è stata utilizzata una quantità superiore alle esigenze reali.

Che fare allora?
Per evitare rischi bisogna attenersi scrupolosamente alle avvertenze scritte, spesso però in caratteri minuscoli, sulle confezioni. Inoltre il sito dell’Enea, l’Ente per le nuove tecnologie, l’energia e l’ambiente, suggerisce di evitare i prodotti che contengono i seguenti ingredienti:
APEO (Alchilfenoletossilati): tensioattivi non ionici che degradando in ambiente acquoso formano i nonilfenoli, sostanze dannose sia all’ambiente che alla salute umana (teratogeni, possibili cancerogeni).
EDTA (etilendiamminotetracetato): è un complessante a biodegradabilità molto lenta. Se presente nel formulato le concentrazioni non devono superare lo 0,2%.
NTA (acido nitrilotriacetico): il suo impiego è già vietato per legge.
Muschi azotati e muschi policiclici: usati come profumo, hanno tendenza al bioaccumulo e possono avere effetti allergici.
Fosfati e fosfonati: il fosforo elementare totale nei detersivi per lavastoviglie non dovrebbe superare il 5% in concentrazione.

Però, a dire il vero, non è così semplice scoprire se il prodotto per lavastoviglie che si sta per acquistare contenga queste fatidiche sostanze. Perché non è fatto obbligo di segnalare in etichetta i vari composti. Questi devono semplicemente essere indicati sul sito internet dall’azienda produttrice. Alla faccia della trasparenza! E pensare che comunque questo vincolo è una già conquista per i consumatori: fino al dicembre scorso, infatti, i produttori non avevano nemmeno tale onere.

L’alternativa rimane quella di affidarsi ai detersivi ecologici per lavastoviglie, facilmente riconoscibili perché hanno il marchio ECOLABEL.
In tutto quelli certificati sono cinque: si va dalle pastiglie della Coop e dell’Esselunga ai detersivi in tavolette della Biochimica, della General Detergents e dell’I.C.E.F.O.R.

La certificazione, che rispetta criteri stabiliti dalla Commissione Europea nel 1999, garantisce che questi detersivi non contengono sostanze pericolose né per l’uomo né per l’ambiente, offrendo però al contempo la stessa efficacia dei prodotti tradizionali.

Alessandra Mariotti
25/1/2007



Fonte: buonpernoi.it
Cristiana

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