BIOACCUMULO DI METALLI PESANTI IN RENI, FEGATO E PELO DEL RODITORE APODEMUS SYLVATICUS IN QUATTRO SITI DELLA PROVINCIA DI MODENA
M.Marcheselli, M. Mauri, A.Bargellini
Dipartimento dí Biologia Animale, Università di Modena e Reggio Emilia.
Dipartimento dí Scienze Igienistiche, Microbiologiche e Biostatistiche, Università di Modena e Reggio Emilia
II bioaccumulo di alcuni metalli pesanti è stato studiato in rene, fegato e pelo del topo selvatico Apodemus sylvaticus (Rodentia) di 4 diversi siti situati nei comuni di Modena e Castelfranco Emilia. In particolare è stata concentrata l'attenzione sui principali metalli la cui emissione può essere associata al traffico veicolare (Cd, Cr, Cu, Mn, Ni, Pb e Zn), allo scopo di valutare questa specie, che ha un home range dí ampiezza modesta e si colloca nelle catene alimentari al primo livello di consumatori, come eventuale bioindicatore di esposizione alla contaminazione di origine antropica per la fauna selvatica stanziale. Un ulteriore obiettivo dello studio era costituito dalla valutazione della rispondenza del pelo degli animali ai requisiti richiesti a un tessuto bioaccumulatore, al pari dei più studiati a questo scopo, capelli umani. Infatti, tecniche non invasive per il prelievo di campioni biologici che non comportino l'uccisione dell'animale bioindicatore, possono essere meglio impiegate in progetti dí monitoraggio che riguardino la fauna selvatica ad alto livello dí organizzazione sia per ragioni etiche che di conservazione delle popolazioni naturali. Dei quattro siti, due (Oasi faunistica dí Manzolino e Ansa del Panaro, un terreno ad uso agricolo nei pressi dell'ansa del Panaro in località Sant'Ambrogio) sono stati scelti come siti di controllo perché lontani da centri abitati e da vie di comunicazione trafficate. Gli altri due siti, Villa Mellara e Via Emilia (un campo incolto nei pressi di un semaforo all'entrata di Castelfranco Emilia), risentono invece dell'inquinamento apportato prevalentemente dal traffico veicolare sulla vicina Via Emilia e dalle attività urbane. Contestualmente ai campionamenti biologici sono stati raccolti campioni del suolo dei rispettivi siti per le analisi della biodisponibilítà di metallo. I risultati ottenuti hanno permesso di caratterizzare nettamente í siti in esame. In particolare í siti urbani hanno evidenziato sia nei suoli che nei tessuti concentrazioni significativamente maggiori dí Cd, Ni, Pb e Zn rispetto ai sítí di controllo. Al contrario Cu e Mn, metalli solo debolmente liberati nell'ambiente dalle combustioni veicolari e più verosimilmente attribuibili a tecniche agricole sono risultati più bioaccumulati nei roditori provenienti dal sito Ansa del Panaro, dimostrando una significativa corrispondenza fra biodisponibilítà di metallo legata ai diversi tipi di pressione antropica e livello dí bioaccumulo. L'analisi dei metalli è stata effettuata con assorbimento atomico a fiamma per Cu, Mn e Zn e a fornetto dí grafite per Cd, Cr, Ni e Pb.
Gli organi testati di Apodemus sylvaticus hanno dimostrato di rispondere al metallo ambientale secondo le loro specifiche attitudini fisiologiche, confermando quanto riportato in letteratura per altri mammiferi ed evidenziando l'efficacia dell'uso di Apodemus sylvaticus come bioindicatore. I reni si sono dimostrati i migliori accumulatori per Cd, Cr e Pb, mentre Cu, Mn e Zn hanno mostrato le maggiori concentrazioni nel fegato.
I peli sono risultati ottimi accumulatori di nichel rispetto agli altri organi e, nonostante Ie concentrazioni degli altri metalli siano risultate più basse rispetto a quelle riscontrate in fegato e reni, in generale i livelli di bioaccumulo nella matrice "peli" si presentano significativamente correlati con quelli degli altri tessuti, dimostrando la loro rispondenza ai requisiti di organo/tessuto bioindicatore.
I risultati ottenuti confermano la possibilità di utilizzazione di micromammiferi come bioindicatore in aree antropizzate, ai fini del controllo e della pianificazione territoriale e uno spunto dí studio per l'impiego del pelo nella stima della biodisponibilítà di inquinanti ambientali per la fauna selvatica.
Fonte: AISETOV