21 novembre 08Nella prima metà degli anni Novanta, il dottor Stefano Montanari, direttore scientifico del laboratorio Nanodiagnostics di San Vito, in provincia di Modena, e la dottoressa Antonietta Gatti, direttrice del Laboratorio di Biomateriali dell’Università di Modena e Reggio Emilia, analizzando il motivo della rottura di un filtro cavale (dispositivo metallico che s’impianta nel lume della vena cava inferiore per impedire l’embolia polmonare) di un paziente, trovarono sulla superficie del filtro tracce di metalli che non appartenevano né alla lega di cui il filtro era costituito né all’organismo umano. (
continua)
Penetrazione delle polveri nell'apparato respiratorio.
È evidente come le nanopolveri siano in grado di penetrare a fondo nell'organismo e, si sospetta, entrare addirittura nel circolo sanguigno penetrando poi nelle cellule (un µm è pari a mille nanometri).