Autore Topic: Uranio, una guerra di scorie  (Letto 10263 volte)

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Uranio, una guerra di scorie
« il: Agosto 08, 2010, 11:19:46 »
di Sara Dellabella 19/10/2007

Iraq, Somalia, Bosnia, Kosovo e Afghanistan oltre a ricordare l'impegno bellico mondiale degli ultimi anni, a molti ricorderanno anche gli effetti collaterali delle Sindromi denominate del Golfo o sindrome dei Balcani. Malattie che nascondono la stessa mano, l'uranio impoverito.
Questo materiale costituisce lo scarto della produzione delle centrali termonucleari, che l'industria ha avuto il pregio di riconvertire in armamenti.

L'uranio oltre a essere un'ottima arma elimina il problema dello stoccaggio delle scorie. Di fatto usare un proiettile ad uranio impoverito, vuol dire disseminare il territorio di scorie radioattive.

La sperimentazione di queste munizioni partono negli anni '60, secondo alcune fonti gli israeliani le avrebbero usate contro i palestinesi nella guerra del 1973, fonte parzialmente confermata dal governo degli Stati Uniti che riconosce in Israele uno dei maggiori detentori di munizionamenti all'uranio impoverito (DU). Attualmente i mezzi che utilizzano questo genere di armamenti sono i carri Abrams e gli elicotteri Apaches. Le fonti dichiarano che un utilizzo massiccio dell'uranio impoverito fu fatto in occasione della Guerra del Golfo, nel 1993 in Somalia e secondo un comunicato Ansa del novembre 2002 "nel territorio della federazione bosniaca si registra un aumento di leucemia nei bambini" mentre una fonte bosniaca avvertiva che negli anni precedenti alla guerra i casi clinici simili erano fermi a 13, dopo la guerra del 2002 i casi erano divenuti 24. A proposito la Nato confermò di aver usato uranio impoverito durante i bombardamenti, i proiettili sparati erano circa 31.000, in sintesi sul Kosovo erano stati scaricati 10 tonnellate di scorie nucleari. Senza contare che nel mare Adriatico furono rilasciati gli armamenti inutilizzati, durante le operazioni nei Balcani, dagli aerei di ritorno alla base di Aviano. Con la conseguente immissione nella catena alimentare di sostanze tossiche.

E' il 9 ottobre del 2007, la Senatrice Menapace chiede al Ministro Parisi che si faccia chiarezza sullo sgancio di alcune bombe all'uranio impoverito nel lago di Garda nel 1998. Il giorno dopo le maggiori testate nazionali, titolano "Uranio, 255 militari malati di tumore", "Uranio, 37 soldati morti e 255 malati di cancro". Cancro e tumori declinati come Sindromi delle ultime guerre, contati in divise e non in uomini.
Già perché si contano i soldati, ma non si tiene conto delle popolazioni che rimangono nei territori contaminati.

E così le storie che arrivano dalla Sardegna, dove invece si muore della Sindrome di Quirra, dove non si combatte alcuna guerra se non quella della sperimentazione bellica.

Le commissioni parlamentari di inchiesta in questi anni hanno portato a risultati minimi, mentre le associazioni e scienziati di tutto il mondo portavano avanti la loro lotta sulla base di dati concreti e statistici, ed oggi ancora si discute della responsabilità dell'uranio connessa alle patologie dei soldati rientrati dalle missioni internazionali di dieci anni fa. Mentre in questo momento altri nostri contingenti sono impegnate nelle zone interessate dall'utilizzo dell'uranio, soldati destinati ad ammalarsi, mentre lo Stato prende tempo e non si cura degli effetti collaterali. Ecco a voi la storia di un'Italia impoverita in tempo di pace.

Fonte: rivistaonline.com
Cristiana

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