Cosa sono gli agenti tossici
Vengono considerati tossici tutti quei preparati e quelle sostanze che per inalazione, ingestione o penetrazione attraverso la pelle possono comportare rischi gravi, acuti o cronici, ed anche la morte causando delle lesioni anatomiche o funzionali e dei disturbi reversibili o irreversibili dei normali processi fisiologici. Sono nocivi quelli che possono comportare rischi di gravità limitata.
Gli effetti delle sostanze tossiche e nocive possono essere generali o localizzati, sulla base delle proprietà chimiche e fisiche delle
sostanze, a seconda del tempo di esposizione, della dose assorbita, della modalità di introduzione nell’organismo e delle condizioni
fisiche della persona esposta. In ogni caso molti tossici vanno a colpire principalmente degli organi ben specifici che, per questo motivo, vengono definiti organi o tessuti bersaglio. Sulla base degli effetti prodotti da questi agenti tossici si distinguono così le epatotossine, le neurotossine, le immunotossine, le tossine cardio-muscolari e quelle che colpiscono il sistema respiratorio, quello riproduttivo, la pelle,
i reni, la tiroide, il sangue, ecc.
Se si viene a contatto con agenti tossici
Gli avvelenamenti domestici
Quando si parla di veleno ci s'immagina, quasi sempre, qualcosa di misterioso, vagamente esotico, e comunque estraneo al mondo civile. Niente di più sbagliato, la nostra vita quotidiana è circondata da potenziali veleni: destano viva preoccupazione gli <<invisibili>> inquinanti atmosferici, mentre sono spesso sottovalutati i comuni ospiti delle mura domestiche. Gli avvelenamenti più comuni riguardano proprio l'ingestione accidentale di sostanze chimiche destinate ad uso diverso da quello alimentare: detersivi, detergenti vari (saponi, shampoo, bagni schiuma), ammoniaca, acidi o altri corrosivi (liquidi per sgorgare i lavandini o per eliminare il calcare), soda caustica, candeggina
(o amuchina), fertilizzanti, diserbanti, farmaci, alcol, insetticidi, prodotti specifici per pulire il forno o l'acciaio o l'argenteria o le superfici in legno, smacchiatori (trielina, benzina), solventi (acquaragia, acetone, etere), piante da appartamento (l'oleandro è molto tossico), medicine
a base di prodotti vegetali. Naturalmente il grado di pericolosità varia da sostanza a sostanza e dipende anche dalla quantità che è stata ingerita, quindi non fatevi prendere dal panico e seguite alcune semplici norme.
Che cosa fare
Se capita un incidente telefonare subito al più vicino centro antiveleni e spiegare esattamente che tipo di sostanza è stato ingerito, se
si tratta di un prodotto per l'igiene o la casa munirsi della confezione, così da poter leggere la composizione chimica riportata sull'etichetta. Tenere in casa una confezione di carbone attivo e di dimeticone, sostanze utili in alcuni casi, da assumere solo se lo dice il medico.
Il carbone attivo è in grado di assorbire alcune sostanze presenti nello stomaco, evitando così che si diffondano nell'organismo, e di trascinarle verso l'eliminazione da parte dell'intestino. Il dimeticone invece è una molecola, presente anche in molti farmaci da banco, utilizzata comunemente per combattere le coliche gassose. In caso di ingestione di detersivi o saponi evita la formazione di schiuma nello stomaco, eventualità questa molto pericolosa: la schiuma, in caso di rigurgito, potrebbe travasare nei polmoni soffocandoli.
Cosa non fare
Non bere latte: contrariamente a quanto si crede è inutile quando non controproducente. Non tentare di indurre il vomito: se la sostanza ingerita è caustica, infatti, rigurgitarla aumenta i danni a carico dell'esofago e della bocca. Non assumere nessun tipo di medicinale, nel tentativo di alleviare i sintomi dell'avvelenamento, senza prima aver consultato un medico. In caso d'insoddisfacente, o nulla, risposta telefonica non aspettare altre informazioni: presentarsi al pronto soccorso più vicino.
Bambini e anziani
Sono le categorie più fragili nei confronti dei veleni domestici perché i sistemi metabolici, epatici e renali (che l'organismo usa per detossificare ed eliminare le sostanze estranee), sono ancora incompleti, nei bambini, oppure, negli anziani, possono essere deteriorati
e non funzionare in modo ottimale. I bambini, soprattutto da 1 a 4 anni, sono i soggetti più esposti agli avvelenamenti accidentali perché scoprono ed esplorano il mondo che li circonda, e non sono in grado di distinguere eventuali pericoli. Gli anziani, invece, incorrono più frequentemente in errori terapeutici: a causa delle molte medicine che devono assumere, o di problemi alla vista, possono sbagliare farmaco o eccedere nelle dosi. Per quanto riguarda i farmaci occorre tenere presente che una dose, ritenuta normale per un adulto,
è quasi sempre eccessiva per un bambino e per un anziano, a causa delle insufficienze metaboliche di cui sopra.
I primi segnali
Come capire se c'è stato un avvelenamento? Alcuni sintomi sono comuni alle diverse sostanze, quindi fare attenzione se si manifestano all'improvviso e senza cause apparenti. Ecco i segnali d'allarme: nausea e vomito, dolori addominali, diarrea, pallore e difficoltà
respiratorie, brividi di freddo, mal di testa, difficoltà visive, perdita di conoscenza. Le sostanze caustiche o corrosive si distinguono, invece, perché causano la comparsa di vesciche e segni di ustione alla bocca e al viso.
Prevenire
Riporre le sostanze pericolose dove i bambini non possano raggiungerle, non travasare prodotti casalinghi in contenitori diversi, soprattutto bottiglie di acqua minerale o altri contenitori per alimenti. Evitare, se possibile, di tenere in cucina prodotti che non siano cibi e bevande, inoltre non forzare mai le chiusure di sicurezza previste su certi prodotti. Non strappare le etichette e seguire le istruzioni e avvertenze che
vi sono riportate (maneggiare con i guanti, diluire in acqua, aerare l'ambiente dopo l'uso). Non mischiare tra loro i detersivi per la casa perché reagendo possono sviluppare vapori molto tossici. Conservare i farmaci nelle loro confezioni originali, complete di foglietto illustrativo, che spesso riporta anche informazioni per i casi d'emergenza; eliminare periodicamente i farmaci scaduti.
Alcolici
L'alcol etilico contenuto nel vino, nei liquori, in alcuni medicinali in gocce o sciroppo (inclusi anche i farmaci omeopatici e quelli naturali),
nei disinfettanti per la persona e per la casa può rappresentare un pericolo per i bambini. L'alcol, infatti, è molto tossico per il sistema nervoso centrale e i bambini fino ai 14 anni non sono in grado di metabolizzarlo. I sintomi dell'intossicazione sono tipici: viso arrossato,
stati di euforia alternati a depressione, nausea e vomito, vertigini e, nei casi più gravi, disturbi respiratori e cardiaci fino al coma.
Se l'ingestione è modesta conviene provocare il vomito meccanicamente, poi somministrare acqua e bicarbonato e tenere il paziente a riposo e al caldo (si può verificare un eccessivo abbassamento della temperatura corporea per la vasodilatazione indotta dall'alcol). Attenzione: mai indurre il vomito se il soggetto non è cosciente e, se i sintomi sono più seri, chiamare l'ambulanza o andare al pronto soccorso.
Gas
L'avvelenamento può avvenire anche per inalazione, cioè quando si respirano sostanze gassose o vapori tossici che si liberano dai liquidi. Nell'ambiente domestico le esalazioni tossiche possono derivare da alcune delle sostanze descritte in precedenza, ad esempio ammoniaca, solventi, candeggina, diserbanti, insetticidi, smacchiatori, oppure da perdite nelle tubature del gas o mal funzionamento di
una stufa. Se non c'è un sufficiente ricambio d'aria, o è ostruita la canna di tiraggio della stufa o del camino, l'appartamento si satura di ossido di carbonio e viene a mancare l'ossigeno (come quando si sviluppa un incendio), quindi si può morire soffocati.
Che cosa fare Trasportare l'infortunato fuori dall'ambiente contaminato, meglio, se possibile, all'aria aperta e chiamare i soccorsi; se il soggetto ha perso conoscenza si deve procedere alla rianimazione tramite respirazione bocca a bocca e/o massaggio cardiaco.
Aprire tutte le finestre per lasciar fuoriuscire il gas tossico
Che cosa non fare Non accendere la luce, apparecchi elettrici, fiammiferi, accendini: non solo il gas ma anche i vapori di alcuni solventi
sono infiammabili ed esplosivi. Non somministrare medicinali, né cibi o bevande finchè non si è parlato con un medico.
I primi segnali Se si è respirato un veleno si avverte, quasi subito, irritazione o bruciore al naso, alla gola e alla trachea, tosse e, talvolta, difficoltà respiratorie.
Prevenire Oltre alle precauzioni già elencate sopra, non andare mai a dormire lasciando accesi gas, stufa, camino, forno, termocoperta, calorifero elettrico (meglio sarebbe spegnere tutte le apparecchiature elettriche per evitare possibili cortocircuiti). Lasciare sempre una finestra socchiusa per garantire il ricambio d'aria e non tenere piante in camera da letto (durante la notte liberano anidride carbonica).
[di Elisa Lucchesini (da Dica33)]
Il rischio chimico
Rischio da esposizione ad agenti chimici
Le sostanze o i preparati utilizzati nei cicli produttivi possono essere intrinsecamente pericolosi (esempio sostanze tossiche o nocive)
o esserlo in relazione alle condizioni di impiego (esempio azoto è un gas presente nell’aria che respiriamo e quindi non è ne tossico ne nocivo; se però una generica lavorazione comporta delle concentrazioni molto elevate di azoto, allora l’esposizione a tale gas in quelle condizioni rappresenta un rischio in quanto questo può portare a morte non per intossicazione ma per asfissia).
Il rischio chimico va inteso come tutti quei rischi potenzialmente connessi con l’impiego di sostanze o preparati chimici. Ne deriva che a seconda della loro natura le sostanze/preparati chimici possono dar luogo a:
- rischi per la sicurezza o rischi infortunistici: incendio, esplosione, contatto con sostanze corrosive, ecc
- rischi per la salute o rischi igienico-ambientali: esposizione a sostanze/preparati tossici o nocivi, irritanti
Concentriamoci ora sui rischi di natura igienico ambientali: tali rischi si hanno ogniqualvolta si creano le condizioni in cui si possa
verificare interazione tra le sostanze/preparati chimici impiegati nel ciclo lavorativo e il personale addetto alla lavorazione.
Questo può verificarsi sia a causa di accadimento accidentale (perdita, anomalie impiantistiche, incendi, sversamenti, reazioni anomale, ecc) sia a causa della peculiarità dell’attività lavorativa.
Secondo le caratteristiche delle sostanze/preparati il rischio è determinato dal livello e dalla durata dell’esposizione, dalla dose assorbita
e dalle caratteristiche dei soggetti esposti (sesso, età, presenza di patologie, ecc). Le sostanze/preparati presenti come inquinanti ambientali in ambienti di lavoro si presentano sotto forma di:
1) aerosol: particelle solide e/o liquide disperse in un mezzo gassoso; possono presentarsi come:
a. polveri (sia di natura organica che inorganica generate da azioni meccaniche; es.: toner, silice, amianto (fibre), farina, pesticidi, ecc)
b. fumi (particelle fini prodotte da materiali solidi per evaporazione, condensazione e reazioni molecolari in fase gassosa. Es: il piombo
per riscaldamento produce vapore che condensando in aria forma particelle metalliche che si ossidano (ossido di piombo), oppure fumi
di combustione composti da prodotti della incompleta combustione esempio il fumo di motori diesel; ecc)
c. nebbie (particelle liquide prodotte dalla condensazione di vapori, reazioni chimiche o atomizzazione di liquidi es.: nebbie di oli minerali prodotte durante il funzionamento di pompe o altri utensili raffreddati e/lubrificati ad olio, oppure nebbie di acido solforico, o soluzioni
liquide nebulizzate, ecc)
2) aeriformi: sono costituiti da gas e vapori (es: CO, O3, ossidi di azoto e zolfo, vapori di benzina, di alcol etilico, ecc).
Le vie di introduzione delle sostanze chimiche nell’organismo.
L’assorbimento delle sostanze tossiche può avvenire per:
1) inalazione
2) ingestione
3) contatto cutaneo
Assorbimento per inalazione:L’inalazione, cioè l’introduzione nei polmoni durante la respirazione dell’agente chimico, rappresenta la via
di ingresso principale nel corpo di sostanze/preparati pericolosi durante il lavoro. Il rischio di esposizione per inalazione a sostanze/preparati chimici pericolosi si presenta quando i processi o le modalità operative provocano l’emissione di detti agenti con la conseguente diffusione nell’ambiente sotto forma di inquinanti chimici aerodispersi.(Tra le norme igieniche ricordiamo il divieto di fumare nei luoghi di lavoro ed in particolare dove è possibile l’esposizione a sostanze pericolose, in quanto il fumo può ulteriormente veicolare all’interno dell’organismo il tossico, oltre a presentare rischi specifici aggiuntivi quali la cancerogenicità dei prodotti di combustione o rischi quali incendio, esplosioni, ecc.)
Assorbimento per ingestione: L’ingestione accidentale di sostanze pericolose, specialmente in grandi quantità, è piuttosto infrequente
anche se non impossibile.(Tra le norme igieniche da rispettare ricordiamo il divieto di assumere cibi e bevande nei luoghi di lavoro e
in particolare dove è possibile l’esposizione a sostanze pericolose, l’accurata pulizia delle mani prima di mangiare, il divieto di conservare cibi e bevande in frigoriferi dove sono stoccate sostanze pericolose, (es nei laboratori), contenitori etichettati a norma, non usare
contenitori per alimenti, ecc
Assorbimento per contatto cutaneo: In genere le sostanze chimiche sono assorbite dalla pelle più lentamente che dall’intestino o dai polmoni. Comunque le sostanze/preparati chimici (in particolare i solventi organici) possono entrare nel corpo sia direttamente che attraverso indumenti impregnati. Il rischio di esposizione per contatto cutaneo si può presentare durante le fasi di manipolazione delle sostanze/preparati pericolosi.
(Tra le norme igieniche da osservare ricordiamo per esempio l’eliminazione della pratica di lavarsi le mani sporche di grasso con solventi perché questo oltre ad esporre il lavoratore al contatto cutaneo diretto con la sostanza utilizzata per il lavaggio comporta anche una modifica dello strato lipidico del derma che rappresenta una barriera naturale protettiva; questa modifica può facilitare l’assorbimento cutaneo anche di altre sostanze con cui il lavoratore viene a contatto, è inutile utilizzare die guanti se poi gli stracci sporchi vengono riposti nelle tasche di camici ecc.).
L’intossicazione dovuta a sostanze o preparati tossici e nocivi rappresenta l’effetto dannoso che viene prodotto da queste sull’organismo.
Si distinguono tre forme di intossicazione:
- intossicazione acuta: esposizione di breve durata a forti concentrazioni con assorbimento rapido del tossico.
Gli effetti sono immediati e si hanno entro le 24 ore con morte o guarigione rapida
- intossicazione sub-acuta: esposizioni per un periodo di più giorni o settimane prima che appaiano i primi effetti.
- intossicazione cronica: esposizione frequenti e prolungate nel tempo. Gli effetti sono tardivi (fino anche a diverse decine di anni). L’intossicazione in questo caso si manifesta:
o perché la quantità di tossico eliminata è inferiore alla quantità assorbita in modo da ottenere una concentrazione tale da ingenerare manifestazioni cliniche. (esempio saturnismo)
o perché la quantità di tossico assorbita a seguito di esposizioni ripetute si accumula su un particolare tessuto e viene rilasciata solo in
un tempo successivo (es: sostanze liposolubili che si vanno a concentrare in tessuti adiposi; a seguito di dimagrimento e quindi di
diminuzione del tessuto adiposo si libera il tossico che genera così gli effetti tossici).
L’azione delle sostanze e preparati tossici e nocivi può essere:
- locale: se agisce unicamente intorno al punto di contatto (pelle, occhi, vie respiratorie, ecc) (es: l’azione corrosiva di acidi concentrati sulla cute con cui vengono a contatto)
- generale o sistematico: se l’azione si manifesta in punti lontani dal contatto (es: l’inalazione della 2 naftil ammina provoca l’insorgenza di cancro alla vescica) che comportano e questo a causa:
1) della via di trasmissione del tossico (tramite l’inalazione e il passaggio nella circolazione sanguigna si possono avere effetti su altri
organi quali il fegato),
2) della composizione chimica dell’organo (tenore in lipidi),
3) grado di perfusione dell’organo che può ivi comportare una concentrazione eccessiva del tossico,
4) delle caratteristiche biochimiche dell’organo colpito (capacità dell’organo a produrre metaboliti più tossici di quello assorbito). (www.ispesl.it)
Inceneritori: effetti dell'avvelenamento a piccole dosi
Alcuni grandi problemi con i quali dobbiamo confrontarci, quali sono quello di valutare gli effetti avversi sulla salute degli inquinanti ambientali anche a piccole, o relativamente piccole dosi, il possibile effetto additivo fra loro, sia che agiscano contemporaneamente che
a distanza di tempo, e la possibile persistenza transgenerazionale degli effetti avversi, sono stati (deliberatamente) trascurati dalle grandi linee della ricerca biomedica.
E' per questa ragione che solo da relativamente poco tempo la ricerca ha messo in evidenza gli effetti nocivi di alcuni inquinanti a concentrazioni estremamente basse. Quelli dei quali si è più parlato sinora sono gli effetti di disturbo sullo sviluppo e le funzioni del
sistema endocrino. Altrettanto rilevanti sono però i dati che riguardano un metallo, come il Cadmio, che a concentrazioni che si registrano in ambienti "normalmente" inquinati inibisce il sistema di riparazione del DNA alterando la capacità di risposta cellulare ad altri insulti sia esogeni che endogeni.
Il Piombo (Pb) è stato valutato dallo IARC come probabile cancerogeno umano e incluso quindi nel gruppo 2A della sua classificazione dei cancerogeni. L'esposizione al Pb è stata associata ad un aumento di frequenza di tumori dello stomaco, del rene e dell'encefalo.
Il pb causa lesioni del sistema nervoso centrale e a basse concentrazioni può deprimere lo sviluppo mentale e causare serie
deficienze nell'apprendimento. Può traversare la barriera placentare e alterare lo sviluppo del sistema nervoso di bambini.
Dopo l'abolizione del Pb tetraetile dalla benzina, una fra le fonti principali di emissione di Pb nell'atmosfera è la combustione di
residui solidi.
Forse ancora più preoccupanti sono i dati che indicano i rischi legati all'esposizione prenatale, per via transplacentare, a piccole dosi di sostanze chimiche nocive che, senza dare apparenti disturbi alla madre, causano alterazioni permanenti nelle cellule fetali e sono
all'origine di una maggiore sensibilità a effetti avversi di esposizioni postanatali, con possibili conseguenze gravi, come l'induzione di leucemie infantili.
Dati recenti hanno anche messo in evidenza che gli effetti avversi causati da esposizione a livelli bassi di sostanze nocive non si manifestano soltanto nella presente generazione, ma possono estendere i loro effetti avversi sulle generazioni a venire attraverso un meccanismo di trasmissione transgenerazionale.
Una prevenzione primaria efficace non può prescindere dalla riduzione drastica delle esposizioni a inquinanti ambientali e quindi, a
monte, delle fonti di emissione di inquinanti nocivi. < Dr. LORENZO TOMATIS - Presidente Consiglio Scientifico ISDE - [ International
Society of Doctors for the Environment ] - Ex Direttore Esecutivo dello IARC - [ International Agency for Research on Cancer ] >
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